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Paola Casella
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Alzheimer, scritto e diretto da Alex Sampayo Parra, Spagna,
durata 9 minuti
Fra i cortometraggi che partecipano alla Competizione
internazionale del Festival Internazionale del Cortometraggio, a
Siena dal 22 al 29 novembre, ce n'è uno che mette davvero i
brividi. Non parliamo del suo valore artistico, anche perché
sarebbe scorretto farlo a competizione non ancora avvenuta. Parliamo
del suo messaggio, che arriva diretto come un pugno.
Si tratta di Alzheimer, scritto e diretto dallo spagnolo Alex
Sampayo Parra, che in nove minuti ripercorre l'intera esistenza di
un uomo colpito da quello che è stato definito il nuovo male del
secolo - o il male del nuovo secolo. Visto che è corto, si può
raccontarlo per intero. La prima scena è ambientata nella camera da
letto del malato, attorno al quale si sono raccolti tutti i
familiari, in una specie di veglia. Fra loro, due giovani che
ridono, perché la gioventù rifugge il dolore, ma forse anche
perché a due ragazzi il problema della perdita della memoria sembra
lontano: loro le memorie devono ancora costruirsele.
Per il protagonista, invece, un uomo anziano, i ricordi sono tutti
già lì, eppure tutti irraggiungibili. Ogni tanto apre gli occhi e
getta uno sguardo sul televisore, dove appaiono spezzoni di vecchi
film (il finale di Quarto potere, una locomotiva, forse
quella de La grande rapina al treno), ognuno identificato
come fragmento do cine.
Così come nel corso dell'agonia dell'uomo riaffiorano, come una
serie di quadri surrealisti, i frammenti dei ricordi più remoti.
Come il signore con la bombetta di Magritte, il protagonista assiste
- a lato, di fronte, di spalle - ad una nascita (la sua?), o al
momento di gioia di un ragazzo che nuota in uno stagno (se stesso?),
mentre lui grida la sua disperazione, guardando fuori
dall'inquadratura.
Se all'inizio del suo excursus nella memoria lo vediamo camminare
lungo binari ferroviari che non si sa dove portino né da dove
provengano, alla fine lo ritroviamo alla stazione, insieme a tanti
passeggeri in attesa, ognuno con in mano un palloncino bianco. Il
palloncino sfuggirà di mano prima a lui, poi a tutti gli altri.
L'ultima scena vede la stanza del malato vuota, il letto rifatto, e
una donna anziana (la moglie, o forse la madre) rimasta a
rassettare. Sul nero, appare una scritta: "Quando la tua
memoria svanisce, tu scompari". E Sampayo elenca le cifre di un
fenomeno in crescita esponenziale: l'Alzheimer come malattia in
progressione geometrica, anche solo per via dell'aumento della
longevità.
Alzheimer è un corto di denuncia che, attraverso immagini
oniriche e angosciose, ricrea il vuoto pneumatico che circonda chi
ha perso la memoria di sè e di tutto ciò che lo circonda. E
comunica il senso di impotenza di una società che si confronta con
uno dei peggiori incubi dell'uomo: quello di perdere completamente
la propria identità, insieme al proprio passato.
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