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Rossi a Manhattan



Tina Cosmai




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Eric Salerno, Rossi a Manhattan, Quiritta Edizioni 2001,156 pagine, 25.000 lire

Rossi a Manhattan
è un libro a metà tra il saggio e il romanzo, o forse non è né l’uno né l’altro, ma un intimo ritratto, una profonda ricerca storica e personale.

L’autore, Eric Salerno, scava a fondo nelle sue propaggini, da suo nonno a suo padre a suo figlio, per manifestare il suo ideale di vita e di cultura. Un ideale che ha segnato i percorsi esistenziali di tutta la sua famiglia: quello del diritto all’uguaglianza umana e culturale tra gli uomini.

La storia inizia nel 1923, quando Michele Salerno, il padre di Eric arriva negli Stati Uniti da un piccolo paese della Calabria, Castiglione Cosentino. Emigra in America perché mal sopporta il regime fascista nascente in Italia. Lui, comunista di famiglia cattolica, desidera un vivere intenso, in cui la diversità di idee tra i popoli, le nazioni, sia un elemento di incontro e non di conflitto.

Michele è descritto dal figlio come un uomo aperto al futuro in maniera esagerata, egli guarda avanti così intensamente da non poter quasi più ricordare per raccontare. Ed è questo il nucleo del libro, l’esigenza di raccontare la Storia, quella di un secolo, il Novecento, denso di avvenimenti che hanno popolato la vita di Michele e di Eric come il maccartismo, il delirio del comunismo sovietico, l’Italia del dopoguerra, la Gerusalemme del sionismo e dell’Intifada.

Eric Salerno raccoglie le testimonianze della sua storia che si mescola alla Storia civile, politica e culturale di un intero secolo, ed è bellissima questa mescolanza di emozioni e di avvenimenti, che creano il mosaico della vita di un uomo.

Sua madre, Elizabeth Esbinsky Salerno, detta Betty, è portatrice, nella trama di questo libro, di tutta la storia che fu degli ebrei russi, da quando i bolscevichi erano al potere in tante zone della Russia: le guardie bianche dello zar che combattevano contro i rossi, la guerra civile, le lotte antisemite. Betty è portata in salvo in America, ma la coscienza ebraica ravviva sempre la sua identità, una coscienza che costituisce le radici di Eric e di Michele, che ritiene, ostinatamente, di avere origini ebraiche non riconosciute.

L’approdo a New York di Mike e Betty non è semplice: dalla lotta antifascista durante il colonialismo in Italia, alla nascita della dittatura spagnola del generale Franco, alla persecuzione dei comunisti americani durante la guerra fredda, l’impegno dei Salerno nella difesa dei diritti umani e civili è sempre forte e presente, è la loro motivazione esistenziale.

Ed è attraverso questo impegno che la Storia acquista un’anima. Il comunismo è certamente un’ideologia per Michele, la rappresentazione della necessità di indipendenza di cui ogni nazione e ogni uomo ha diritto. Il comunismo è un valore di libertà che viene trasmesso di padre in figlio, non è una dittatura, un’imposizione, ma un modo di pensare, una weltanshauung. L’intuizione di Michele è la difesa della dignità umana, distrutta dalle guerre, dalla dura lotta ebraica per la ricerca di un territorio. Gli ebrei sono un po’ il simbolo di questa ideologia, perché anche dopo la diaspora, hanno mantenuto una loro identità etnico-religiosa, preservatrice della loro origine.

Eric Salerno descrive con chiarezza e intensità le persecuzioni che suo padre ha subito in America come cittadino comunista. Il controllo continuo dei servizi di sicurezza che vedevano nella lotta al capitalismo condotta da Michele, una vera e propria attività di spionaggio. Egli è considerato un sovversivo e per questo sarà deportato, cacciato dall’America, il 28 luglio 1950. Michele continuerà la sua difesa per gli ideali e i principi della democrazia in Italia, dove lavorerà per “Paese Sera”.

Ma l’intensità non è l’unica nota di questo libro, esso è denso di un sentimento nostalgico, che si manifesta nella narrazione di quella storia che vide nel movimento delle Brigate Rosse il tradimento alla democrazia comunista, con l’uccisione di Aldo Moro.

Per Eric Salerno, il crollo dei regimi totalitari dell’Europa dell’est, del muro di Berlino, ha segnato certamente il riconoscimento di tutti gli errori e gli orrori di cui il governo di Mosca fu responsabile, ma anche il rischio di una condanna per tutto ciò che il comunismo e il socialismo sono, nella lotta per la parità e la dignità umana, e quindi la nostalgia per una perdita di identità.

Un sogno fu quello di Mike e Betty, un grande sogno che non videro mai realizzato, un sogno che la Storia, probabilmente, non ha saputo riconoscere ed interpretare.

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