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Battista: "Intellettuali imbarazzati, chiacchierano a vuoto o tacciono"

Pierluigi Battista intervistato da Tommaso Debenedetti

 

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"La qualità della discussione in atto sulla guerra in Serbia é piuttosto scadente. Non c’é l’approfondimento che ci si aspetterebbe". Così Pierluigi Battista, autore, su "La Stampa", di un quotidiano ‘taccuino pacifista’, giudica il dibattito sorto attorno all’intervento della Nato.

 

Perché, Battista, un giudizio così negativo?

"Perchè si va avanti a forza di banalità , di paragoni nevrotici ed insensati come quello che accosta Milosevic a Hitler, tanto per poter affermare con traquillità che questa é una guerra giusta. La verità é che il conflitto che stiamo vivendo é di tipo nuovo, e non solo per le tecnologie impiegate, ma anche perché si tratta di una guerra che sta rimettendo in discussione posizioni consolidate, e sta ridisegnando alleanze e schieramenti".

 

Ad esempio?

"Può bastare il fatto che, mentre Sergio Romano dichiara la sua contrarietà alla guerra, il segretario dei Ds Veltroni é a favore. Come si vede, le posizioni tradizionali non contano più nulla"

 

Come valuta l’atteggiamento degli intellettuali?

"Io mi domando se si può parlare di un atteggiamento degli intellettuali. Sono tutti sorpresi, incerti, e non vanno al di là di dichiarazioni generiche".

 

Perché?

"Cosa potrebbero dire, poveretti? La maggior parte di loro é schierata a sinistra. Fino alla guerra del Golfo, potevano stare sicuri, gridare, in accordo con la loro parte politica, slogans pacifisti. Potevano tuonare contro il governo servo degli Usa, firmare manifesti, scrivere pagine dalla prosa elegante e dal vivace impeto oratorio. Adesso non più, perché questa guerra la sta conducendo un governo guidato da un Ds. Allora, poiché non se la sentono di appoggiare il conflitto (cosa che magari susciterebbe in loro ripugnanza) ma neppure di contrastare i loro amici governanti, chiacchierano a vuoto, per non concluder nulla. O tacciono."

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Norberto Bobbio, ad esempio, ha preso posizione...

"Ma Bobbio è un grande maestro, non un piccolo intellettuale spaventato! Comunque la sua intervista rilasciata a Giancarlo Bosetti su ‘L’Unità’, non é stata intesa in modo univoco. Voglio dire che ognuno ha còlto nelle parole di Bobbio ciò che meglio riteneva opportuno, anche con qualche fraintendimento".

 

Umberto Eco, su ‘La Repubblica’ di martedì 27, ha dedicato alla guerra una lunga riflessione.

"Però, dopo aver letto quel paginone, non si capisce nemmeno se Eco sia favorevole o contrario all’intervento Nato! Gli va però dato atto di aver capito una cosa fondamentale: cioé che siamo di fronte ad una ‘neo-guerra’. Se Eco ha voluto intendere, con questa espressione, il fatto che tale conflitto non é assolutamente paragonabile agli altri che lo hanno preceduto, e sta trasformando davvero la realtà, anche culturale, dell’Occidente, allora il suo articolo costituisce uno spunto interessante".

 

 

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