Caffe' Europa

 

 

La versione testuale del comunicato integrale delle Br

Caffe' Europa

 

(pag. 7)

Il carattere non espansivo del capitalismo, in questa fase storica, rende immediatamente tangibile che, se l'affermazione di queste controtendenze consente di contenere gli effetti della crisi, in realtà ciò si traduce in un approfondimento delle contraddizioni. Nei paesi del centro, la borghesia imperialista ha premuto o preme sui rispettivi Stati nazionali per la rifunzionalizzazione di tutti i fattori competitivi a partire dalla gestione della forza-lavoro e, complessivamente, del ruolo dello Stato nell'economia, con i conseguenti riflessi sul piano dei caratteri dell'assetto politico-istituzionale delle democrazie rappresentative per corrispondere ai nuovi termini di governo dell'economia e del conflitto di classe, e al ruolo che può essere svolto negli attuali equilibri internazionali. Su questi aspetti, la borghesia imperialista, tramite la soggettività politico-istituzionale, media con le altre componenti della borghesia. La pressione della borghesia imperialista sugli Stati si riflette nell'assunzione di ruolo, degli Stati stessi, nelle politiche centrali dell'imperialismo. Attraverso questo ruolo, corrispondente sia al peso assunto dalla competizione a livello internazionale che alla funzione politico-militare e diplomatica degli Stati, le varie componenti di B.I. ricercano condizioni politiche di vantaggio competitivo sul piano economico. Un ruolo che colloca l'autonomia e l'interventismo degli Stati, dentro il quadro integrato e interdipendente delle aree economiche (ruotanti intorno ai poli statunitense, europeo e giapponese), e nei rapporti di forza storici tra i paesi della catena imperialista, in dialettica con la funzione e l'azione di organismi interstatali (Ue, Nato, Fmi...). Queste condizioni costituiscono fattori di acutizzazione dello scontro di classe, ulteriormente accentuato dal carattere non espansivo dello sviluppo capitalistico, che produce conseguenze macroscopiche visibili negli elevatissimi livelli di disoccupazione e nell'incapacità del reddito da lavoro salariato di garantire la stabilità dei livelli di sussistenza, con una tendenza di fondo all'impoverimento. Per altro verso, le politiche centrali dell'imperialismo, per assestare le condizioni politiche ed economico-sociali rivolte ad approfondire la qualità della penetrazione economica degli interessi della borghesia imperialista nei paesi dipendenti, e in particolare nei paesi ex-socialisti, hanno costituito e costituiscono fattore di destabilizzazione di queste aree, e definiscono il quadro politico in cui si colloca l'avanzamento della tendenza alla guerra come portato delle contraddizioni intrinseche dell'imperialismo. Contraddizioni che vengono affrontate collocandone progressivamente la soluzione sul piano dell'accentuato intervento politico-militare, rivolto alla stabilizzazione del dominio imperialista. Nell'area regionale europea, la borghesia imperialista ha perseguito linee di integrazione e coesione economica, politica e militare, al fine di rafforzare la capacità di dare risposte comuni alle contraddizioni generate dalla crisi. L'ostacolo alla liberalizzazione dei mercati e alla dimensione internazionale della concorrenza tra monopoli costituito dalla frammentazione politica di una regione del centro imperialista, quale quella europea che è storicamente investita da tutti gli assi di contraddizione, quello proletariato/borghesia, nord/sud ed est/ovest, è stato affrontato dalla frazione dominante della borghesia imperialista con passaggi politici e indirizzi che rispondessero sia all'istanza di unificazione e integrazione dell'Europa in quanto mercato delle merci, dei capitali e della forza lavoro, sia a quella di una superiore attivizzazione sul piano delle politiche economiche, e sul piano politico e militare, degli Stati europei stessi che, isolatamente presi, sono privi della dimensione e capacità per svolgere un ruolo che affianchi gli Usa (e il Giappone) nell'affrontare le misure sempre più critiche richieste per il mantenimento del dominio imperialista. Un progetto che si è definito intorno al connotato di relazioni intestatari e non sovrastatali, e che esprime, nei rispettivi ambiti nazionali, lo strumento di pressione politica rappresentativa degli interessi comuni della frazione dominante della borghesia imperialista, e in particolare, del ruolo del capitale finanziario che, nell'imperialismo, tende a sussumere il capitale industriale. D'altra parte, tale progetto, ha risposto anche alle specifiche esigenze del capitale monopolistico a base europea, in quanto condizione per poter esercitare il proprio ruolo nella concorrenza internazionale, come richiedevano le nuove dimensioni dell'accumulazione capitalistica raggiunte nella crisi subentrata all'espansione della ricostruzione post-bellica e alle politiche liberiste avviate dal polo dominante statunitense. Nell'affermazione del processo di coesione europea una funzione centrale di spinta è stata svolta dalla Germania, nel suo ruolo di principale potenza economica europea, che si è ulteriormente accentuato con la fine degli equilibri di Yalta, con l'inglobamento dell'ex-Ddr e con l'esportazione di capitali nei paesi dell'est europeo e con l'influenza politica che vi esercita. Un approfondimento di ruolo economico a cui si è affiancato un intensificato riadeguamento della capacità di intervento militare e della legislazione che lo limitava, nel quadro dell'integrazione Nato e con l'assunzione di iniziative di creazione di strutture militari interforze a livello bilaterale nel quadro europeo (ad es. Francia). I differenti gradi di sviluppo delle singole formazioni economico-sociali appartenenti all'Ue e quelli all'interno delle stesse, con l'adozione di politiche economiche comuni, e con linee di riforma economico-sociale omologhe, costituiscono un fattore favorevole ai capitali monopolistici europei nella concorrenza sul piano internazionale, perchè si avvantaggiano della competizione interna alla Ue stessa e ai singoli paesi, che viene imposta dalle politiche macroeconomiche, e incentivata dalle politiche specifiche. Al contrario questa dinamica condanna all'inesorabile declino quelle aree che non presentano sufficienti vantaggi competitivi e consente al capitale operante in Europa, nel suo complesso, di esercitare una forza superiore nella contrattazione salariale e nel mercato del lavoro. Un progetto, quello della coesione europea, che sta operando il passaggio cruciale dell'adozione di una moneta unica e si sta attrezzando politicamente e istituzionalmente per l'inglobamento organico dei paesi dell'est-europeo che riescono a stabilizzare quelle condizioni macroeconomiche che vengono valutate funzionali all'investimento di capitali (l'allargamento dell'Ue). Essa costituisce un nuovo ambito di relazione del quadro politico



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