Caffe' Europa

 

 

La versione testuale del comunicato integrale delle Br

Caffe' Europa

 

(pag. 17)

economico-politici dell'imperialismo che vedono nell'accentuazione dei processi di internazionalizzazione del capitale i motivi della ridefinizione degli strumenti di dominio, nella direzione della tutela della penetrazione economica laddove le condizioni politiche degli Stati la consentano, e nella direzione dell'insediamento politico-militare e della costruzione delle condizioni politiche istituzionali e militari necessarie a stabilire l'ordine dei rapporti sociali capitalistici, laddove esistano sistemi politico-statuali che esprimano termini di autonomia rispetto all'ordine imperialista o formazioni economico-sociali che non riescano a strutturare un'ordinamento politico-istituzionale funzionale ad un'economia di mercato. Un'aggressione che vuole affermare il principio dell'ineluttabilità dell'intervento militare nel caso della non accettazione dei dettami politici della Nato e che è espressione dell'organicità dei rapporti Usa-Ue; che è apice pratico di quel processo di rifunzionalizzazione del ruolo imperialista e controrivoluzionario da sempre svolto dalla Nato, nel quadro degli attuali equilibri internazionali, e in cui infine, lo Stato italiano non ha affatto assunto una posizione servile nei confronti del polo dominante Usa; ma si è collocato in prima linea per rappresentare gli interessi della propria borghesia e coniugarli con quelli delle altre borghesie dei paesi dominanti della catena.

Un processo di rifunzionalizzazione della Nato e del ruolo dei singoli Stati imperialisti in essa, che non è affatto privo di contraddizioni, che si deve imporre sulle resistenze che trova all'interno dei paesi e deve contrastare le tendenze al coagularsi dell'opposizione alla guerra in opzioni offensive e rivoluzionarie; processo contro il quale, in Italia, già nel 1994 i Nuclei Comunisti Combattenti collocarono la propria iniziativa offensiva contro il Nato Defence College, in occasione del Vertice Nato di Bruxelles con cui si sanzionavano le linee del Nuovo Ordine Mondiale, in un quadro più complessivo di iniziative politico-militari del Movimento Rivoluzionario attuale in questi anni, contro la Nato e, che recentemente si sono affiancate ad attacchi al ruolo dei Ds nella guerra imperialista alla Jugoslavia, in dialettica con la tendenza dell'autonomia di classe a dare un contenuto offensivo alla opposizione all'imperialismo.

Sul piano politico europeo le velleità di un riformismo sociale non liberista a cui in particolare in Italia aveva guardato il Prc, decadono con l'uscita di scena di Lafontaine dapprima, e poi con l'inizio dell'aggressione alla Jugoslavia, e il procedere di un processo di convergenza delle maggioranze politiche dei paesi europei verso equilibri politici di governo analoghi e politiche economiche omologhe, si è venuto a misurare con l'impegno comune nella guerra, nuovo piano su cui si dovranno assestare sia questi equilibri che le politiche economiche che dovranno essere adottate per reperire le risorse per sostenere la guerra e la spesa per il riarmo e il riassetto militare necessario, che i progetti per garantire i necessari termini di governabilità interni. In questo quadro si colloca il recente Vertice Nato di Washington che avrebbe dovuto sanzionare la nuova strategia Nato, l'adesione ad essa di ex-membri del Patto di Varsavia, e anche l'esito dell'offensiva contro la Jugoslavia. A causa della guerra in corso, ha dovuto avere funzione di costruire alcune condizioni per proseguirla e per concluderla raggiungendo l'obiettivo politico di scardinare l'assetto politico Jugoslavo. E' ora infatti questa guerra la cartina di tornasole della validità della nuova dottrina, e della sostenibilità del ruolo che la Nato si è data. Un vertice a cui manca la Russia, formalmente invitata a svolgere un ruolo di mediazione tra la Nato e la Jugoslavia, per evitarne una palese umiliazione che la destabilizzi ulteriormente, in realtà delegata ai margini del quadro internazionale, in attesa del suo turno. Un vertice che lo stesso recente plebiscitario voto del Parlamento Usa al finanziamento dello scudo satellitare anti-missili balistici, progetto rimasto per anni fermo, indica quanto sia indirizzato a strutturare le linee del nuovo ordine mondiale, ossia di un dominio imperialista che deve essere imposto con la forza.

Nel quadro generale di processi e tendenze presenti a livello europeo e internazionale, in Italia, il governo, i sindacati confederali, la confindustria e altre sigle del mondo della piccola e media impresa e sindacali, firmano, nel dicembre del 1998, il "Patto per l'occupazione e lo sviluppo".

Il Patto rinnova le linee di politica dei redditi già presenti nel '93, e ne rilancia i contenuti di fondo, a partire dal principio che sono le imprese il motore primo dell'occupazione, e perciò, il destinatario del sostegno dello Stato, e in funzione dell'emergenza occupazione, approfondisce il ruolo della politica dei redditi nella direzione di un intervento che si articola a tutti i livelli di governo, dal nazionale al regionale al locale, e continua e riferirsi ai criteri macroeconomici di controllo dell'inflazione e del deficit pubblico, stabilendo un rapporto più organico tra negoziazione e processi decisionali interni e U.E. A sostegno di questi obiettivi e delle politiche "per lo sviluppo e l'occupazione" e della "programmazione dei fondi strutturali 2000-2006", che il patto delinea, viene disegnata la struttura della negoziazione corporativa come un articolato che attraversa tutti i livelli di governo e capillarmente, come un vero e proprio assetto di carattere istituzionale che palesa in modo esplicito, tutta la sua funzione non solo economica, ma anche politica, di natura antiproletaria e controrivoluzionaria, quando viene previsto che la concertazione si rafforzi nel campo dei servizi di pubblica utilità, anche attraverso l'attivazione di sedi di confronto, regole, e istituzioni specifiche, "in particolare laddove si registrano un tasso di conflittualità elevato e forti esternalità verso il sistema economico e sociale"!!

Il carattere corporativo, antiproletario e controrivoluzionario di questa impalcatura economico-politica è inequivoco e profondo, perciò in questo progetto politico la nostra O. ha individuato il ruolo politico-operativo svolto da Massimo D'Antona, ne ha identificata la centralità e, in riferimento al legame tra nodi centrali dello scontro e rapporti di forza e politici generali tra le classi, ha rilanciato l'offensiva combattente, secondo i criteri dell'attacco



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