Caffe' Europa

 

 

La versione testuale del comunicato integrale delle Br

Caffe' Europa

 

(pag. 12)

Le modificazioni indotte da questo processo avrebbero avuto un portato critico sull'assetto politico-istituzionale. Tale assetto, per garantire l'accumulazione capitalistica di fronte al forte conflitto di classe, si era fondata su un sistema parlamentarista che, grazie alla massima rappresentatività della sede parlamentare, istituzionalizzava il conflitto. Gli equilibri di governo dovevano rappresentare la maggioranza reale nel corpo elettorale, il ruolo economico dello Stato era il contenuto materiale per garantire maggioranze parlamentari, espressione di diversi interessi di classe, da rendere compatibili con la priorità dell'interesse della frazione dominante della B.I. Il processo di ristrutturazione e riforma del sistema economico-sociale, attraverso la modifica della legislazione che lo regolava e delle relazioni politiche tra le classi formalizzate in essa, per corrispondere agli effetti dell'approfondimento delle contraddizioni di classe, spingevano e spingono a ridimensionare la rappresentanza reale e la mediabilità degli interessi, nelle sedi politiche decisionali. Il rafforzamento del potere esecutivo e la modificazione della rappresentanza degli interessi sociali in sede istituzionale, in modo da garantire il mantenimento della rappresentanza formale, svincolando la sede politica decisionale, sarebbe stato il piano su cui stabilizzare il governo del

conflitto di classe nei nuovi termini di governo dell'economia. La modificazione dell'assetto istituzionale e costituzionale non si colloca a seguito del crollo di uno Stato per una rivoluzione di classe o a seguito di un conflitto tra Stati. C'è stato sì uno scontro rivoluzionario e un processo controrivoluzionario che ha modificato le relazioni politiche tra le classi e ha modificato i fattori che hanno caratterizzato la mediazione politica, ma non tale da qualificare il passaggio attuale come crisi di Stato.

I motivi del riordino dell'assetto istituzionale originano dalla ridefinizione degli istituti e della materia legislativa attraverso cui lo Stato regola i rapporti sociali in funzione del sostegno ai caratteri storici dell'accumulazione capitalistica, una modificazione di portata complessiva, distinta dai normali interventi di politica economica, in questo incidono, come quadro di scontro in cui si svolge tale modificazione, i rapporti di forza e politici tra le classi, e la collocazione della formazione economico-sociale nella divisione internazionale del lavoro come condizione e margini economici di compatibilizzazione delle contraddizioni. Il tentativo demitiano quindi, mirava a costruire un equilibrio politico-istituzionale che, a partire dalla rifunzionalizzazione dei poteri dello Stato e del sistema politico-istituzionale, ponesse le condizioni per trasformare linearmente il sistema politico, come passaggio prioritario per affrontare e governare la ristrutturazione del sistema economico-sociale. Le contraddizioni indotte dallo scontro di classe e rivoluzionario, evidenziano come, la realizzazione di questo passaggio non si presentava come la codificazione degli equilibri politici tra le classi prodottisi nella fase precedente, ma la risultante, in sede politico-istituzionale, dello scontro di classe collegato alle nuove contraddizioni. La ristrutturazione e riforma del sistema economico e sociale, la sua priorità di fronte all'accelerazione delle politiche di integrazione europea, trova nel supporto tra esecutivo e sede neocorporativa, e nella assunzione di questa a sede di valenza istituzionale, la formula politica per costruire equilibri politici e sociali in grado di dare risposta alla contraddizione dominante nella fase, sul piano Classe/Stato, cioè affrontare tale priorità ridefinendo in essa i termini di governo del conflitto di classe.

Una ridefinizione data dall'introduzione del contenuto neocorporativo nella legislazione riguardante la regolazione del sistema economico-sociale, e dalla trasposizione a tutti i livelli dello scontro di classe di strumenti repressivi e preventivi sia di carattere politico-giuridico che di ordine pubblico. Tale legislazione non risponde solo all'esigenza di finalizzare tutti i fattori economici e sociali al sostegno dell'accumulazione capitalistica nel quadro dei nuovi termini di concorrenza che pure è una precisa necessità, ma incanala le contraddizioni di classe al fine di collocarle sul terreno di una mediazione corporativa degli interessi. Con ciò la mediazione corporativa degli interessi sociali si coniuga con l'approccio riformistico e le istanze di ristrutturazione economico-sociale, per dare una base materiale alla governabilità, cercando di legare agli interessi della borghesia imperialista, quelli di settori di aristocrazia proletaria e di piccola borghesia, che storicamente costituiscono il referente sociale del riformismo. Un tentativo che, in particolare in un paese come l'Italia, impatta con l'erosione reale di vantaggi e tutele che, anche questi settori, hanno dovuto subire per gli effetti della crisi e delle politiche adottate, e perciò è intrinsecamente debole. Nel contempo il rapporto esecutivo-parti sociali, consente sia di sottrarre la funzione decisionale dell'esecutivo ad un potere interdittivo, in quanto le parti sociali, a differenza della rappresentanza parlamentare non hanno titolo ad intervenire nella decisione politico-legislativa, che di costruire equilibri politici nel paese atti a dare governabilità alle forzature e di definirne la sostenibilità reale, nel rapportarsi ad apparati radicati nel tessuto sociale perchè vi svolgono un ruolo di soggetti della contrattazione tra capitale e lavoro. Un ruolo ridefinitosi in chiave neocorporativa sulla base di una rappresentazione dell'interesse della classe operaia esclusivamente come merce forza-lavoro, componente del ciclo di accumulazione capitalistica, alla quale viene riconosciuta solo una legittimità di contrattazione del proprio prezzo e condizioni d'uso, nel quadro di una subordinazione alla priorità del processo di accumulazione di cui essa è considerata solo funzione. Un ruolo di contrattazione riconosciuto come fattore economico funzionale in quanto garante della lineare gestione dei rapporti sociali di produzione capitalistici. Ruolo economico-sociale che può mettere in grado di sostenere la governabilità nell'attuazione delle politiche che vengono definite, mentre nella sede neocorporativa, l'esecutivo, espressione di una maggioranza



pagina precedente

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28

pagina successiva