Caffe' Europa

 

 

La versione testuale del comunicato integrale delle Br

Caffe' Europa

  

(pag.2)

del conflitto sul piano neo-corporativo, in dialettica con le dinamiche politiche in sede parlamentare, del sindacato confederale, che, in questi anni, ha assunto tutti i caratteri della soggettività politica riferendo la sua progettualità non solo alla contrattazione capitale-lavoro, ma ai nodi politici complessivi con cui confronta l'azione dello Stato. L'accordo del '93 fu infatti momento di ratifica di un processo di trasformazione dei soggetti coinvolti nel Patto, e momento di assunzione di ruoli coerenti con l'azione di governo dei fattori critici dell'economia e del conflitto sociale e di classe. Ogni soggetto, e cioè Confindustria, Governo e Sindacati confederati, si impegnava a tenere una condotta in linea sia con gli obiettivi dell'accordo (contenimento dell'inflazione), che con i contenuti dello stesso, che riguardavano la struttura contrattuale e le relazioni industriali in modo fondamentale, per cui lo snodo era la subordinazione del salario all'inflazione programmata, con la quale il paese viene agganciato al programma di Maastricht. In quelle circostanze, se il governo (tecnico-istituzionale) aveva una sua maggioranza programmatica che ne sosteneva le scelte, e la Confindustria era il soggetto che si muoveva all'offensiva e non doveva fare altro che ripetere i suoi attacchi e le sue forzature per assumere ruolo politico, il sindacato era il soggetto che doveva operare le maggiori forzature al suo interno e soprattutto nel corpo della classe, come dimostrò la forte opposizione e la dura protesta anti-confederale all'accordo del '92 nell'autunno di quell'anno, per potersi collocare sul terreno generale della negoziazione corporativa e svolgervi il proprio ruolo politico. Un patto, quello per la politica dei redditi del '92, che fu passaggio centrale che apriva la strada al più organico Patto del luglio del '93, e contro cui si è attuato l'attacco alla sede nazionale della Confindustria dei Nuclei Comunisti Combattenti con cui veniva proposta la ricostruzione delle forze rivoluzionarie attorno alla ripresa dell'iniziativa rivoluzionaria. Un progetto, quello neo-corporativo, che oggi si è qualificato per l'assumere la direzione di un avanzamento-assestamento con la definizione di un assetto stabile ed articolato della politica neo-corporativa, per consolidare le forme di dominio della borghesia nel rapporto con il proletariato, per sostenere il carattere complessivo e generale dell'intervento sulle materie di ordine economico-sociale, componendo gli interessi sociali in modo corporativo; per articolare una capillare diffusione della dinamica negoziale centralizzata, come funzione della competitività generale, per poter sfruttare i differenti vantaggi competitivi locali; per l'allineamento agli indirizzi centralizzati e per una garanzia rafforzata della prevenzione e controllo del conflitto sociale; per l'inglobamento nella sede, con il suo allargamento, dei soggetti sociali non rappresentati e socialmente rappresentativi, se necessario, tramite regole e formule che spingano al riallineamento, e in tutto ciò intendendo rafforzare, la dinamica dell'intero processo di decisione politica, istituzionale e negoziale. Un progetto che oggi si completa con l'elezione di Ciampi alla Presidenza della Repubblica e con l'incarico ad Amato al Tesoro, soggetti politici che hanno svolto un ruolo storico nell'affermazione della politica neocorporativa e che perciò rappresentano punti di unità politico-istituzionale su cui maggioranza e opposizione, pur non senza contraddizioni, possono convergere. All'interno di questo quadro si è collocato l'incarico conferito a Massimo D'Antona, dapprima come esponente dell'Esecutivo nella definizione generale del "Patto per l'occupazione e lo sviluppo", poi come responsabile della sua sede stabile, ossia il Comitato consultivo sulla legislazione del Lavoro, il Comitato ha la funzione dare attuazione alla strutturazione delle politiche neo-corporative, approvata con il Patto nel dicembre del 1998, e cioè alla istituzione di una consultazione continua tra esecutivo e parti sociali, e di occuparsi dell'adeguamento della legislazione italiana alle direttive europee, di semplificazione e delegificazione, di rivedere le norme sul contratto di formazione e di potenziare l'apprendistato, perciò tende a svolgere una funzione di pressione sul Parlamento, per velocizzare l'attuazione del Patto, e sostiene l'esecutivo nell'esercizio delle deleghe su ammortizzatori sociali, incentivi e collocamento. Un compito nient'affatto semplice date le contraddizioni sociali che la crisi, e in particolare il ciclo recessivo, generano, perciò l'incarico sanziona, in un ruolo complessivo, la funzione politico-operativa svolta da Massimo D'Antona sulle principali contraddizioni su cui l'avanzamento e capillarizzazione dell'assetto neo-corporativo va ad impattare, e cioè regole della contrattazione, della rappresentanza e dello sciopero, tutti piani inclinati su cui può scivolare la prevenzione del conflitto che a sua volta è linea di affrontamento dello scontro ai fini di garantire la governabilità; e perciò aspetti di riferimento per condurre l'opera di revisione legislativa. E' infatti al Ministero della Funzione Pubblica, con Bassanini, nell'Esecutivo Prodi, che Massimo D'Antona elabora la normativa sulla rappresentanza sindacale dei lavoratori per il pubblico impiego, modello di riferimento, nelle sue linee generali, anche per la legge sulla rappresentanza nel privato, e sperimentato nella sua capacità di garantire, la predominanza del sindacato confederale. Mentre è con l'Esecutivo D'Alema che lavora alla modifica della legge 146 sulla regolamentazione del diritto di sciopero in quei settori strategici che vengono definiti "servizi pubblici essenziali", in direzione dell'inasprimento ed estensione delle misure sanzionatorie, passaggio a cui si intende pervenire avendo attestato su basi più solide, almeno nel settore pubblico, la legittimazione della linea sindacale che accetta di subordinare il diritto di sciopero agli interessi del capitale, mascherati da diritti fondamentali di cui sarebbe portatrice la "categoria degli utenti".



pagina precedente

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28

pagina successiva