Scusa cara, scendo un attimo a
comprare un CD
Francesco Mandica
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Ah la coppia, strana monade in perenne crisi…Nessuno si pone mai il
problema che la coppia sia di fatto il frutto di due single che un bel
giorno decidono di buttare mezz’etto di pasta in più e di rianimare
un pesto rimasto in quarantena nel frigo. Poco tempo fa fantasticavamo
sulle cene di San Valentino, idillio più o meno riuscito di molti menage
nostrani ma evidentemente, come nei migliori film, non abbiamo fatto i
conti con il seguito della storia: dove sono andate a finire le coppie
che speravamo fiorissero da quel fatidico 14 febbraio?
Probabilmente spenti i primi fatui fuochi del parnaso amoroso, molti
avranno iniziato a pensare che sarebbe stato meglio continuare a
portare il cane fuori nella speranza di trovare l’anima gemella al
guinzaglio di un husky o che fissando il certosino nel banco frigo di
un discount avrebbero prima o poi incrociato gli occhi di un’affascinante
caseinomane desiderosa di affetto.
Ma c’è una categoria protetta di tenaci e indomiti romantici che,
incuranti di quattrozampe e latticini, e soprattutto stanchi di dover
fare smancerie a un bambino in carrozzina pur di intenerire la giovane
madre al parco, continuano a sperare nel valore della coppia. E’ a
questi temerari che il nostro pensiero va con particolare affetto,
paladini del talamo, eroi della coperta termica, forzati acquirenti
della rosa purpurea dal Cairo.
Volendoli tutelare (perché si sa in questo paese chi non fa figli fra
un paio d’anni verrà citato in giudizio) forniamo loro un piccolo
prontuario di desistenza musicale, tre piccoli suggerimenti, tre scuse
per non dover dire “scendo un attimo a prendere le sigarette”
visto che oltretutto l’ultima sigaretta l’hanno accesa durante la
presidenza Saragat.

Uri Caine, The Goldberg variations, Winter & Winter
La variazione, vero antidoto per la coppia e linfa vitale della
musica. Uri Caine, pianista di grido della scena avantgarde di
New York ha riletto a modo il Bach delle variazioni di Goldberg con
tanto di violloncelli e dj. Chi si avventurerà oltre il primo ascolto
scoprirà un mondo in bilico fra tradizione e innovazione. Fortemente
consigliato a chi crede che la vita sia tutta maledettamente uguale.

Rabih-Abou-Khalil, The cactus of knowledge, Enja records
Gli esotismi dell’oud (una strana specie di liuto di
ascendenza araba) vi faranno accettare di buon grado persino la
terribile idea di dover svernare in qualche patinato villaggio
turistico tunisino, con tanto di animazione. La vostra solida scorza
di sapere musicale vi eviterà l’incubo dei balli sociali. Il disco
di Khalil vi consentirà di guardare alla musica araba con occhi, pardon,
orecchie diverse.

Bob Belden, Black dahlia, Blue note/Emi
Un po’ di mistero non guasta mai e, se proprio dovete uscire (la
famosa passeggiata serale per cui mentite spudoratamente millantando
acquisti di improbabili sigarette), sappiate che l’imprevisto è
dietro l’angolo. L’ultima fatica del sassofonista americano Bob
Belden rievoca i fasti della Los Angeles noir degli anni
Quaranta…vi basterà un borsalino calcato sulle tempie, un
bastoncino di liquirizia tra i denti (no, niente sigarette!) e tornare
al tetto coniugale sarà la cosa più naturale e rassicurante del
mondo.
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