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Mario Luzi: scrivere come euforia vitale



Serena Vinattieri



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Per Mario Luzi la poesia “è quel supplemento di verità di cui sentiamo il bisogno…”. A lui è stato dedicato il Luziday, celebrato lo scorso17 maggio alla Fiera del Libro di Torino.

Riconosciuto oggi come uno dei maggiori poeti del Novecento, Luzi è una figura intellettuale di primo piano: narratore, saggista, autore di teatro e traduttore di numerosi colleghi francesi, inglesi e spagnoli.

È nato a Castello nei pressi di Firenze e festeggerà ottant'anni il prossimo venti ottobre. Nel 1926 si trasferisce con la famiglia a Siena di cui ricorda “mi ritiravo in una grotta detta la Riccia e lì leggevo e fantasticavo”. Tre anni dopo è di nuovo a Firenze dove compie gli studi liceali e universitari, laureandosi con una tesi sullo scrittore cattolico francese François Mauriac. Per qualche anno insegna nella scuole superiori e dal 1955 al 1985 è professore di letteratura francese alla facoltà di Scienze Politiche di Firenze.

Luzi scrive la sua prima poesia a otto anni: “Stavo giocando con dei compagni nella strada, nel giardino. Ad un certo punto lasciai la compagnia perché avevo bisogno di andare a scrivere…”. Al liceo è anche molto interessato alla filosofia:“Non sapevo quale sarebbe stato il mio destino. Sentivo queste due attrattive. Certo i momenti di creatività mi rendevano felice. L’interesse per la poesia mi eccitava l’intelletto, la mente”.


I suoi esordi letterari risalgono agli anni prima della guerra, quando comincia a frequentare altri giovani poeti della scuola ermetica (Bigongiari, Parronchi, Bo) e collabora a riviste d'avanguardia come Frontespizio e Campo di Marte. La Barca del 1935 è il simbolo di un viaggio cominciato a vent’anni, che ha toccato varie tappe e di cui l’autore non conosce il destino: se l’approdo o il naufragio.

Luzi si definisce come “l’assenza di un riflesso fisso a luce costante, il rispecchiamento di un flusso mobile in preda alla memoria e alla coscienza”: colui che ha sempre attribuito molta importanza all’esperienza e al colloquio con gli altri. La poesia è una necessità per chi la pensa e la scrive ed è una necessità per chi la riceve: la parola è uscita dal silenzio del circoscritto ego per dirigersi verso un suo simile, un fratello.

Per chi scrive, il numero dei destinatari non può essere prevedibile: uno o mille lettori? Non ha importanza, dice Luzi, perché la poesia non arriva attraverso un comizio o un festival, non è un’imposizione del megafono o della pubblicità. Essa può arrivare solo attraverso un incontro imprevisto, come l’innamoramento per alcuni versi.

“In un mondo dove l’identità è perduta - sostiene il poeta toscano - la poesia è la chiave per ritrovare e risvegliare nella natura dell’uomo la capacità di desiderare ancora, di prendere coscienza dell’impoverimento e delle sottrazioni cui tutti siamo stati soggetti”.

La poesia è utile all’uomo perché lo richiama di fronte a se stesso e gli fa sentire quello che gli viene tolto. È un’utilità indiretta, ma molto profonda e costante. “Probabilmente noi non saremmo gli stessi se non fosse esistito Leopardi. che aveva pochissimi lettori ma questo non significa che non abbia influito sulla cultura contemporanea e futura; quindi, per vie indirette e un po’ sotterranee, la poesia s’infiltra e domina tutta la cultura”.

Per Luzi il successo è fortuito e accidentale. Ogni giorno il poeta deve scendere dal proprio effimero piedistallo e immergersi nell’anonimato, che è la vera condizione di partenza, da cui deriva la percezione e anche il giudizio sul mondo. A volte, però, qualcuno gli ha confidato di aver ricavato beneficio dalla lettura dei suoi lavori: “per esempio, quando arrivano certe lettere o testimonianze di ragazzi e ragazze che confessano che si sarebbero buttati nel terrorismo o avrebbero continuato con la droga se non avessero incontrato i miei versi… Io stupisco. Ma comprendo che quella a me stesso inconfessata speranza mi aveva sostenuto nel mio lavoro e che sarebbe mostruoso senza di essa continuare a farne, di versi”.

Il mestiere di scrivere è quell’euforia vitale, quel senso di essere al mondo che certe persone provano unicamente:“La poesia è stata la ragione della mia vita, perché credo non avrei trovato un motivo sufficiente d’impegno e di convinzione nella continuità dell’esistere, nell’essere presente al mondo, senza questo cimento con la parola”.


I link:

Articolo di “Repubblica” del 18 maggio 2001

Conversazione. Interviste 1953-1998 a cura di Annamaria Murdocca. Volume di interviste scelte di Mario Luzi.

Biografia

Biografia

(ingl) Biografia

(fr) Biografia e opere

Interviste e poesie de “L'opera poetica”

Centro Studi Mario Luzi "LA BARCA"

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