Caffe' Europa

 

 

La versione testuale del comunicato integrale delle Br

Caffe' Europa

 

(pag. 8)

nazionale che si aggiunge a quello Atlantico di cui ne supporta il ruolo di

dominio nell'area mediterraneo-mediorientale e nell'est-europeo, entro cui, e in riferimento al quale, costruire le condizioni politiche istituzionali e materiali che consentano ai suoi Stati di svolgere sia una funzione economica più adeguata alle attuali dimensioni dell'accumulazione capitalistica che un ruolo politico-militare più attivo e incisivo nelle aree in cui il dominio imperialista deve essere stabilizzato, affinchè la Nato nel suo complesso sia capace di affrontare anche un conflitto in più teatri o generalizzato. Un ruolo che non è nè antagonista al polo dominante statunitense nè asservito ad esso, ma è unitario, a causa dei processi di internazionalizzazione e dei legami di interdipendenza che si sono storicamente affermati tra gli Stati dominanti della catena imperialista con la capillare presenza di capitali Usa in Europa e viceversa. Infatti le politiche controrivoluzionarie e militari, contemplate dal progetto di Unione Europea, e le politiche di allargamento ad est, trovano motivo di definizione in specifici interessi degli Stati europei, in modo complementare al progetto di ridefinizione del ruolo della Nato, in funzione sia del dominio imperialista verso i paesi dell'Europa orientale, balcanica e dell'area del mediterraneo-mediorientale, che del rafforzamento del dominio interno. E ciò perchè la dimensione del capitale finanziario, la sua concentrazione e centralizzazione si è, fin dal dopoguerra, sviluppata trasversalmente nei paesi dominanti della catena, e in un ambito separato da quello del campo socialista, facendo prevalere sulle intrinseche, ma relative, istanze concorrenziali, quelle dell'interdipendenza tra i capitali monopolistici, e conseguentemente anche tra le formazioni economico-sociali, e si è progressivamente accentuata man mano che, nelle crisi, le tendenze e le politiche, approfondivano il grado di concentrazione e centralizzazione capitalistica. L'ambito integrato europeo pesa nel favorire queste tendenze del capitale e perciò anche la sua crisi di sovrapproduzione. Crisi che non può mutarsi in una fase espansiva se non per un passaggio di ingente distruzione di capitali e forze produttive che solo una guerra di estese proporzioni può produrre, come gli esiti non-espansivi dei processi di penetrazione nei paesi dell'est e delle aggressioni imperialiste, hanno ampiamente dimostrato in questi anni.

Sul piano delle relazioni politiche tra le classi, nella loro determinazione storica di fase, l'aspetto principale è lo spostamento dei rapporti di forza nella contraddizione rivoluzione/controrivoluzione, uno spostamento dovuto all'attestamento di un processo controrivoluzionario. Un processo controrivoluzionario che, nei paesi del centro imperialista, e in particolare in Europa, si è dispiegato a partire dall'attacco militare e politico al ruolo che, la Strategia della Lotta Armata per il Comunismo, ha svolto come ridefinizione di una proposta politico-organizzativa adeguata a sviluppare il processo rivoluzionario nelle attuali forme di dominio dell'imperialismo. Una dinamica controrivoluzionaria che, con la crisi e la caduta degli Stati a transizione socialista, ha modificato le condizioni di forza che, a partire dalla Rivoluzione Sovietica, si erano prodotte nella contraddizione borghesia imperialista/proletariato internazionale. Sebbene questa condizione di vantaggio non sia assestata e sia impossibilitata ad eliminare il dato storico-politico prospettico che, la rivoluzione del '17, ha fissato nella storia del proletariato e dell'umanità, gli assetti internazionali ne sono stati mutati profondamente, e alla situazione di sostanziale equilibrio strategico tra gli Stati dell'Alleanza Atlantica e quelli del campo socialista, che aveva favorito i processi di autodeterminazione dei popoli dei paesi dominanti, è subentrata una situazione di squilibrio politico-militare a vantaggio della Nato, che ha visto sia l'intensificarsi dell'impiego della sua forza militare che dell'iniziativa politica per la legittimazione degli interventi, con la formulazione di principi di diritto che sanzionassero il nuovo quadro dei rapporti di forza internazionali, come quello dell'"ingerenza umanitaria" su cui l'Alleanza imperialista cerca di basare la giustificazione di un ruolo di gendarme e stabilizzare il retroterra politico sulla base del quale poter aggredire qualsiasi popolo, o come quello che riconosce la facoltà, ai tribunali degli Stati della catena, di processare qualunque combattente antimperialista a cui gli Stati imperialisti abbiano attribuito l'etichetta di criminale di guerra; fattori con cui si vuole ratificare lo stato dei rapporti di forza internazionali in un ruolo di dominio legittimato. Un quadro che, gli eventi bellici che si sono succeduti in questo decennio, si incaricano sia di dimostrare quanto esso sia la base sulla quale la tendenza alla guerra indotta dalla crisi di sovrapproduzione di capitale, si possa trasformare in processo reale, sia che la direttrice di questo processo, non è altro che la storica direttrice est-ovest, stante il grado di interdipendenza maturato tra gli Stati della catena imperialista, cementato dal comune attuale interesse di imporre il proprio dominio ovunque questo non si sia assestato o non sia realizzabile nè per via economica, nè con limitate offensive militari.

In Italia, il processo controrivoluzionario, avviato dai primi anni '80, ha inciso in profondità, assumendo prioritariamente il piano dell'attacco alle forze rivoluzionarie e in particolare al ruolo delle Brigate Rosse e della loro proposta strategica, in quanto elemento caratterizzante lo sviluppo dell'autonomia di classe in Italia. Un processo che ha operato collegando il rapporto di scontro militare ad una strategia politica complessiva rispetto allo scontro di classe, tesa a separare il piano della lotta di classe dal piano rivoluzionario, e a sfruttare le contraddizioni interne al Movimento Rivoluzionario e alle stesse B.R., espressione delle tendenze critiche da sempre presenti nel movimento operaio e proletario ed espressione soggettiva del carattere contraddittorio del ruolo della classe nei rapporti socialisti capitalistici. Tendenze al soggettivismo, all'economicismo, all'idealismo che si sono espresse oppositivamente al passaggio politico-organizzativo allora in corso, cioè il passaggio di costruzione del Partito Comunista Combattente. Contraddizioni aggravate dalle difficoltà di distinguere i caratteri della proposta politica delle B.R., influenzati dall'essere nata in un ciclo di lotte fortemente offensivo, dagli



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