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Ma non chiamatela Costituzione



Piero Melograni con Clementina Casula



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La Convenzione che ha redatto la Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea è stata composta unendo fonti di legittimità nazionale ed europea e rappresentanze degli esecutivi nazionali ed europei, in modo tale da garantire il più possibile la democraticità dei lavori. I quattro italiani che hanno partecipato alla Convenzione sono l’On. Rodotà (che ha rappresentato il Capo dello Stato italiano), l’On. Paciotti (rappresentante italiana del Parlamento Europeo), l’On. Manzella (per la Camera del Senato), l’On. Melograni (per la Camera dei Deputati). Abbiamo raccolto il loro parere su diversi aspetti del dibattito: il valore della Carta, gli articoli più dibattuti, e i motivi del mancato -o tardivo- coinvolgimento dell’opinione pubblica, soprattutto in Italia.

Piero Melograni è deputato di Forza Italia e Componente della VII Commissione permanente Cultura.

La Carta: raccolta di diritti già esistenti o primo passo verso una costituzione dell’Europa?

Ognuno ha dato della Carta l'interpretazione che voleva. Esistono certo idee molto diverse sul processo di costituzionalizzazione dell'Unione e questa Carta lascia le porte aperte a tutte. Ma la mia impressione è che l'Europa sia ancora ben lontana dall’avere una Costituzione.


Qual è l’interpretazione della Carta da parte dell'Italia ?

Alla fine nel comunicato conclusivo, noi membri italiani della Convenzione abbiamo parlato di processo di costituzionalizzazione, dicendo che questa Carta ne può rappresentare l'inizio. Io credo però che al proposito ci siano ancora idee diverse tra i governi e confuse all'interno dei singoli paesi.

Ritiene che in Parlamento il dibattito sulla carta sia stato sufficiente?

Non lo è stato nel modo più assoluto, non solo in Parlamento, ma neanche sulla stampa, nonché all'interno dell'opinione pubblica. Questo perché per l'Italia l'Europa è ancora lontanissima. La società politica italiana è tutta concentrata sul suo teatrino di politica interna, e solo pochi si rendono conto dei problemi europei.

Eppure nelle classifiche dell'Eurobarometro della Commissione, gli italiani risultano sempre i più “euro-entusiasti”...


Non è tanto che gli italiani siano a favore dell'Europa, quanto che tale è la loro sfiducia nella loro classe politica e nel sistema Italia che tutti continuano a guardare all'Europa come ad una speranza che sorge. Ma non è che la gente comune capisca la sostanza o la portata di questi dilemmi che l'Unione Europea si trova davanti.


Quali potrebbero essere allora le strategie per coinvolgere maggiormente l'opinione pubblica?

Direi che, dato che non tutto il male vien per nuocere, anche questo confuso dibattito che recentemente c'è stato sulla carta può costituire un inizio per una presa di coscienza di questi problemida parte dell'opinione pubblica italiana.

Quali sono i diritti della carta intorno ai quali si è creato maggiore disaccordo?

A mio parere, tutti quelli che avevano un legame con le questioni religiose. Intanto il preambolo, dal quale è scomparsa la formulazione che collegava i diritti fondamentali con le tradizioni religiose dell'Europa. Poi l'Articolo 3 sulla clonazione, e l'articolo sul matrimonio che fa riferimento alle legislazioni nazionali: dato che esistono nazioni in cui anche il matrimonio tra gay è ammesso, questo articolo ha suscitato turbamento. Da parte del mondo religioso è arrivata un'altra nota polemica, nel chiedere come mai nella Carta si parli dei sindacati come di istituzioni autonome e non si riconosca l'autonomia di tutte le confessioni religiose e dei loro statuti.

Come si sono svolti i lavori all'interno della Convenzione?


La Convenzione ha lavorato bene e, cosa sorprendente, con estrema rapidità. Però non so fino a che punto questo metodo di lavoro sia applicabile in altre circostanze. Per quanto riguarda il mandato ricevuto dalla Convenzione, esso era limitato perché nella sostanza il compito principale consisteva nella raccolta dei diritti già esistenti, e nel metterne in evidenza alcuni a detrimento di altri. Vi sono poi state alcune novità, come ad esempio il diritto alla privacy - dove è stato importante il contributo di Rodotà - o quello alla buona amministrazione.

Ha ricevuto da parte dei suoi colleghi di partito contributi scritti o richieste a proposito della Carta, da far passare nel dibattito interno della Convenzione?


Durante i lavori della Convenzione assolutamente no, sebbene ce ne sia stata l’occasione. Come ho già ripetuto varie volte: alla fine di luglio, mentre la Convenzione lavorava, è stata inviato in Parlamento il testo provvisorio della Carta. Neanche un deputato, di qualunque partito, mi ha chiesto chiarimenti, o ha fatto obiezioni, o proposto cambiamenti o aggiunte. Poi all'ultimo momento, quando si è capito che il documento era quasi pronto per essere accettato da tutti e quindici i governi, con la fretta dell'ultimo momento, pessima consigliera, sono state presentate le diverse risoluzioni con cui tutti, non solo la minoranza ma anche la maggioranza, hanno richiesto cambiamenti. Ma ormai non c'era più niente da fare perché l'equilibrio raggiunto all'interno della Convenzione era estremamente precario e quindi la richiesta di cambiamenti non poteva più essere accolta.


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