Caffe' Europa

 

 

La versione testuale del comunicato integrale delle Br

Caffe' Europa

 

(pag. 11)

obiettivo del crollo degli Stati socialisti frutto della Rivoluzione sovietica e della resistenza all'offensiva imperialista, ma anche dell'operato revisionista delle dirigenze politiche della transizione. Questa evoluzione del quadro politico internazionale produceva una condizione economica e politica di accelerazione delle controtendenze di sviluppo della crisi, sulla direzione dell'internazionalizzazione, della concorrenza e della concentrazione monopolistica, im un quadro di permanenza in una condizione di non espansione. La frazione dominante della borghesia imperialista, perciò ha premuto sugli Stati per definire una progettualità politica che corrispondesse a queste condizioni, una progettualità che assumesse i caratteri dello specifico sviluppo che la politica centrale dell'imperialismo dell'Ue, nelle caratteristiche di Uem espresse con il trattato di Maastricht, determinava il progetto di Uem, i in particolare il trattato di Maastricht, definiva una prospettiva e un quadro di integrazione e concorrenza tra capitali monopolistici multinazionali, che accelerava le tendenze già in atto, scadenzandole e inquadrandole in politiche economiche restrittive e di liberalizzazione. La frazione dominante della B.I. ha premuto sul quadro politico-istituzionale per affermare i suoi interessi di concorrenza nel contesto europeo, una pressione che, se da un lato si è espressa contraddittoriamente rispetto ad altre componenti della borghesia, dall'altro ha espresso il loro interesse comune per scaricare sulla classe operaia e sul proletariato i costi della crisi; e che, date le modifiche dei rapporti di forza tra le classi prodottesi nella fase precedente, e le contraddizioni indotte dal governo dell'economia, ha sviluppato un'azione offensiva a tutto campo da parte della soggettività politica della borghesia.

Il quadro politico-istituzionale italiano, ha visto, le forze qualificatesi nel processo politico come rappresentanze istituzionali della classe, ridefinire, già nella fase precedente, la loro collocazione intorno agli interessi della borghesia, sul piano controrivoluzionario e nella priorità della difesa dell'accumulazione capitalistica. Un processo graduale in cui la classe dirigente di tali forze politiche e sindacali, ha cercato di conservare il radicamento sociale assunto come rappresentanza istituzionale della classe, nella ricerca di formule politiche che mantenessero questa base sociale, ricollocandola intorno all'interesse della borghesia imperialista.

Un processo scandito dall'assunzione delle ferme priorità: dell'adesione al progetto dell'Ue, dell'adesione alle politiche imperialiste di intervento nell'area mediorientale e balcanica, dell'adesione al superamento dell'ordinamento costituzionale, del riconoscimento della riforma dello Stato sociale etc. Una ricollocazione peraltro niente affatto priva di contraddizioni per il contrasto tra gli interessi da comporre. Le formule politico-sociali che erano state adottate dalle forze politiche che nel dopoguerra si erano collocate intorno alla priorità della rappresentanza degli interessi della B.I, per sostenere la capacità di governo del conflitto di classe, nel quadro dello sviluppo del processo rivoluzionario e della lotta di classe espressasi in Italia, informate come erano dal tipo di ruolo dello Stato nell'economia che aveva caratterizzato la fase precedente, avevano prodotto il costituirsi di vere e proprie componenti sociali della borghesia sorrette da questo sistema, la cui presenza all'interno dei partiti che avevano governato il paese, rendeva difficilmente governabile il processo di trasformazione e riadeguamento politico che doveva essere operato. Il processo di trasformazione che doveva svilupparsi ed è ancora in atto, a fronte dei nuovi termini di crisi-sviluppo dell'imperialismo, e nel contesto di una sostanziale modificazione dei rapporti di forza tra le classi in favore della borghesia, si definisce come una ristrutturazione e riforma complessiva del sistema economico-sociale per riadeguarlo agli attuali termini di concorrenza intermonopolistica e per ricollocarlo nel nuovo quadro di concorrenza internazionale, attraverso il ruolo esercitato dallo Stato nelle politiche centrali dell'imperialismo che, con la ridefinizione degli equilibri e delle relazioni internazionali, modificano le posizioni dei diversi sistemi economici nella divisione internazionale del lavoro e dei mercati. Processo che mette in crisi il contenuto della mediazione politica su cui si era strutturato il sistema politico-istituzionale, entro cui la soggettività politica della borghesia aveva stabilizzato relativi termini di governo dell'economia e del conflitto di classe.

Ciò che si è evidenziato negli anni '90, è stato che l'aspetto principale sul piano della contraddizione Classe/Stato, quello che si presentava prioritariamente ed emergenzialmente, non è stato il riadeguamento dell'assetto dei poteri dello Stato, ma la costruzione di equilibri politici e sociali che potessero realizzare, nello scontro di classe, quella ristrutturazione e riforma complessiva del sistema economico-sociale e della relativa politica economica dello Stato, che sostenesse i nuovi termini di concorrenza intermonopolistica, e in essi, gli interessi della frazione dominante della borghesia imperialista. Ciò nelle condizioni che si andavano definendo in relazione alle modificazioni nel quadro europeo e internazionale. E' quindi sui nodi politici dello scontro di classe legato alle priorità dell'attuazione di questo processo di ristrutturazione, che si sarebbe costruito quel processo di rifunzionalizzazione dello Stato e del sistema politico tendente a definirsi, sui contenuti e dagli equilibri politici che emergono in questo scontro, in un complessivo riassetto degli istituti e dei poteri da codificare in un nuovo ordinamento costituzionale. Le formule politiche ed economiche su cui si erano assestati gli equilibri politici e sociali che avevano consentito il governo dell'economia e del conflitto di classe, per i quaranta anni precedenti, erano minate dall'interno, e per sostenere l'interesse della frazione dominante della B.I., dovevano essere stravolte.

La contraddizione era data anche dal fatto che, la modificazione dei rapporti di forza tra le classi collegata al processo controrivoluzionario, in realtà non si era affatto riversata, in termini generali, e di rottura storica, sulla legislazione che regolava i rapporti sociali tra le classi, nella riproduzione materiale, espressione dei rapporti politici attestatisi nella fase precedente.



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