Caffe' Europa

 

 

La versione testuale del comunicato integrale delle Br

Caffe' Europa

 

(pag. 13)

parlamentare, come espressione dell'interesse generale del paese, dovrebbe garantire la corrispondenza tra accordo in sede di trattativa neocorporativa e produzione legislativa. La ristrutturazione e la riforma del sistema economico e sociale, nel quadro del progetto di Ue-Uem, e la relativa ridefinizione delle forme statuali e istituzionali, è la contraddizione dominante sul piano Classe/Stato, la negoziazione neocorporativa Stato/parti sociali, è stato il perno del progetto che ha costruito gli equilibri politici e sociali che hanno consentito di garantire il governo del conflitto di classe, la mediazione neo-corporativa è il contenuto generale della composizione di interessi che viene operata e il piano di trasformazione della mediazione politica che lo Stato vuole assestare, come base di un processo più complessivo di ridefinizione che si sviluppa sia sul piano dell'assetto dei poteri dello Stato che del rinnovato ruolo dell'Italia nelle politiche centrali dell'imperialismo e dei suoi piani di guerra nell'area Europa Mediterranea Mediorientale.

Nel breve-medio periodo i caratteri della contraddizione dominante sul piano Classe/Stato sono riferibili nel complesso al passaggio che realizza l'integrazione monetaria europea, informato dai criteri e dai vincoli concreti del patto di stabilità, alle tendenze recessive, all'intensificazione dell'intervento politico militare e diplomatico rivolto ad estendere e stabilizzare il dominio imperialista. Per cui si rinnova e approfondisce sia la necessità di un controllo centralizzato di tutti i fattori del mercato delle merci e della I.I., che segue al passaggio ruotato intorno al risanamento del bilancio statale e al controllo dell'inflazione finalizzato a garantire l'ingresso dell'Italia nella moneta unica, che di equilibri politici solidi che sostengano l'interventismo politico-militare. Il triennio che si è aperto dal primo gennaio del 1999, si concluderà con la sostituzione delle monete nazionali con la moneta unica europea, che sancisce l'avvenuta integrazione economica. Un triennio durante il quale i rapporti economici e monetari tra i paesi dell'area euro vengono regolati dai patti di stabilità che costituiscono un approfondimento dei vincoli macroeconomici fissati da Maastricht e dovrebbero garantire la possibilità di attribuire all'euro, il valore di scambio voluto per sostenere il capitale finanziario europeo nell'ambito della competizione globale. Dato il nesso tra deficit di bilancio, indebitamento, Pil e valore di mercato dell'Euro, il controllo sulla spesa statale continua ad essere un asse della politica economica in funzione dell'osservanza dei vincolo posti dal patto di stabilità.

Questa condizione e l'approfondimento dell'integrazione, omologa le politiche economiche dei diversi paesi europei, sul piano delle politiche di bilancio e per la liberalizzazione, per l'apertura alla concorrenza. Il tendenziale risanamento del bilancio statale italiano e il taglio dei tassi di interesse bancario, secondo i parametri di Maastricht, il controllo dell'inflazione assunto nel corso degli ultimi anni, attraverso la politica dei redditi, sono i presupposti su cui l'equilibrio politico dominante ha inteso procedere a un completo riassetto, che andasse dai livelli della contrattazione, a quello degli incentivi, dalla decurtazione del costo del lavoro alla riforma degli ammortizzatori sociali, dal riordino delle forme contrattuali, alla prosecuzione graduale della riforma del sistema pensionistico, dal riordino dell'organizzazione dell'impiego della forza-lavoro (orario di lavoro) alla revisione progressiva delle norme sulla licenziabilità, dalla riforma della rappresentanza, alle politiche per la programmazione industriale e il relativo impiego di risorse pubbliche interne o UE. Riassetto complessivo tanto più necessario e urgente per l'accumulazione capitalistica, a fronte dei riflessi negativi che la crisi asiatica ha prodotto sulla competitività delle merci italiane e sui profitti, e all'impatto economico negativo che ha la guerra alla Jugoslavia.

L'esigenza di governabilità, per essere assicurata, ha visto affiancare al disegno teso a comprimere il costo diretto e indiretto della forza-lavoro, a flessibilizzarne prezzo e condizioni di impiego, a cancellare o comprimere certe garanzie e sicurezze sociali, un tentativo di promozione di uno sviluppo competitivo che stimolasse e attirasse nuovi investimenti e profitti anche attraverso un limitato e selettivo impiego della spesa pubblica, in una formazione economico-sociale come quella italiana che è tra le più fragili tra i paesi del centro imperialista, e questo ha cercato di costituire il terreno di un consenso sociale che bilanciasse le contraddizioni generate dalle misure adottate e che l'approfondimento della crisi accentuerà. Il problema dell'accrescimento del Pil o quantomeno della sua tenuta nell'attuale contesto di crisi, e la contraddizione della disoccupazione, condizione comune a tutti i paesi europei (ma che in Italia assume un particolare connotato di stabilità), e spinta ad acuirsi dalle politiche economiche adottate nel quadro europeo, pongono urgentemente il problema dello sviluppo, mentre la caduta delle residue barriere all'integrazione dei mercati con l'adozione di politiche per la liberalizzazione che acuiscono la concorrenza, pone il problema dell'assunzione di un indirizzo teso alla competitività in generale dei fattori produttivi, come condizione strategica per sostenere i vincoli dei patti e nel contempo contrastare le tendenze recessive per conservare la collocazione occupata dal paese nell'Uem e nella catena imperialista. Un indirizzo di competitività, e per uno sviluppo ad essa congruo, che rinnova e approfondisce l'adozione di una linea e di un controllo centralizzato di politica economica e su tutti i fattori di mercato, che pone al centro le istanze di flessibilizzazione della forza-lavoro e di compressione del costo del lavoro nelle sue diverse variabili. Questa linea che pone al centro queste istanze e che viene propagandata come funzionale allo sviluppo economico e sociale, denuncia le sue motivazioni strettamente difensive, attraverso le previsioni di crescita per l'anno in corso, che sono ben lontane, essendo



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