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Segnalazione/Sincretismi


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Sincretismi, con Letizia Cariello, Carlos Garaicoa, Mona Marzouk, Italo Zuffi
Quando: dal 12 al 31 ottobre 2001;
dal lunedì al venerdì (esclusi i festivi) mattina 10.00/13.00, pomeriggio 14.30/18.00.
Dove: Fondazione Adriano Olivetti - Sala Roberto Olivetti
Via Zanardelli, 34 - Roma.

La Fondazione Adriano Olivetti ha intrapreso lavori di ampliamento e ristrutturazione dei suoi spazi al pianterreno destinati a convegni e mostre. Tre sale, per una superficie totale di 300 mq., che diverranno un centro multimediale destinato alla realizzazione di un articolato programma di convegni, presentazioni, dibattiti ed esposizioni in linea con le tematiche delle ricerche e degli studi promossi.

Il nuovo spazio della Fondazione Adriano Olivetti, che sarà dedicato alla memoria di Roberto Olivetti, ha riaperto la stagione espositiva venerdì 12 ottobre con la mostra Sincretismi a cura di Teresa Macrí e Bartolomeo Pietromarchi.

Quattro artisti di territori e di culture diverse s’incontrano sul dato tematico dello spazio: individuale, urbano, metropolitano, architettonico. Uno spazio che declina le variazioni delle loro identità e che ad essa commisurano le proprie appartenenze. Inoltre, la diversificazione che tramite le loro opere gli artisti rappresentano, diviene una sorta di mappa di un sé esteso come riaffermazione delle proprie differenze.

Qui, i termini di local e di global si contrappongono in un’esperienza comune che afferma invece il concetto di sincretismo ossia di quel processo identificativo che non annulla le differenze (per affermarne una piatta omogeneizzazione) ma ne rispetta fondamenti e singolarità per intrecciarle fra loro.

L'esposizione Sincretismi, tende, infatti, a evidenziare come, attraverso la differenza si costruiscono rapporti e scambi simbolici all'interno delle varie culture. In questo senso i quattro artisti invitati: Mona Marzouk (Egitto), Carlos Garaicoa (Cuba),Letizia Cariello e Italo Zuffi (Italia) amalgamano, nella loro diversità, una esperienza comune che ingloba e trasferisce i segni e i sentimenti del vivere l'arte oggi all'interno di un sistema planetario.

L'identificazione del soggetto attraverso la connotazione del luogo e della propria cultura e le trasformazioni determinate dal processo tecnocratico della globalizzazione sono il punto di partenza della ricerca artistica di Carlos Garaicoa, in cui si realizza un sincretismo organico tra pubblico e privato, tra tema e linguaggio, tra proiezione architettonica e poetica artistica. Dall'Avana a Bogotà, da Cuito Canavale a San José de Costa Rica, da Copenaghen ad Arnhem gli spazi rappresentati dall'artista preludono a un recupero della storia del luogo e alla mitizzazione degli elementi. Nell'installazione in mostra Jardin, l'empatia con lo spazio, l'ossessione del recupero oggettuale, la frenesia del viaggio rivelano la sua osmosi con il mondo.

Nell'opera Reconfigured Monuments dell'artista egiziana Mona Marzouk, il confronto con le culture e i popoli del passato, dalla potenza evocatrice dell'antico Egitto, all'impero romano e le successive influenze islamiche, è risolto in un'architettura immaginifica, espressa attraverso una dimensione scultorea. Anch'essa imprigiona, in un sincretismo temporale, cultura e pensiero, utilizzando forme architettoniche dal complesso significato simbolico, religioso o politico, e rielaborandone il senso. Stereotipi e cliché vengono surclassati da azzardi plastici e scarti formali, riportando magicamente l'aura di un mondo così lontano e così vicino al presente. Un mondo che non è più altrove poiché la frattura tra geografie e cultura è già azzerata.

Negli interventi dei due artisti italiani, Letizia Cariello e Italo Zuffi, l'attenzione si sposta da una dimensione e pubblica e urbana dello spazio, connotato storicamente e socialmente, ai luoghi del vivere quotidiano, domestico.

L'opera di Letizia Cariello L'ombra mia mi ha fatto paura sviluppa, a partire da una citazione tratta dalle Letture mistiche di Caterina da Siena, una riflessione sull'esperienza dell'abitare e sulla paura, le ossessioni, interiorizzate giorno dopo giorno in una incessante corsa attraverso percorsi predeterminati. L'idea della tenda, del rifugio, diviene così il luogo in cui preservare il proprio spazio interiore, come una fragile membrana attraverso la quale sottrarsi alla trappola dell'ordine, in un confine indefinito fra luce e ombra, interno ed esterno.

Nel video di Italo Zuffi Shaking Doors II, è rappresentata un'animazione di porte sottoposte ad un tremolio ininterrotto, come se fossero scosse da un terremoto o in procinto di crollare. L'ultima porta si smonterà lentamente nei suoi pezzi, simulando una caduta, in un processo di destrutturazione spaziale e temporale. Nelle "scomposizioni" di Zuffi le regole fisiche vengono annullate dal rovesciamento visivo, secondo una logica del tutto soggettiva, rivelando un'inquietudine dello stare al mondo, un agire che compone e scompone le coordinate attraverso le quali relazioniamo la nostra identità allo spazio e al tempo.

Per ulteriori informazioni:
Fondazione Adriano Olivetti
Via Zanardelli, 34
00186 Roma
tel. 06 6877054

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