Ma non chiamatela Costituzione
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La Convenzione che ha redatto la Carta dei Diritti Fondamentali
dell'Unione Europea è stata composta unendo fonti di
legittimità nazionale ed europea e rappresentanze degli esecutivi
nazionali ed europei, in modo tale da garantire il più possibile la
democraticità dei lavori. I quattro italiani che hanno
partecipato alla Convenzione sono l’On. Rodotà (che ha
rappresentato il Capo dello Stato italiano), l’On. Paciotti
(rappresentante italiana del Parlamento Europeo), l’On. Manzella
(per la Camera del Senato), l’On. Melograni (per la Camera dei
Deputati). Abbiamo raccolto il loro parere su diversi aspetti del
dibattito: il valore della Carta, gli articoli più dibattuti, e i
motivi del mancato -o tardivo- coinvolgimento dell’opinione
pubblica, soprattutto in Italia.
Piero Melograni è deputato di Forza Italia e Componente della
VII Commissione permanente Cultura.
La Carta: raccolta di diritti già esistenti o primo passo verso una
costituzione dell’Europa?
Ognuno ha dato della Carta l'interpretazione che voleva. Esistono
certo idee molto diverse sul processo di costituzionalizzazione
dell'Unione e questa Carta lascia le porte aperte a tutte. Ma la mia
impressione è che l'Europa sia ancora ben lontana dall’avere una
Costituzione.

Qual è l’interpretazione della Carta da parte dell'Italia ?
Alla fine nel comunicato conclusivo, noi membri italiani della
Convenzione abbiamo parlato di processo di costituzionalizzazione,
dicendo che questa Carta ne può rappresentare l'inizio. Io credo
però che al proposito ci siano ancora idee diverse tra i governi e
confuse all'interno dei singoli paesi.
Ritiene che in Parlamento il dibattito sulla carta sia stato
sufficiente?
Non lo è stato nel modo più assoluto, non solo in Parlamento, ma
neanche sulla stampa, nonché all'interno dell'opinione pubblica.
Questo perché per l'Italia l'Europa è ancora lontanissima. La
società politica italiana è tutta concentrata sul suo teatrino di
politica interna, e solo pochi si rendono conto dei problemi europei.
Eppure nelle classifiche dell'Eurobarometro della Commissione, gli
italiani risultano sempre i più “euro-entusiasti”...
Non è tanto che gli italiani siano a favore dell'Europa, quanto che
tale è la loro sfiducia nella loro classe politica e nel sistema
Italia che tutti continuano a guardare all'Europa come ad una speranza
che sorge. Ma non è che la gente comune capisca la sostanza o la
portata di questi dilemmi che l'Unione Europea si trova davanti.

Quali potrebbero essere allora le strategie per coinvolgere
maggiormente l'opinione pubblica?
Direi che, dato che non tutto il male vien per nuocere, anche questo
confuso dibattito che recentemente c'è stato sulla carta può
costituire un inizio per una presa di coscienza di questi problemida
parte dell'opinione pubblica italiana.
Quali sono i diritti della carta intorno ai quali si è creato
maggiore disaccordo?
A mio parere, tutti quelli che avevano un legame con le questioni
religiose. Intanto il preambolo, dal quale è scomparsa la
formulazione che collegava i diritti fondamentali con le tradizioni
religiose dell'Europa. Poi l'Articolo 3 sulla clonazione, e l'articolo
sul matrimonio che fa riferimento alle legislazioni nazionali: dato
che esistono nazioni in cui anche il matrimonio tra gay è ammesso,
questo articolo ha suscitato turbamento. Da parte del mondo religioso
è arrivata un'altra nota polemica, nel chiedere come mai nella Carta
si parli dei sindacati come di istituzioni autonome e non si riconosca
l'autonomia di tutte le confessioni religiose e dei loro statuti.
Come si sono svolti i lavori all'interno della Convenzione?
La Convenzione ha lavorato bene e, cosa sorprendente, con estrema
rapidità. Però non so fino a che punto questo metodo di lavoro sia
applicabile in altre circostanze. Per quanto riguarda il mandato
ricevuto dalla Convenzione, esso era limitato perché nella sostanza
il compito principale consisteva nella raccolta dei diritti già
esistenti, e nel metterne in evidenza alcuni a detrimento di altri. Vi
sono poi state alcune novità, come ad esempio il diritto alla privacy
- dove è stato importante il contributo di Rodotà - o quello alla
buona amministrazione.
Ha ricevuto da parte dei suoi colleghi di partito contributi scritti o
richieste a proposito della Carta, da far passare nel dibattito
interno della Convenzione?
Durante i lavori della Convenzione assolutamente no, sebbene ce ne sia
stata l’occasione. Come ho già ripetuto varie volte: alla fine di
luglio, mentre la Convenzione lavorava, è stata inviato in Parlamento
il testo provvisorio della Carta. Neanche un deputato, di qualunque
partito, mi ha chiesto chiarimenti, o ha fatto obiezioni, o proposto
cambiamenti o aggiunte. Poi all'ultimo momento, quando si è capito
che il documento era quasi pronto per essere accettato da tutti e
quindici i governi, con la fretta dell'ultimo momento, pessima
consigliera, sono state presentate le diverse risoluzioni con cui
tutti, non solo la minoranza ma anche la maggioranza, hanno richiesto
cambiamenti. Ma ormai non c'era più niente da fare perché
l'equilibrio raggiunto all'interno della Convenzione era estremamente
precario e quindi la richiesta di cambiamenti non poteva più essere
accolta.
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