Caffe' Europa

 

 

La versione testuale del comunicato integrale delle Br

Caffe' Europa

 

(pag. 6)

disoccupato, della ricerca del lavoro e dell'ottenimento di un reddito, che consente di svincolare lo Stato da qualsiasi altro dovere sociale, è passaggio necessario da affiancare all'affrontamento del nodo della "flessibilità in uscita" ossia della libertà dei padroni di licenziare. Lo scardinamento dei vincoli alla discrezionalità del capitale nella disponibilità della forza lavoro (vincoli che ora ruotano sul principio dell'ammissibilità del licenziamento per giusta causa, da cui nascono significativi diritti di risarcimento e reintegrazione) e che erano stati formalmente addirittura estesi nel 1990, con la legge 108, alle piccole imprese, diventa urgente ora che i contratti di formazione-lavoro sono stati sanzionati dall'Ue come una forma di sostegno mascherato alle imprese e quindi di concorrenza sleale, e perciò vengono a diminuire i margini per aggirare questi vincoli con i contratti a tempo determinato. Altre misure, quali la formazione obbligatoria fino ai 18 anni (che assieme alla ridefinizione dello status di disoccupazione, otterrà il risultato, sul piano statistico, non certo sostanziale, di diminuirne il tasso percentuale), la generalizzazione della figura dell'apprendistato al di fuori dell'ambito artigianale nel quale aveva una qualche motivazione funzionale, con lo scopo di istituire, senza chiamarlo con il suo nome, il salario d'ingresso (che viene a sancire, come istituto di valenza generale, la pratica diffusissima negli ultimi anni di prevedere a livello di contratti aziendali questa forma di salario), sono tutti tasselli che raccolgono-sistematizzano-rilanciano trasformazioni avvenute a macchia di leopardo o tendenzialmente, nei rapporti capitale-lavoro e sfruttano il vantaggio di forza ottenuto dallo Stato, e dalla borghesia in generale, nei confronti della classe, in un quadro organico di riforma e ristrutturazione economico-sociale che ha inciso in modo acuto nel corpo della classe in termini di condizioni di vita e contraddizioni e in cui gioca un ruolo centrale la forma entro cui questo processo si è sviluppata, cioè la negoziazione neo-corporativa, e in essa il ruolo dei sindacati confederali. Questo governo non rinuncia nemmeno a tentare di gestire in modo offensivo queste contraddizioni, coniando uno slogan "meno ai padri, più ai figli" che, nel tentativo di sintetizzare una supposta contraddizione sociale centrale, cerca di intercettare e mobilitare un altrettanto supposto consenso di fasce giovanili, per contrapporlo alle resistenze della massa dei lavoratori ad accettare il ridimensionamento e la rifunzionalizzazione in senso antiproletario di quel poco di sicurezza sociale che c'è stata in Italia. Lo scambio che la "concertazione" e la maggioranza politico-sindacale offrono al proletariato è quello tra sicurezza sociale e "sicurezza pubblica" cioè in realtà, la difesa della proprietà privata. Un passaggio come quello del "pacchetto anticriminalità", ha seguito infatti, in modo puntuale la firma natalizia del Patto, preceduto dalla campagna di "allarme criminalità" con cui il governo ha iniziato il nuovo anno e, assieme alla criminalizzazione e incriminazione delle lotte che non accettano la subordinazione ai nuovi rapporti di forza favorevoli alla borghesia in generale e alla sua frazione imperialista in particolare, sono l'arco più vasto di risposte, di indirizzo riformatore, che questo equilibrio politico, intende dare al proletariato e alle contraddizioni che la crisi del capitale rovescia sulle sue condizioni di vita. Risposte, sostanzialmente inscritte in una strategia difensiva nei confronti della crisi del capitale, e di attacco al proletariato, che questo equilibrio politico intende dare alle contraddizioni generate dall'approfondimento della crisi-sviluppo dell'imperialismo e dalle politiche con cui sono state affrontate, in funzione degli interessi della frazione dominante di B.I. Un approfondimento che è il portato dell'internazionalizzazione dell'economia reale e finanziaria, tendenza a sua volta accentuatasi con la modificazione degli equilibri internazionali prodottisi con il crollo degli Stati aderenti al patto di Varsavia alla fine degli anni '80, e che ha costituito la risposta complessiva di "sviluppo" alla crisi di sovrapproduzione assoluta di capitale e alla tendenziale caduta del saggio di profitto, che ha indotto l'incremento della concorrenza, della lotta per contendersi margini di profitto e spazi di mercato, e ha spinto alla concentrazione e centralizzazione che si è combinato con l'allocazione su scala internazionale di segmenti del ciclo produttivo, laddove questo richiedesse elevato impiego di manodopera e fosse possibile ottenere forza-lavoro a costi ridotti. I processi di concentrazione e centralizzazione di capitale hanno accentuato la finanziarizzazione dei capitali, tipica dello stadio imperialistico del capitalismo, così che questa ha assunto una dimensione e mobilità tali da costituire un fattore costante di potenziale destabilizzazione, aggravato dall'approfondimento del legame di interdipendenza che caratterizza il rapporto tra capitali e quello tra formazioni economico-sociali. Questa dinamica di crisi/sviluppo dell'imperialismo, è alla base dell'aumentato peso della borghesia imperialista che porta a far assumere agli Stati, e alla soggettività politica della borghesia, il ruolo dominante della centralità dei suoi interessi. L'interesse comune delle varie componenti nazionali di borghesia imperialista si coagula e trova realizzazione nell'affermazione di politiche di liberalizzazione, nella ristrutturazione delle diverse formazioni economico-sociali, funzionali a sostenere questo livello di concorrenza monopolistica e il mantenimento dei necessari livelli di governabilità delle conseguenti contraddizioni di classe, e nella definizione di politiche e organismi politico-militari atti a sostenere la penetrazione economica, l'aggressione e l'oppressione politico-militare nei confronti di paesi politicamente autonomi dagli Stati dominanti della catena imperialista, in relazione all'attuale ridefinizione degli equilibri internazionali.



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