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Alla ricerca dei monumenti perduti



Maria Teresa Cinanni



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Roma, città eterna. Caput mundi. Capitale d’arte. Questi soltanto alcuni degli appellativi dell’Urbe, ammirata da italiani e stranieri che contemplano la storia passeggiando nel traffico del centro. Resti di vecchi palazzi imperiali si elevano tra nuove costruzioni e impalcature di recenti restauri. Chiese e basiliche dei tempi che furono rimangono accanto a nuovi emicicli spogli e privi di affreschi. Città di contraddizioni, crogiuolo di diverse etnie e nazionalità. Città del passato e del futuro, dove spazio e tempo sembrano spesso solo grette categorie che l’alternarsi di Fori e grattacieli annullano reciprocamente, come gli idiomi misti degli oranti di strada.

Ma… c’è un ma. O meglio più d’uno. Pannelli giganteschi e impalcature futuriste celano spesso le bellezze dei tempi andati e più che un’indicazione monumentale è possible imbattersi in un susseguirsi di ditte appaltatrici. E come se non bastasse molti tesori sono chiusi sotto chiave.

A chi protestava contro i lavori giubilari e restauri in corso, responsabili di un fascino deturpato, giunge inaspettata un’amara sorpresa. Quella era ben poca cosa rispetto agli scavi scoperti e subito dopo ricoperti “perchè intralciavano il traffico” e, soprattutto, rispetto ai 41 monumenti capitolini rimasti inaccessibili. Si tratta di chiese, mausolei, antiche ville, tutto serrato da moltissimi anni, per incuria, disattenzione, mancanza di personale. E di essi rimangono oggi soltanto i racconti degli anziani e qualche foto sbiadita che li ritrae in tutta la loro antica maestosità.

Turisti inconsapevoli continuano a vagare nel vuoto, cercando qualche traccia di ciò che vecchie guide riportano. Ma vana è la loro ricerca. Impossibile accedere ad esempio alla Casa Romana del cimitero inglese, memoria di storia e di poesia, perchè “è sparita la chiave” (è questa la spiegazione ufficiale) e dagli anni Sessanta nessuno l’ha più ritrovata. Si tratta dell’unica costruzione in muratura all’interno del camposanto monumentale sull’Ostiense dove riposano grandi uomini del passato, fra cui Shelley, che di questo luogo esaltava il fascino, tale "da far desiderare la morte". Accanto a lui, il figlio naturale di Wolfgang Goethe, il giovanissimo John Keats e altri artisti e poeti acattolici residenti nella città eterna.

Lassismo e disattenzione stanno alla base della mancata apertura della Basilica Neopitagorica di Porta Maggiore a causa "di danni arrecati agli stucchi", come si vocifera nei corridoi della Soprintendenza Archeologica. Abbandonate al loro triste destino anche pietre miliari della storia dell'antichità, come la Casa di Traiano sull'Aventino, le Terme di Tito, le Terme di Costantino, la Casa di Augusto, il Mitreo delle Terme di Caracalla, il Foro di Augusto e quello di Nerva. Questi ultimi, aperti solo su richiesta, costituiscono una larga fetta dei Fori Imperiali, delimitati da mura o colonne, ancora esistenti, edificate per impedire il propagarsi di incendi.

Una parte della Roma imperiale ha resistito all'usura del tempo, alle guerre e ai bombardamenti, ma non alla burocrazia e al lassismo delle istituzioni. Ad esempio la splendida, a quanto dicono, casa di Traiano sull'Aventino: palestre e spogliatoi intorno ad una grande sala centrale ricca di mosaici, pareti e soffitti decorati in maniera innovativa per i tempi. Ma... non ci resta che fidarci dei vecchi racconti. La casa è chiusa dagli anni Sessanta. Stessa sorte per le Terme di Costantino, costruite dall'imperatore verso il 315 d.C. nella parte meridionale del Quirinale. Le guide della città le propongono come uno degli ultimi grandi esempi di edifici di questo tipo costruiti a Roma. Peccato che la visione sia limitata alle immagini fotografiche ancora in circolazione.

Può sperare in un po' più di fortuna chi si appresta a visitare le terme di Tito sul colle Oppio, accanto alla Domus Aurea. Venuti alla luce tra il 1986 e il 1991 grazie agli scavi eseguiti dal Comune, le possenti murature rinvenute, parti probabilmente dell'antico complesso, sono accessibili oggi a chi con enorme pazienza si mette in lista per una visita guidata, da richiedere ovviamente con notevole anticipo.

Aperta solo su richiesta e solo nei giorni feriali la casa di Augusto sul Palatino. Si tratta in realtà di una piccola parte dell'antica dimora, quella costruita dall'imperatore per Livia, sua terza moglie, interessante soprattutto per l'eleganza delle pitture murali, ottimamente conservate, tanto da rappresentare l'edificio meglio conservato di questa zona.

E per il Mitreo delle Terme di Caracalla? Beh, siete in ritardo. E' rimasto aperto per tutto il mese di settembre, per gentile concessione della Soprintendenza Archeologica che l'ha inserito nelle iniziative del mese dedicato alla scoperta dei siti archeologici. Era chiuso per restauro dagli anni '80. Con un po' di fortuna tra vent'anni sarà nuovamente visitabile... per un giorno.

Nel frattempo, però, ci si può consolare con il Foro Romano, il Palatino, il Colosseo, la Domus Aurea, le Terme di Caracalla e quelle di Diocleziano, gli unici sei monumenti capitolini aperti al pubblico. Tutti a pagamento (tranne il primo). Sei su quarantasette: niente male.

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