Caffe' Europa

 

 

La versione testuale del comunicato integrale delle Br

Caffe' Europa

 

(pag. 10)

piano del rapporto sociale di produzione, che al piano del rapporto classe/Stato, che a quello dello scontro tra rivoluzione e controrivoluzione, in una determinata fase storica. Sintesi dei caratteri storici, quindi, che informa gli aspetti di fondo di una fase, e cioè i connotati delle strutture politiche, e delle forme della soggettività politica istituzionale, e a cui, le politiche stesse devono riferirsi per essere efficaci. Il sistema politico-istituzionale del dopoguerra aveva esercitato il suo ruolo antirivoluzionario e antiproletario, attraverso l'istituzionalizzazione e la massima rappresentatività in sede parlamentare degli interessi conflittuali, per ricercare, in essa, equilibri politico-istituzionali rappresentativi di equilibri politici generali, che consentissero il governo dell'economia e del conflitto di classe, avvalendosi del ruolo dello Stato nell'economia, per sostenere forze politiche e maggioranze di governo, funzionali alla tutela degli interessi della frazione dominante della B.I..

I nuovi termini del governo dell'economia, collegati all'approfondirsi della crisi, che aveva già eroso la capacità di essere rappresentative delle forze politiche storicamente al governo, inducevano la necessità di ridurre la misura di rappresentatività con cui si dovevano andare a comporre maggioranze di governo, e quella di accentuare il ruolo dell'esecutivo rispetto al legislativo. Inoltre la modificazione degli interessi espressi dalla frazione dominante della B.I., premendo per un'azione offensiva antiproletaria degli esecutivi, comportava una necessità di selezione degli interessi rappresentabili in sede politica decisionale.

La ridefinizione della mediazione politica, non ha assunto la tendenza di un superamento della democrazia rappresentativa, ma quella della ridefinizione dei caratteri particolari che essa aveva in Italia in relazione ai caratteri dello scontro di classe e rivoluzionario. Rispetto a questi elementi, si è verificata l'impossibilità, per le forze politiche, di operare una ridefinizione organica del sistema politico-istituzionale e dei poteri dello Stato, come progetto che consentisse di traghettare il sistema politico-istituzionale, espressione della fase storica precedente, nelle condizioni della fase attuale, creando quegli equilibri che permettessero di governare linearmente una ristrutturazione complessiva del sistema economico-sociale, ed in particolare del contenuto e del ruolo dello Stato sociale. La saturazione critica delle politiche economiche che avevano consentito di sostenere l'accumulazione capitalistica e il governo del conflitto di classe, come politica di gestione dell'offensiva controrivoluzionaria, si verifica sul finire degli anni '80 quando, l'approfondimento della crisi, accentua la pressione del capitale monopolistico nazionale per l'adozione delle politiche controtendenziali che, a livello internazionale, si affermavano già come termine di sviluppo della crisi. Una pressione indotta anche dalla necessità di sostenere i nuovi termini di concorrenza intermonopolistica che si andavano definendo. Per cui, la frazione dominante della borghesia europea, ha premuto sugli Stati per l'adozione di politiche economiche aperte ai processi di concentrazione e centralizzazione del capitale monopolistico (è nell'87 che i responsabili della politica economica dei governi europei, sanciscono l'asimmetria degli accordi di cambio nello S.M.E., quindi l'impegno alla stabilità valutaria, solo per le monete sottoposte a svalutazione e non per quelle che si rivalutano, e assumono gli accordi di Basel-Nyborg, sulla liberalizzazione del movimento dei capitali, e sull'uso della politica dei tassi di interesse come strumento per la stabilizzazione dei cambi).

Nel contempo si era avviata, con le aperture gorbacioviane, la prospettiva della ri-definizione degli equilibri internazionali che si presentava come possibilità di estensione della penetrazione capitalistica nei paesi del blocco socialista.

In questo quadro, De Mita, sia come segretario della Dc, che come Presidente del Consiglio, nell'assunzione della necessità di ridefinizione complessiva della mediazione politica, richiesta dal dover corrispondere ai termini del governo dell'economia che si prospettavano per dare risposta alle spinte della borghesia imperialista e garantire la governabilità del conflitto di classe, tentò di attestare un progetto, e i relativi equilibri politici, che partisse dalla ridefinizione della rappresentanza politica e dell'assetto istituzionale. Questo per condurre il sistema politico in una condizione adeguata a sostenere lo scontro di classe, implicato dalla ridefinizione dei termini di governo dell'economia, che avrebbe investito complessivamente la regolamentazione dei rapporti sociali e politici tra le classi assestati nella fase precedente, processo che avrebbe inciso sulla rappresentanza politico-istituzionale. La concezione che sosteneva questo progetto ruotava intorno alla tesi che il processo controrivoluzionario avesse prodotto una condizione di modificazione dei rapporti di forza tra le classi e una ridefinizione delle forze politiche intorno agli interessi della B.I. L'attacco delle Br-Pcc al progetto di riforma dello Stato, attuato con l'azione contro Ruffili in dialettica con l'opposizione della classe, e le contraddizioni interne al quadro politico-istituzionale legato anche ad altre frazioni della borghesia, impediscono l'affermazione del progetto. Dato il rapporto di guerra in cui le forze rivoluzionarie sono inserite, il vantaggio politico ottenuto con la realizzazione della disarticolazione degli equilibri che sottostavano al progetto di riforma dello Stato, non ha potuto trasformarsi in un lineare avanzamento del processo di ricostruzione delle forze, a causa delle operazioni di controguerriglia dell'88-89 a cui segue una condizione di discontinuità nell'iniziativa di attacco al cuore dello Stato e nella costruzione del complesso delle condizioni per l'avanzamento della guerra di classe. Così pure, la rottura degli equilibri internazionali, aveva indotto una condizione per la modificazione della divisione internazionale del lavoro e dei mercati, e una spinta della catena imperialista a riassestare gli equilibri a suo favore, e al suo interno, tra interessi comuni e contraddizioni. Il processo controrivoluzionario raggiungeva l'



pagina precedente

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28

pagina successiva