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          Ce la farà il nostro Prodi a far
          marciare l’Europa? 
           
           
           
          Giancarlo Bosetti 
           
           
           
          Articoli collegati: 
          Ce la farà il nostro Prodi a
          far marciare l’Europa? 
          Un documento contestato 
          La carta, punto per punto 
          Non solo mercato e moneta 
          Solo lo scandalo ha fatto notizia 
          Donne unite per un'autentica
          parità 
          Ma non chiamatela Costituzione 
          Che cosa diventerà l'Unione 
          Una Costituzione senza popolo? 
           
           
           “Caffè
          Europa” rende omaggio alla sua testata facendo uno sforzo di
          informazione sul tema della costruzione europea, che si presenta, a
          questo punto della sua storia, molto intricata e difficile, anche se
          avanzata al punto che negli ultimi mesi il ministro tedesco Joschka
          Fischer ha addirittura proposto una ipotesi di costituzione federale .
          L’aprirsi inevitabile del problema dell’allargamento - e dico
          inevitabile perché con la crisi dell’Europa dell’Est non si
          poteva non dirigere lo sguardo sui paesi ex comunisti, fino
          potenzialmente alla Russia - rende più ampio il disegno europeo ma
          anche più forti le diffidenze degli europei renitenti, come la Gran
          Bretagna. 
           
          Intanto la Carta dei diritti è stata preparata e, in teoria, avrebbe
          potuto essere accolta nei Trattati dell’Unione alla prossima
          conferenza di Nizza. Ma si è già capito - il presidente del
          Consiglio italiano, Amato, lo ha spiegato già qualche settimana fa
          sul Corriere della Sera - che questo “inserimento” non ci
          sarà. Il che non significa che la Carta non rappresenti comunque un
          passo avanti nella maturazione delle decisioni da parte della élite
          politica europea. 
           
          I quattro commissari italiani, che hanno fatto parte dell’organismo
          che ha preparato il testo, di questa élite sono una parte
          significativa e spiegano qui la portata e i limiti del lavoro fatto
          (vedi articoli collegati). Tutti concordano con toni diversi nel
          lamentare una scarsa partecipazione delle opinioni pubbliche nazionali
          e di quella europea (ma “esiste una opinione pubblica europea?”,
          questa è una domanda a cui cercheremo di rispondere un’altra volta)
          e nel criticare la disattenzione dei giornali e delle tv. Meno male
          che c’è Bossi, viene da dire, che con la sua minaccia di marciare
          su Nizza e con la sua esibizione di natiche nei confronti della carta
          dei diritti è riuscito a far parlare di quell’oggetto misterioso. 
           
          Ma, a ben vedere, neanche Bossi è bastato, perché i giornali
          italiani hanno parlato sì della minacciata manifestazione e delle
          oscure allusioni a un’Europa che sta per finire nelle mani degli
          omosessuali e degli islamici e che si ricoprirà di moschee, ma non
          hanno altrettanto diffusamente informato sul testo pre-costituzionale,
          che è oggetto della contesa. Come al solito i più informati sono gli
          inglesi, anche perché sono i più ostili a un disegno istituzionale
          europeo e avversano l’ipotesi di una Europa egemonizzata dalla
          ispirazione sociale franco-tedesca. E l’ostilità aguzza l’interesse,
          come si sa. A Londra anche i meno antieuropeisti, che si trovano nell’area
          laburista, detestano sentir parlare di “diritti sociali”, cavallo
          di battaglia del modello welfarista tedesco, anche soltanto su scala
          nazionale, figurarsi a livello continentale. 
           
          Dunque il cammino europeo diventa in questa fase molto delicato. L’equilibrio
          difficile e le tensioni tra allargamento dell’Unione, da un lato, e
          crescita del suo ordinamento sovranazionale, dall’altro, potrebbero
          produrre a breve una accelerazione o una crisi. La seconda sembra
          decisamente più probabile. Negli ultimi mesi il presidente dell’Unione
          Romano Prodi ha accentuato la sua pressione sui governi per un
          accrescimento dei poteri della Commissione ed ha con forza collegato a
          questo obbiettivo la sua personale funzione. Che cosa accadrà se a
          Nizza non avrà quello chiede? 
           
           
          Articoli collegati: 
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