Alla ricerca dei monumenti perduti
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Roma, città eterna. Caput mundi. Capitale d’arte. Questi soltanto
alcuni degli appellativi dell’Urbe, ammirata da italiani e
stranieri che contemplano la storia passeggiando nel traffico del
centro. Resti di vecchi palazzi imperiali si elevano tra nuove
costruzioni e impalcature di recenti restauri. Chiese e basiliche
dei tempi che furono rimangono accanto a nuovi emicicli spogli e
privi di affreschi. Città di contraddizioni, crogiuolo di diverse
etnie e nazionalità. Città del passato e del futuro, dove spazio e
tempo sembrano spesso solo grette categorie che l’alternarsi di
Fori e grattacieli annullano reciprocamente, come gli idiomi misti
degli oranti di strada.
Ma… c’è un ma. O meglio più d’uno. Pannelli giganteschi e
impalcature futuriste celano spesso le bellezze dei tempi andati e
più che un’indicazione monumentale è possible imbattersi in un
susseguirsi di ditte appaltatrici. E come se non bastasse molti
tesori sono chiusi sotto chiave.
A chi protestava contro i lavori giubilari e restauri in corso,
responsabili di un fascino deturpato, giunge inaspettata un’amara
sorpresa. Quella era ben poca cosa rispetto agli scavi scoperti e
subito dopo ricoperti “perchè intralciavano il traffico” e,
soprattutto, rispetto ai 41 monumenti capitolini rimasti
inaccessibili. Si tratta di chiese, mausolei, antiche ville, tutto
serrato da moltissimi anni, per incuria, disattenzione, mancanza di
personale. E di essi rimangono oggi soltanto i racconti degli
anziani e qualche foto sbiadita che li ritrae in tutta la loro
antica maestosità.
Turisti inconsapevoli continuano a vagare nel vuoto, cercando
qualche traccia di ciò che vecchie guide riportano. Ma vana è la
loro ricerca. Impossibile accedere ad esempio alla Casa Romana del
cimitero inglese, memoria di storia e di poesia, perchè “è
sparita la chiave” (è questa la spiegazione ufficiale) e dagli
anni Sessanta nessuno l’ha più ritrovata. Si tratta dell’unica
costruzione in muratura all’interno del camposanto monumentale
sull’Ostiense dove riposano grandi uomini del passato, fra cui
Shelley, che di questo luogo esaltava il fascino, tale "da far
desiderare la morte". Accanto a lui, il figlio naturale di
Wolfgang Goethe, il giovanissimo John Keats e altri artisti e poeti
acattolici residenti nella città eterna.
Lassismo e disattenzione stanno alla base della mancata apertura
della Basilica Neopitagorica di Porta Maggiore a causa "di
danni arrecati agli stucchi", come si vocifera nei corridoi
della Soprintendenza Archeologica. Abbandonate al loro triste
destino anche pietre miliari della storia dell'antichità, come la
Casa di Traiano sull'Aventino, le Terme di Tito, le Terme di
Costantino, la Casa di Augusto, il Mitreo delle Terme di Caracalla,
il Foro di Augusto e quello di Nerva. Questi ultimi, aperti solo su
richiesta, costituiscono una larga fetta dei Fori Imperiali,
delimitati da mura o colonne, ancora esistenti, edificate per
impedire il propagarsi di incendi.
Una parte della Roma imperiale ha resistito all'usura del tempo,
alle guerre e ai bombardamenti, ma non alla burocrazia e al lassismo
delle istituzioni. Ad esempio la splendida, a quanto dicono, casa di
Traiano sull'Aventino: palestre e spogliatoi intorno ad una grande
sala centrale ricca di mosaici, pareti e soffitti decorati in
maniera innovativa per i tempi. Ma... non ci resta che fidarci dei
vecchi racconti. La casa è chiusa dagli anni Sessanta. Stessa sorte
per le Terme di Costantino, costruite dall'imperatore verso il 315
d.C. nella parte meridionale del Quirinale. Le guide della città le
propongono come uno degli ultimi grandi esempi di edifici di questo
tipo costruiti a Roma. Peccato che la visione sia limitata alle
immagini fotografiche ancora in circolazione.
Può sperare in un po' più di fortuna chi si appresta a visitare le
terme di Tito sul colle Oppio, accanto alla Domus Aurea. Venuti alla
luce tra il 1986 e il 1991 grazie agli scavi eseguiti dal Comune, le
possenti murature rinvenute, parti probabilmente dell'antico
complesso, sono accessibili oggi a chi con enorme pazienza si mette
in lista per una visita guidata, da richiedere ovviamente con
notevole anticipo.
Aperta solo su richiesta e solo nei giorni feriali la casa di
Augusto sul Palatino. Si tratta in realtà di una piccola parte
dell'antica dimora, quella costruita dall'imperatore per Livia, sua
terza moglie, interessante soprattutto per l'eleganza delle pitture
murali, ottimamente conservate, tanto da rappresentare l'edificio
meglio conservato di questa zona.
E per il Mitreo delle Terme di Caracalla? Beh, siete in ritardo. E'
rimasto aperto per tutto il mese di settembre, per gentile
concessione della Soprintendenza Archeologica che l'ha inserito
nelle iniziative del mese dedicato alla scoperta dei siti
archeologici. Era chiuso per restauro dagli anni '80. Con un po' di
fortuna tra vent'anni sarà nuovamente visitabile... per un giorno.
Nel frattempo, però, ci si può consolare con il Foro Romano, il
Palatino, il Colosseo, la Domus Aurea, le Terme di Caracalla e
quelle di Diocleziano, gli unici sei monumenti capitolini aperti al
pubblico. Tutti a pagamento (tranne il primo). Sei su quarantasette:
niente male.
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