Residencia de Estudiantes
Alicia García
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Una finzione intenzionale
Era la casa dei poeti estudiantes. Nacque nel 1910 per accogliere i
Liberi Pensatori. In una Spagna ancora troppo intorpidita dalle idee
conservatrici della Restaurazione, rassegnata a lasciar passare il
tempo senza voler cambiare lo stato naturale delle cose, la residenza,
e con essa tutta Madrid, cominciò, verso gli Anni Dieci, a fornire i
primi sintomi di risveglio.

La Spagna non era allora lo Stato di avanzato federalismo d’oggi.
Tutto, assolutamente tutto, era centralizzato a Madrid, la città
piena di luci che offriva ai giovani la possibilità di rompere con la
borghesia delle provincie, che faceva conoscere l’arte del realismo
insieme ai caffè pieni di intellettuali dove si discuteva fino all’alba,
i teatri che cambiavano rappresentazione ogni settimana…la speranza,
insomma, di poter fare una rivoluzione politica e estetica.
Dipendeva da questa città la possibilità di aprire o chiudere le
porte alle avanguardie che prendevano vita in Europa e all’idea di
progresso che in altri paesi diventava già bandiera. Purtroppo nel
1936 un sollevamento militare e poi una guerra fratricida hanno
sbarrato definitivamente questa porta.
Cos’era, di preciso, questa casa sulla Calle del Pinar? La
Residencia de Estudiantes è il frutto delle idee innovatrici della
Institución Libre de Enseñanza, fondata nel 1886 da Francisco Giner
de los Ríos. La Residenza si poneva il compito iniziale di supportare
l’insegnamento universitario attraverso la creazione di un ambiente
intellettuale e di convivenza fra studenti e insegnanti, fra gli
uomini delle arti e quelli delle scienze, con un marcato stampo
umanistico, e di essere il centro di accoglienza delle avanguardie
europee.
Lorca, Dalí e Buñuel furono tra i residenti più prolifici. Lo
scrittore Miguel de Unamuno, il compositore Manuel de Falla, i poeti
Juan Ramòn Jimènez, Pedro Salinas e Rafael Alberti, il filosofo
Josè Ortega y Gasset -per citarne solo alcuni- si potevano spesso
incontrare agli appuntamenti della strapiena agenda culturale della
casa. Anche Albert Einstein, Paul Valery, Marie Curie, Igor Stravinsky,
John M. Keynes, Walter Gropius, Henri Bergson, Le Courbusier vi
passarono per scambiare conoscenze e impressioni.

La casa si trovava in una zona tranquilla di Madrid, su un colle
battezzato dai poeti come Colina de los Chopos (Colle dei Pioppi)
Aveva una cinquantina di camere, molto austere e semplici (letto di
pino, vaso da notte, libreria, scrivania e due sedie). Le occupavano
giovani, dai 15 anni in avanti per i quali i genitori, o loro stessi,
avevano scelto una educazione alternativa a quella dell’Università
Centrale.
La Residenza si finanziava con gli affitti pagati dagli studenti,
anche se dopo qualche anno una parte dei fondi furono destinati a
creare borse di studio per i meno agiati. Come unico lusso, in mezzo a
questo clima di silenzio e austerità, c’era un pianoforte nel
salotto del piano terra. Lo suonava spesso Lorca dopo la cena. Nella
loro vita quotidiana, gli studenti adottavano le abitudini inglesi,
considerate più adatte allo sviluppo della creatività, con pasti
anticipati agli usi spagnoli e tè in giardino alle cinque di
pomeriggio.
La poesia è stata forse l’attività che si è sviluppata tra quelle
mura nel modo più bello e profondo. Raramente era il centro della
vita collettiva, tranne nella camera di Lorca, che invitava spesso gli
amici a letture di versi.
Nella residenza nacque la cosiddetta Generazione del’27, che
raccoglieva un gruppo di poeti rinnovatori, con proposte che
oscillavano tra il populismo poetico e una revisione dello stile
barocco. Erano i giovani, quasi sempre colti, benestanti, repubblicani
e di sinistra che hanno scritto una delle pagine più importanti della
letteratura spagnola, facendo sì che quegli anni diventassero il
Secolo d’Argento delle Lettere spagnole (il Secolo d’Oro era stato
quello di Cervantes, la picaresca, Santa Teresa y San Juan de la Cruz).
Federico García Lorca, Rafael Alberti, Pedro Salinas, Luis Cernuda,
Gerardo Diego, Dámaso Alonso, Manuel Altolaguirre e Jorge Guillén
avevano scritto il manifesto generazionale sulla Colina de los Chopos.
Decisero di scegliere, simbolicamente il 1927 perché era l'anno in
cui si celebravano i 300 anni dalla morte del poeta Luis de Góngora.
I giovani del’27 organizzarono una serie di atti nella residenza per
rivendicare al grido di “viva don Luis” l’opera del poeta di
Córdoba, un’opera difficile che ancora non era stata riscoperta,
contestando così il criterio dell’Accademia della Lingua Spagnola.
Dal 1920 fino al 1936 quei giovani hanno creato una vera e propria
generazione letteraria, come poche volte è accaduto nella storia
della cultura. Non avevano un leader, anche se spesso spiccava la
presenza del maestro Juan Ramón Jiménez. In realtà non contestavano
un tipo di letteratura specifica, anzi, erano abbastanza rispettosi
della tradizione letteraria. e non si contraddistinguevano per
un unico stile letterario ma in tutti esisteva il desiderio di
rinnovare il linguaggio poetico.
Per tutti, la poesia era qualcosa di molto serio, cui bisognava
lavorare duramente, cercando sempre la perfezione formale e
concettuale. E per questo Góngora era il loro modello. Rifiutavano in
un certo senso il sentimentalismo e la retorica e tendevano a
considerare la poesia come un mistero. Fino al 1927 furono
fortemente influenzati dal disumanismo cubista e dal futurismo,
arrivando perfino a odiare l’aneddotico e il sentimento. Dal ’27
invece si notò una progressiva umanizzazione nei contenuti.

Cercavano, insomma, una serie di difficili equilibri: tra l’intellettuale
e il romantico, frenando il sentimento sempre attraverso l’intelligenza.
Fra concezione romantica e classica dell’arte -Lorca diceva spesso
che sebbene era poeta per la grazia di Dio (o del demonio) lo era
anche per la tecnica e lo sforzo-. Fra la poesia pura (l’arte per
l’arte) e quella umana, impegnata sui problemi dell’uomo
(soprattutto dopo il 1936). Fra l’arte rivolta alla minoranza e il
gusto d’arrivare al popolo (l’esempio più chiaro è di nuovo
Lorca). Fra la vocazione europea e universale e un amore profondo per
la poesia spagnola più tradizionale. E infine fra tradizione
(adoravano i classici) e rinnovamento (erano pronti ad accogliere
qualsiasi nuova espressione dell’arte).
Furono sicuramente anni d’oro per chi amava creare e poteva andare a
scoprire Madrid. La residenza accolse questi giovani e nessuno al
mondo potrà sapere se avrebbe anche ospitato nuove generazioni di
poeti dopo la generazione del '27. Perché l’avventura, come
sappiamo tutti, ebbe un tragico finale. Lorca fu fucilato nel 1936 e
il gruppo di amici si disperse. Rimasero in Spagna soltanto Dámaso
Alonso e Vicente Aleixandre, per testimoniare attraverso una poesia
angosciata ed esistenzialista la durissima guerra del paese ormai
diviso in due. Tutti gli altri andarono in esilio.
Durante il franchismo, la casa della Colina de los chopos fu
trasformata in un palazzo di lusso, con lampade sontuose e mobili
scuri. Dopo la morte di Franco i tre padiglioni furono restaurati. Uno
di loro è oggi una Scuola Media, gli altri due appartengono al
Consiglio Superiore di Ricerca Scientifica (CSIC), che per riprendere
l’intenzione iniziale, serve ad accogliere ricercatori e artisti di
passaggio a Madrid e continua a organizzare conferenze e attività
culturali, anche se non più come alternativa all’educazione
ufficiale ma come parte di essa. Ma sarà veramente difficile trovare
qualcosa di simile a quei ragazzi del’27.
Biblioteca basica per un approccio al 27.
Lettere da New York, Federico García Lorca, 1993, Archinto
La voce a te dovuta, Pedro Salinas, 1979, Einaudi
Marinero en tierra, Rafael Alberti, 1981, Paperback
Hijos de la ira, Daamaso Alonso
Clamor, Jorge Guillén, 1997, Hardcover
Alondra de verdad, Gerardo Diego
Spade come labbre, Vicente Aleixandre, 1991, Utet
Donde habite el olvido, in Selectd Poems of Luis Cernuda,
Luis Cernuda, 2000, Paperback
I link:
Sito ufficiale della
Residencia
La
Residencia nella storia di Madrid
Servizio
sulla nuova Residencia
lugares
lorquianos
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