Yann e Marguerite: questo amore oltre
il tempo
Tina Cosmai
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Yann Andrèa, Questo Amore, Archinto Edizioni 2001, Pag. 156 £
28.000
"Duras è qui. Non ci si può far
niente. E, forse, un giorno, tutti potranno leggere veramente, senza
nessun genere di prevenzione, dimenticare il nome dell’autore, e
cominciare a leggere come fanno i bambini, entrare nella storia,
scrivere e leggere al tempo stesso." E’ uno degli ultimi passi
del romanzo autobiografico di Yann Andrèa Steiner Questo Amore (Archinto
Edizioni), che descrive la fine di quel lungo percorso doloroso che è
stato la separazione, fisica e psicologica da Marguerite Duras, della
quale Steiner è stato l'ultimo compagno.
La storia di Yann e Marguerite fonde le proprie forme in quelle della
narrativa. Ogni racconto, ogni evento, ogni ricordo deve essere
scritto, perché la scrittura rappresenta quell’oltre che l’apparenza,
il quotidiano e forse i sentimenti stessi non riescono, da soli, ad
esprimere. Yann riprende i toni forti, lo stile asciutto di Marguerite,
le parole come dardi lanciati per mettere a nudo le emozioni più
profonde, più difficili da riconoscere, il desiderio di essere amati
e l’ammissione dolorosa di non esserlo.

Il loro è stato un amore straordinario e singolare, colmo di
conflitti, di amarezze, anche di odio; un amore sempre sulla soglia
della fine, ma che sempre è ricomincia. Basta che Marguerite lo porti
lungo la Senna, che le ricorda il Mekong, quel fiume dove incontrò il
suo amante cinese, oppure a Notre-Dame posata sull’isola, l’Ile de
France, o al Cafè de Flore; basta il ricordo di una vita intensa, di
una passione che non conosce confini, per essere di nuovo uniti, per
ricominciare a scrivere.
Yann rappresenta ciò che Marguerite vive e agisce negli strati più
inconsci della sua personalità e lui vorrebbe liberarsi da questo
transfert che uccide la sua libertà, che gli impedisce di vivere
seguendo i propri desideri. Questo amore che intende superare ogni
limite, che porta in sé il conflitto straziante del legame e della
fuga, non stempera i suoi toni forti nemmeno quando Marguerite muore,
alle otto del mattino del 3 marzo 1996.

"Muori di sfinimento, muori stanca morta per aver guardato troppo
il mondo. Morta per aver bevuto troppo(…) morta per aver fumato
troppo(…)morta per aver amato troppo, gli amanti, ogni sorta di
amanti, troppi tentativi di amore, di amore totale, mortale
appunto."
La morte è il tema centrale del romanzo di Yann Andrèa, perché
soltanto la morte riesce a liberare l'amore suo e di Marguerite dal
dramma che lo segna. Marguerite abbandona pian piano la sua
straordinaria e irrefrenabile voglia di vivere, il suo incontenibile
desiderio di essere amata, di essere la preferita, desiderio che
assorbe la vita intera di Yann. Si lascia andare verso il nulla
sconosciuto, perché neppure l’anelito più forte riesce a
oltrepassare la barriera della fine.
"Sei sul tuo letto quasi seduta, sostenuta dai cuscini, mi
guardi, vedo che mi riconosci subito. Tu dici: Yann addio, me ne vado,
l’abbraccio. E anch’io ti abbraccio E dico come uno stupido, ma
perché dice questo, dove pensa di andare, perché questo addio?"
Yann si trova ad affrontare un lutto che non riesce a elaborare,
una separazione violenta come uno strappo, perché lui e Marguerite
sono visceralmente legati dai loro bisogni più profondi. E non è la
rabbia ad assalirlo, l’ira per essere stato abbandonato, ma il
desiderio di morire, di cercare quella morte che possa mettere fine al
suo sentirsi nulla. Yann trascorre due anni, un tempo vuoto, un non
tempo, in cui recide i rapporti con il mondo; non intende parlare di
Marguerite con nessuno, vuole custodirla dentro di sé, per sé. E l’incapacità
ad uccidersi lo annienta, quest’impossibilità di condividere con
lei la morte. Come può la morte separare ciò che sembrava
inseparabile, per sempre?

La morte, qualcosa di cui non si ha percezione, pensiero, che viene
nominata come estranea all’esistenza, questa morte ridona a Yann la
vita. Un giorno si rende conto che non riesce a morire e la trama del
suo vivere cambia. Comincia a parlare di Marguerite, ritorna nei
luoghi dove è stato con lei. Il suo spazio vitale si allarga, lei ne
fa parte ma non v’è più conflitto. Yann può vivere con Marguerite
senza che le passioni e i desideri di lei annullino i suoi.
E’ una rinascita da un nulla colmo di dolore, un nascere nuovo anche
alla scrittura. Finalmente Yann può scrivere, riesce a scrivere senza
Marguerite, scrive di sé e di come ha vissuto il rapporto con lei.
Ricominciare a scrivere è ricominciare a vivere, come era stato per
la Duras.
"Vivo. Guarda guardami, ti parlo, quella voglia di uccidermi sta
passando. Mi guardo intorno. Dimentico. Non penso a te. Non ne vale la
pena. Scrivo."
Narrare, scrivere, per Yann acquisiscono una dimensione di libertà,
quella libertà che non conosce morte, perché è un donare i propri
pensieri, le proprie emozioni alle persone, a coloro che leggono.
Quella libertà di non sapere cosa e come si scriverà, perché tutto
nasce e muore da sé, senza artifizio alcuno. La libertà di
riprendere la vita dopo la fine.
link:
Marguerite Duras (in francese)
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