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“Felicità è…”. Caffè Europa ha incontrato varie persone per strada, al mercato, sull’autobus, le ha ascoltate al telefono, le ha spiate in soggiorno, in coppia, da sole. Per cercare dialoghi e definizioni di una felicità, che non può essere solo “un bicchiere di vino e un panino”, ma che non può nemmeno essere solo analisi filosofica. Qualcosa di più, qualcosa di meno? Questo è quanto ascoltato.

In tempi di guerra

Feras Kouki, 25 anni, restaura tappeti, è siriano e musulmano (“che oggi è come dire cattivo, per voi occidentali”): “Felicità è pace nel mondo, perché cristiani e musulmani, bianchi e neri non sono diversi: il sangue che ci scorre nelle vene ha lo stesso colore per tutti”.

Citazioni

Elisabetta Mendolia, 32 anni, laureata in Lettere in cerca ‘infinita’ di occupazione: “Non lo so più, cosa sia la felicità, ho molta confusione in testa. C’è quella grande che ha provato Madre Teresa di Calcutta facendo del bene, quella piccola, quotidiana, di prendere un bel voto a scuola, superare un concorso, comprarsi un maglione, innamorarsi. Giorni fa a Domenica in Woody Allen ha detto che i momenti di dolore sembrano più numerosi di quelli di gioia perché sono più profondi, ci sembra che si sentano di più… Forse felicità sono 5 minuti di serenità, una piccola notizia, una pausa tra un dolore e l’altro, una difficoltà e l’altra, perché il dolore a volte è più forte e si sente di più. Sentirsi felici.. lo può dire solo chi lo è veramente, se magari un giorno mi succederà, ti telefono… Forse è svegliarsi una mattina e avere qualche anno in meno, senza per questo tornare indietro”.

Fabrizio Natalini, 44 anni, è assistente universitario: “Felicità per me è condividere qualcosa con qualcuno ancora capace di condividere, e alla mia età non sono in molti…anche se Flaiano diceva che i giorni importanti della vita sono due o tre e gli altri fanno volume. Io posso dire che ne ho avuti parecchi felici”.

Serenità, io e gli altri

Giovanna Aulenti, 37 anni, informatico: “Non so che cosa sia la felicità, ma sento di essere felice quando non ho un peso sullo stomaco e riesco a sorridere, persino in ufficio”.

Abdel Ganem (detto Mimmo), 42 anni, egiziano, fruttivendolo: “Felicità è non pensare mai male degli altri, fino a quando non si trovano le prove”.

Anna La Monica, 50 anni, ha un diploma di maestra di scuola materna, ma non ha mai insegnato, è casalinga: “La felicità è essere sereni interiormente, non avere ossessioni. Solo dopo aver conquistato la serenità interiore, anche grazie alla fede in Dio, sono stata felice con gli altri”.

Marcella Lipari, 60 anni, docente universitaria: “Per me è vivere serenamente con il mondo e con il mio compagno. Vincere dieci miliardi mi farebbe restare senza parole ma non mi farebbe felice come quando pianto fiori in giardino e i cani mi scodinzolano intorno, quei mascalzoni!”.

La parola alla nonna

Maria Calderone, 78 anni, casalinga: “Stare in buona salute e avere soldi da spendere”.

Affari di fede

Padre Tonino Caruso, 35 anni, francescano conventuale: “Più che definirla io la felicità la vivo. Per me è avere la certezza di avere Cristo accanto e dentro di me, che guida la mia vita, per cui nulla può rattristarmi, affannarmi o farmi arrabbiare. La fede anticipa le tristezze e le preoccupazioni e qualsiasi risposta attendiamo. Per esempio, sono capitato a Tolosa nei giorni seguenti allo scoppio nel magazzino dell’Azf. C’era una tale confusione, ho perso tre aerei, e io ho paura di volare. Potevo farmi prendere dal panico, ma mi sono affidato a Lui e ho aspettato una sua risposta. Alla fine ho preso un altro aereo che mi ha riportato in Italia. L’esperienza di Gesù è grande e io ho la fortuna di viverla”.

Mamme e bambini

Cesarina Araùjo 31 anni, capoverdiana, domestica: “Felicità è aver deciso di far nascere mia figlia, malgrado le difficoltà. Vederla crescere, farla studiare per darle qualcosa migliore di quello che ho avuto io. A sedici anni ero felice quando ero innamorata, adesso collego l’amore con la sofferenza non con la felicità”.

Anna Maria De Pasquale, 44 anni, notaio e mamma: “Da giovane pensavo alla felicità come a qualcosa irraggiungibile, celestiale; poi col passare del tempo ho capito che essere felice è vivere bene situazioni semplici insieme a mio marito e alle mie figlie: un compleanno, una gita in campagna, una cena. Con gli anni basta meno per essere felici, da giovane è necessario di più”.

Ilaria Gullace, 7 anni, seconda elementare: “Felicità è passeggiare con la mia mamma al parco e giocare con la mia amica Giulia. Mangiare tutte insieme una montagna di zucchero filato.”

Ilenia Mirenda 9 anni, quarta elementare: “E’ una cosa grande: significa avere belle notizie”.

I vitelloni

Massimo Bacchini, 26 anni, aspirante sceneggiatore: “Riuscire a dormire: ho perso ore di sonno in questi giorni”.

Emiliano Di Marco, 25 anni, laureando in filosofia: “Felicità è la gnocca”.

Giuseppe Merulla, 25 anni, studente in economia: “Felicità è ottenere quello che desidero, per esempio conquistare una ragazza che mi piace”.

Ma esiste?

Ivana Mirenda, 18 anni, frequenta l’ultimo anno dell’Istituto d’arte: “Per me la felicità è indefinibile perché non esiste, o almeno io non riesco a crearmela in questo momento, e quindi a comprenderla. Sento un po’ di gioia ogni tanto, ma non è felicità”.

Nessuna ragione e diverse modalità

Chiara Degan, 46 anni, insegnante di yoga: "Felicità è realizzare che è tutto un gioco. In quel momento si torna a sorridere e tutto diventa possibile"

Emanuele Pascariello, 55 anni, insegnante di meditazione: “Esistere. La natura intrinseca dell’uomo è felicità: ci vuole una ragione per sentirsi infelici, non ci vuole nessuna ragione per essere felici”.

Laura Paesano, 42 anni, massoterapeuta: “Realizzare ogni desiderio e ogni progetto ma con calma e tranquillità”.

Enza Sciotto, 36 anni, chitarrista classica: “Pensare a un progetto e riuscire a raggiungerlo in tutti i modi necessari, anche quelli più severi e rigorosi che consentono di tirare fuori ogni potenzialità”.

In coppia

Marissa Morelli e Sergio Garufi, 34 e 38 anni, lei architetto lui art buyer.
Una casa di Milano, interno sera.
M.: Antonia mi ha chiesto di chiederti che cos’è felicità.
S.: Domenica pomeriggio, pioggia incessante, torpore del letto, tu ed io.
Silenzio. Marissa si accende una sigaretta.
M.: Io non so dare una forma alla felicità… Forse è quel momento in cui tutti i sensi trovano appagamento e nutrimento totale… forse significa anche riappropriarmi della mia infanzia, dei gesti e pensieri che credevo perduti.
S.: Vedi che le hai dato una forma?



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