Le risposte della gente
Antonia Anania
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“Felicità è…”. Caffè Europa ha incontrato varie
persone per strada, al mercato, sull’autobus, le ha ascoltate al
telefono, le ha spiate in soggiorno, in coppia, da sole. Per cercare
dialoghi e definizioni di una felicità, che non può essere solo
“un bicchiere di vino e un panino”, ma che non può nemmeno
essere solo analisi filosofica. Qualcosa di più, qualcosa di meno?
Questo è quanto ascoltato.
In tempi di guerra
Feras Kouki, 25 anni, restaura tappeti, è siriano e musulmano (“che
oggi è come dire cattivo, per voi occidentali”): “Felicità è
pace nel mondo, perché cristiani e musulmani, bianchi e neri non
sono diversi: il sangue che ci scorre nelle vene ha lo stesso colore
per tutti”.
Citazioni
Elisabetta Mendolia, 32 anni, laureata in Lettere in cerca ‘infinita’
di occupazione: “Non lo so più, cosa sia la felicità, ho molta
confusione in testa. C’è quella grande che ha provato Madre
Teresa di Calcutta facendo del bene, quella piccola, quotidiana, di
prendere un bel voto a scuola, superare un concorso, comprarsi un
maglione, innamorarsi. Giorni fa a Domenica in Woody Allen ha
detto che i momenti di dolore sembrano più numerosi di quelli di
gioia perché sono più profondi, ci sembra che si sentano di più…
Forse felicità sono 5 minuti di serenità, una piccola notizia, una
pausa tra un dolore e l’altro, una difficoltà e l’altra,
perché il dolore a volte è più forte e si sente di più. Sentirsi
felici.. lo può dire solo chi lo è veramente, se magari un giorno
mi succederà, ti telefono… Forse è svegliarsi una mattina e
avere qualche anno in meno, senza per questo tornare indietro”.

Fabrizio Natalini, 44 anni, è assistente
universitario: “Felicità per me è condividere qualcosa con
qualcuno ancora capace di condividere, e alla mia età non sono in
molti…anche se Flaiano diceva che i giorni importanti della vita
sono due o tre e gli altri fanno volume. Io posso dire che ne ho
avuti parecchi felici”.
Serenità, io e gli altri
Giovanna Aulenti, 37 anni, informatico: “Non so che cosa sia la
felicità, ma sento di essere felice quando non ho un peso sullo
stomaco e riesco a sorridere, persino in ufficio”.
Abdel Ganem (detto Mimmo), 42 anni, egiziano, fruttivendolo: “Felicità
è non pensare mai male degli altri, fino a quando non si trovano le
prove”.
Anna La Monica, 50 anni, ha un diploma di maestra di scuola materna,
ma non ha mai insegnato, è casalinga: “La felicità è essere
sereni interiormente, non avere ossessioni. Solo dopo aver
conquistato la serenità interiore, anche grazie alla fede in Dio,
sono stata felice con gli altri”.
Marcella Lipari, 60 anni, docente universitaria: “Per me è vivere
serenamente con il mondo e con il mio compagno. Vincere dieci
miliardi mi farebbe restare senza parole ma non mi farebbe felice
come quando pianto fiori in giardino e i cani mi scodinzolano
intorno, quei mascalzoni!”.
La parola alla nonna
Maria Calderone, 78 anni, casalinga: “Stare in buona salute e
avere soldi da spendere”.
Affari di fede
Padre Tonino Caruso, 35 anni, francescano conventuale: “Più che
definirla io la felicità la vivo. Per me è avere la certezza di
avere Cristo accanto e dentro di me, che guida la mia vita, per cui
nulla può rattristarmi, affannarmi o farmi arrabbiare. La fede
anticipa le tristezze e le preoccupazioni e qualsiasi risposta
attendiamo. Per esempio, sono capitato a Tolosa nei giorni seguenti
allo scoppio nel magazzino dell’Azf. C’era una tale confusione,
ho perso tre aerei, e io ho paura di volare. Potevo farmi prendere
dal panico, ma mi sono affidato a Lui e ho aspettato una sua
risposta. Alla fine ho preso un altro aereo che mi ha riportato in
Italia. L’esperienza di Gesù è grande e io ho la fortuna di
viverla”.
Mamme e bambini
Cesarina Araùjo 31 anni, capoverdiana, domestica: “Felicità è
aver deciso di far nascere mia figlia, malgrado le difficoltà.
Vederla crescere, farla studiare per darle qualcosa migliore di
quello che ho avuto io. A sedici anni ero felice quando ero
innamorata, adesso collego l’amore con la sofferenza non con la
felicità”.

Anna Maria De Pasquale, 44 anni, notaio e mamma:
“Da giovane pensavo alla felicità come a qualcosa
irraggiungibile, celestiale; poi col passare del tempo ho capito che
essere felice è vivere bene situazioni semplici insieme a mio
marito e alle mie figlie: un compleanno, una gita in campagna, una
cena. Con gli anni basta meno per essere felici, da giovane è
necessario di più”.
Ilaria Gullace, 7 anni, seconda elementare: “Felicità è
passeggiare con la mia mamma al parco e giocare con la mia amica
Giulia. Mangiare tutte insieme una montagna di zucchero filato.”
Ilenia Mirenda 9 anni, quarta elementare: “E’ una cosa grande:
significa avere belle notizie”.
I vitelloni
Massimo Bacchini, 26 anni, aspirante sceneggiatore: “Riuscire a
dormire: ho perso ore di sonno in questi giorni”.
Emiliano Di Marco, 25 anni, laureando in filosofia: “Felicità è
la gnocca”.
Giuseppe Merulla, 25 anni, studente in economia: “Felicità è
ottenere quello che desidero, per esempio conquistare una ragazza
che mi piace”.
Ma esiste?
Ivana Mirenda, 18 anni, frequenta l’ultimo anno dell’Istituto d’arte:
“Per me la felicità è indefinibile perché non esiste, o almeno
io non riesco a crearmela in questo momento, e quindi a
comprenderla. Sento un po’ di gioia ogni tanto, ma non è
felicità”.
Nessuna ragione e diverse modalità
Chiara Degan, 46 anni, insegnante di yoga: "Felicità è
realizzare che è tutto un gioco. In quel momento si torna a
sorridere e tutto diventa possibile"
Emanuele Pascariello, 55 anni, insegnante di meditazione: “Esistere.
La natura intrinseca dell’uomo è felicità: ci vuole una ragione
per sentirsi infelici, non ci vuole nessuna ragione per essere
felici”.
Laura Paesano, 42 anni, massoterapeuta: “Realizzare ogni desiderio
e ogni progetto ma con calma e tranquillità”.
Enza Sciotto, 36 anni, chitarrista classica: “Pensare a un
progetto e riuscire a raggiungerlo in tutti i modi necessari, anche
quelli più severi e rigorosi che consentono di tirare fuori ogni
potenzialità”.
In coppia
Marissa Morelli e Sergio Garufi, 34 e 38 anni, lei architetto lui
art buyer.
Una casa di Milano, interno sera.
M.: Antonia mi ha chiesto di chiederti che cos’è felicità.
S.: Domenica pomeriggio, pioggia incessante, torpore del letto, tu
ed io.
Silenzio. Marissa si accende una sigaretta.
M.: Io non so dare una forma alla felicità… Forse è quel momento
in cui tutti i sensi trovano appagamento e nutrimento totale…
forse significa anche riappropriarmi della mia infanzia, dei gesti e
pensieri che credevo perduti.
S.: Vedi che le hai dato una forma?
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