Un documento contestato
Clementina Casula
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Una Costituzione senza popolo?
Lo scorso 14 ottobre il Consiglio Europeo riunito a Biarritz ha
approvato la Carta dei diritti europei e deciso di proclamarla
solennemente al summit che si terrà a Nizza a dicembre. Bossi ha
subito minacciato di marciare in Costa Azzurra con 250 mila camicie
verdi per protestare contro un documento "frutto dei massoni e
dei banchieri comunisti". Berlusconi è prontamente intervenuto
per spiegare che Bossi aveva frainteso: credeva si fosse sul punto di
adottare una Costituzione Europea senza consultare il popolo, ma si è
tranquillizzato dopo che il ministro Dini gli ha spiegato che si
tratta "solo" di principi.
Ma perché, alla vigilia della sua adozione, intorno alla Carta vi
sono in Italia ancora tante voci discordi e tanta confusione? Quanto
sono giustificati l'entusiasmo e le preoccupazioni che accompagnano il
dibattito?
CaffèEuropa si ripropone di chiarire ai propri lettori quello che
sta succedendo e promuovere il dibattito su un documento che, sebbene
riguardi direttamente i cittadini dell'Unione Europea, è stato finora
quasi ignorato in Italia.
Che cosa è la Carta dei diritti europei?
Nel giugno 1999 il Consiglio Europeo riunito a Colonia decise di
iniziare a lavorare su un documento che raccogliesse i diritti
fondamentali dell’Unione Europea, in modo da reiterarne l'importanza
e renderli più visibili ai cittadini. Un gruppo di lavoro, detto “Convenzione”,
venne costituito a dicembre seguendo un criterio che garantisse un
alto grado di rappresentatività istituzionale: 15 membri per
rappresentare ognuno dei capi di stato o governo, un rappresentante
della Commissione Europea (il portoghese Antonio Vitorino, Commissario
per la Giustizia e gli Affari Interni), 16 membri dal parlamento
europeo e 30 membri dai parlamenti nazionali. I lavori sono stati
presieduti dall'ex-presidente della Repubblica Federale Tedesca Roman
Herzog.
Una volta redatta la prima versione della Carta, la Convenzione l'ha
presentata al Parlamento (che l'ha approvata questo marzo), ed ha poi
ascoltato il parere delle istituzioni europee a carattere consultivo -
ossia il Comitato delle Regioni (COR), ed il Comitato Economico e
Sociale (CESC),-quello del Mediatore Europeo (Ombudsman), dei paesi
candidati, nonché delle organizzazioni padronali e sindacali e delle
associazioni cittadine dei paesi membri.
I lavori della Convenzione, disponibili su Internet anche nelle fasi
preparatorie (al sito: http://www.europarl.eu.int/charter/
activities/default_fr.htm ), sono stati inoltre seguiti dalla
Corte di Giustizia Europea e dal Consiglio d’Europa.
Infine lo scorso 13-14 ottobre la Convenzione ha presentato al vertice
informale di Biarritz il progetto preliminare della Carta, il cui
contenuto è stato approvato ad unanimità dai capi di stato e di
governo. A questo punto la Carta deve passare l'adozione formale di
Commissione e Parlamento Europeo, per poter essere poi solennemente
proclamata al Consiglio Europeo di Nizza questo Dicembre.
Cosa contiene la Carta?
Il testo è conciso e chiaro in modo da essere accessibile a tutti
i cittadini, veri destinatari del documento, e si indirizza ai due
sessi, come ricorda anche il titolo (si parla di diritti umani
e non dell’uomo). Raccoglie cinque categorie: i diritti
fondamentali della persona, le libertà, i diritti civili, i diritti
economici e sociali e infine una serie di nuovi diritti, derivanti
dalle innovazioni tecnologiche più recenti e dalle loro conseguenze.
Le prime tre categorie sono quelle tradizionali, meno problematiche
perché presenti nella maggior parte delle costituzioni nazionali,
anche se si sono resi necessari alcuni aggiornamenti. La categoria dei
diritti economici e sociali invece è stata la più controversa, dato
che essi non sono garantiti da tutte le costituzioni nazionali. Le
associazioni sindacali si sono assicurate che tra i diritti dei
lavoratori venisse inserita una clausola per garantire il diritto allo
sciopero (Art.28), e quelle degli industriali che venisse
espressamente citata la libertà dell'impresa (Art.16).
La categoria dei nuovi diritti è la più innovativa, e si riferisce a
diritti la cui salvaguardia richiede un notevole coordinamento delle
politiche nazionali (protezione dei dati, Art.8, divieto di
clonazione, Art.3, tutela ambiente, art.37, protezione dei
consumatori, art.38).
Alle richieste di maggiore trasparenza e imparzialità delle
istituzioni europee la Carta risponde col diritto al corretto
funzionamento dell'amministrazione comunitaria (Art.41), e ai timori
di chi riteneva che il suo scopo fosse quello di sostituirsi alle
costituzioni nazionali, dichiarando il proprio rispetto del principio
di sussidiarietà (Art.51 ).
Prima della Carta
Fino ad ora è stata la Corte europea dei diritti dell'uomo, con
sede a Strasburgo, a garantire in Europa la salvaguardia dei diritti
umani, così come espressi nella Convenzione europea dei diritti
dell'uomo del 1950. Tuttavia stava ai singoli stati membri
implementare la Convenzione nei propri codici, e garantirne il
rispetto. L'adozione della Carta, al contrario, creerebbe uno spazio
comune nel quale vengono garantiti gli stessi diritti per tutti i
cittadini europei.
Far rispettare i diritti legali comunitari è invece dal 1956 compito
della Corte di Giustizia, con sede in Lussemburgo. Oltre la
Convenzione europea e i Trattati Comunitari, i principali testi base
per la redazione della Carta sono stati la Carta Sociale del 1989, le
tradizioni costituzionali comuni agli Stati Membri e varie
dichiarazioni del Parlamento Europeo.
Ci sono anche delle novità, soprattutto nel campo dei nuovi diritti,
che si è cercato di non evidenziare forse per non creare ulteriori
polemiche. Ma anche la semplice reiterazione dei diritti principali,
nascosti - per la maggioranza dei cittadini - nella giurisprudenza dei
Trattati europei, dovrebbe rivelarsi utile e dare contenuto a quel
concetto di cittadinanza europea che, introdotto dal Trattato di
Amsterdam, è rimasto finora piuttosto astratto.
Il vertice di Nizza e il futuro della Carta
Le attese e le interpretazioni sul significato che la Carta ricopre e
sulla funzione che essa dovrebbe svolgere sono diverse. E' stata
redatta "come se" dovesse essere inserita nei trattati ma a
Biarritz, seppure accettandola, il Consiglio ha deciso all'unanimità
di rinviare la discussione sulla sua natura giuridica e sui suoi
criteri di applicazione ai trattati.
Il Parlamento europeo e i federalisti, da sempre accaniti sostenitori
della Carta, richiedono che venga integrata nel preambolo al nuovo
Trattato dell'Unione Europea che dovrebbe essere adottato a Nizza
questo dicembre, e che quindi abbia valore giuridicamente vincolante.
Ma vi è anche una "interpretazione minimalista", che vede
la Carta come una raccolta dei diritti tuttora esistenti dal mero
valore simbolico e politico. Tony Blair è stato il maggiore
sostenitore di questa posizione all'interno del Consiglio, trovando
l'appoggio di diversi stati membri (come Irlanda, Finlandia, Svezia e
Danimarca).
L’ipotesi più probabile al momento è che a Nizza si procederà
alla proclamazione politica della Carta, rimandando l’eventuale
inclusione nei trattati a una seconda fase, della quale resterebbero
da precisare il come e il quando.
I pro
L'esigenza di un primo passo verso una Costituzione Europea, più
volte auspicato nella storia dell'unione, si è fatta più urgente con
l'introduzione dell'euro nel gennaio 1999, durante la Presidenza
Tedesca del Consiglio Europeo. Contro le critiche di chi parlava della
UE come un'unione di banchieri, e all’indomani della guerra del
Kossovo, il Ministro degli Esteri Joschka Fisher diede della moneta
unica un'interpretazione di atto politico prima ancora che economico.
Ribadì la necessità di radicare lo sviluppo delle economie di
mercato europee su una cultura di diritti umani e principi
democratici, e di tutelare i cittadini europei garantendone il
rispetto nella legge. Fu così che al vertice di Colonia venne
lanciato il progetto di una Carta per rinforzare diritti già
esistenti e gettare le basi per un'eventuale Costituzione Europea.
Altri eventi hanno poi contribuito ad accelerare la redazione della
Carta. Il primo è il caso Haider, che ha ricordato la fragilità dei
valori europei e i rischi di ritorno di fiamma di movimenti fondati
sulle ceneri ancora non del tutto spente di razzismo, xenofobia e
persecuzione delle minoranze. Il secondo è il prossimo allargamento
agli stati dell'Europa centrale e orientale, e il conseguente timore
che la valenza degli attuali valori europei possa essere diluita
dall'entrata di stati ex-comunisti con scarsa tradizione di diritti
liberali.
In entrambi i casi, la Carta costituirebbe un punto di riferimento per
i cittadini e gli ordini legislativi e giudiziari, ma anche per i
partiti degli stati membri. I parametri da rispettare per far parte
dell'Unione europea non riguarderebbero solo inflazione e debito
pubblico, ma anche i valori fondamentali democratici, liberali ed
umani.
Un'ulteriore accelerazione ai lavori è forse poi venuta dalla
rilevanza simbolica e politica che assume per lo stato francese,
repubblica fondata sulla famosa Dichiarazione dei Diritti del 1789,
che l'adozione della avvenga a dicembre a Nizza, prima dello scadere
del mandato francese alla Presidenza del Consiglio dell’UE.
I contro
Le maggiori opposizioni all'adozione della Carta vengono da chi
teme che la sua vera intenzione non sia quella di garantire i diritti
umani e fondamentali dei cittadini europei, bensì di rappresentare un
primo modello di base legale per fondare un'Unione Europea federale.
Questo riproporrebbe per chi, a un'Europa sopra le nazioni
preferisce un'Europa delle nazioni, l'annoso problema della
conservazione della sovranità nazionale all'interno della UE. Il
timore è che la Carta venga usata per ampliare le competenze
dell'unione, scavalcando la legge nazionale: gli industriali
britannici, ad esempio, hanno violentemente protestato contro un’agenda
di diritti sociali che rischia di spazzare via alcune della maggiori
riforme liberiste sulle quali si basa la competitività dell'economica
della Gran Bretagna.
Una critica più generale riguarda, più che il contenuto della Carta,
il metodo con il quale si è arrivati a scriverla, senza promuovere un
dibattito adeguato tra i cittadini, che dovrebbero essere non solo l’oggetto,
ma anche il soggetto dei diritti. La critica ripropone la frustrazione
crescente dei cittadini alla percezione della distanza che li divide
dai centri del potere europeo, e quindi del deficit democratico del'UE;
la frustrazione porta poi a quel malcontento che viene cavalcato da
partiti come la Lega o i Conservatives britannici.
Sembra quindi farsi sempre più urgente l’elaborazione di forme
nuove di coinvolgimento e partecipazione attiva dei cittadini ai
grandi dibattiti europei. Nel sito del Parlamento si è tentato di
promuovere un forum (http://www1.europarl.eu.int/forum/charter/dispatch.cgi),
la cosiddette agorà della e-democracy, ma gli interventi da
sei mesi a oggi sono stati meno di una cinquantina.
In Italia la Carta è stata poco dibattuta in Parlamento, e solo in
seguito alle ultime vicende il dibattito è passato all'attenzione
dell'opinione pubblica. Questo non ha impedito all'84% degli italiani,
sempre ai primi posti nelle classifiche dell'Eurobarometro
(l'indicatore della Commissione per misurare l'opinione dei cittadini
europei su temi comunitari), di dirsi favorevoli ad una Costituzione
Europea, secondi per entusiasmo solo agli olandesi. Ma tra i primati
italiani registrati dall'Eurobarometro, vi è anche quello di
cittadini maggiormente disinformati sulle tematiche europee.
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