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Pirani: "Vincere questa guerra per scongiurare nuovi massacri nel mondo"

Mario Pirani intervistati da Tommaso Debenedetti

 

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In un articolo apparso lunedì 26 su "La Repubblica", Mario Pirani, in aperta polemica con il pacifismo (in particolare con quello ‘di destra’), ha difeso l’opportunità dell’intervento Nato contro la Serbia, ricorrendo alla famosa frase della Mishnà ebraica: ‘Se non ora, quando?’

 

Insomma, Pirani, lei proprio non sopporta il pacifismo di molti intellettuali...

"Non riesco a capire queste levate di scudi contro la Nato, che sta conducendo un conflitto giusto, volto a difendere I diritti dei kosovari. Detesto questo antiamericanismo gridato, pregiudiziale, isterico, narcisistico, che é proprio anche di certa sinistra! Loro urlano e si lamentano, e non vogliono rendersi conto del genocidio attuato sistematicamente dal regime di Belgrado."

 

Dunque lei sembra condividere l’equazione, spesso ripetuta, tra Milosevic e Hitler, tra Auschwitz e Kosovo.

"Non del tutto.La somiglianza tra la situazione di oggi e quella di sessanta anni fa sta nel fatto che, come fecero le democrazie occidentali di fronte a Hitler, iniziando a combatterlo solo dopo molti dubbi e tentativi di accordo, anche ora gli Stati aderenti alla Nato hanno deciso di intervenire dopo anni di sforzi diplomatici e tentativi di mediazione".

 

Un’esitazione dovuta a volontà di pace o a paura?

"A entrambe le cose. Soprattutto, c’é stato, per lunghissimo tempo, una sorta di blocco, di angosciata indecisione".

 

Bisognava intervenire prima?

"Probabilmente sì. Non dimentichiamoci che é dal 1991 che Milosevic ha iniziato il genocidio, la pulizia etnica. E’ proprio il carattere genocida del regime di Belgrado ciò che davvero lo apparenta al nazismo. Anche se va precisato che Hitler cercava una supremazia continentale, e scatenò un conflitto mondiale, mentre Milosevic é un feroce tiranno regionale, che mira ad un predominio nella sola area balcanica".

 

Ci sono stati errori, nella conduzione del conflitto?

"Sicuramente c’é stata, all’inizio, molta superficialità da entrambe le parti. Si é trattato di quella tipica incomprensione e sottovalutazione che é propria delle democrazie nei confronti delle dittature, e viceversa. La Nato, infatti, era convinta che, dopo pochi giorni di bombardamenti, Milosevic avrebbe ceduto, e il tiranno di Belgrado era sicuro che la Nato non avesse intenzione di innescare un lungo conflitto, ma compisse una sorta di colossale atto dimostrativo, per poi tornare a trattare. Comunque, almeno, l’Occidente ha compreso che la guerra non era più rinviabile"

 

Però un grande intellettuale come Norberto Bobbio, che non é certo un pacifista di destra, ha espresso valutazioni molto critiche…

"La posizione di Bobbio mi pare molto articolata, tale da non poter essere sintetizzata e catalogata come un ‘pro’ o un ‘contro’. Resta il fatto, secondo me, che pochi tengono conto di un fatto: se si ristabiliranno i diritti dei kosovari, ciò costituirà un grande, positivo precedente. Voglio dire che, quando questa guerra sarà stata vinta dalle forze della Nato, si stabilirà un concetto del diritto internazionale più esteso, nuovo, che renderà ben più difficili, ad esempio, massacri come quelli avvenuti in Rwanda".

 

 

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