Purtroppo
anche io come tutti
M.F.
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Purtroppo anche io come tutti
Se fossi uno importante
M.F. ha 25 anni, è tossicodipendente,
come sua madre, sua sorella e suo fratello.
Nato in prigione, è passato dal riformatorio al carcere,
trascorrendo solo una breve parentesi in libertà.
Attualmente sta scontando una pena di dieci anni. Le sue
lettere sono firmate solo Io. Quella che segue ci è stata segnalata
da Stefania Tallei, volontaria della Comunità di Sant'Egidio.
E’ una domenica come tante altre, uguale per usi e costumi, l’unica
cosa differente è la mancanza d’iniziativa, ormai spenta da una
vita che per mia scelta non mi ha dato che…. una situazione di scasso
con un principio d’impotenza mentale; mi auguro che sia solo momentaneo.
Devo reagire! Si questo lo so benissimo, ma sento di non farcela,
per lo meno non da solo.
Tremila frasi e parole attorno a me, ma che non mi appartengono,
mi giungono come un suono-confusione alle orecchie. Mi aleggiano
attorno senza toccarmi, se non per un piccolo ricordo, la sensazione
di quando bambino mi chiudevo in me stesso, nei silenzi che oggi
come allora sono miei e soltanto miei: difficilmente permetto a
qualcuno di entrarci, e ancora più difficilmente trovo qualcuno
in grado di capirli. Allora
mi chinavo sul tavolino della scuola completamente apatico con queste
frasi e parole che mi giravano attorno senza sfiorarmi, echeggiando
in lontananza.
Ricordo anche che all’uscita di scuola ero sempre solo, e che la
maggior parte delle volte, ancora intontito e con il capo chino,
tornavo verso casa, mentre intorno a me i miei compagni parlavano
con i loro genitori giocavano o più semplicemente raccontavano loro
il rimprovero della maestra o il bel voto preso. Continuavo a camminare,
non so cosa pensassi onestamente, forse che come al solito avrei
cambiato scuola per problemi che non mi appartenevano. Mi avvicinavo
a casa, pronto ad affrontare una nuova guerra.
Certi giorni avrei voluto che quella maledetta campanella
non suonasse mai, subivo una metamorfosi caratteriale, non potevo
permettermi di rimanere apatico, sarei stato schiacciato in un solo
istante, completamente annullato.
Ho visto e provato di tutto nella mia vita, ma ci sono cose della
mia infanzia che ancora oggi mi intorpidiscono lasciandomi completamente
immune. Non ricordo nemmeno una volta che tornato a casa abbia ricevuto
un rimprovero per una nota o un’abbraccio per i compiti ben fatti
- non che qualcuno mi chiedesse qualcosa, ed io da parte mia avevo
problemi più grossi e altre preoccupazioni dalle quale guardarmi.
Mangiavo qualcosa al volo, buttavo la cartella - leggera, visto
lo scarso contenuto che doveva trasportare - e immediatamente uscivo,
libero di tornare quando volevo, così non stavo i mezzo a i cosiddetti
grandi, ed è stato proprio cosi che mi sono avvicinato a i ragazzi
più grandi, perché erano gli ultimi a rincasare.
Tornato a casa mi aspettava la normale routine chi litiga in una
stanza chi bestemmia nell’altra, mia sorella piegata nel vero senso
della parola in bagno, spesso agonizzante, che con un filo di voce
mi chiama per essere aiutata, togli la siringa dal braccio pulisci
il sangue e accompagnala a letto per un breve riposo, torna in bagno
finiscilo di sistemare. Guardavo
quell’"insulina" e malgrado capissi - grazie anche alla
“delicatezza” delle innumerevoli LITIGATESTRILLISPIEGAZIONEPAROLACCE
che si udivano tutto il giorno - facevo finta di niente, purtroppo
anche io come tutti. Ma conoscevo anche tutti i problemi di casa
quello che passava mia sorella e non solo lei anche mia Zia e mia
Nonna, e se un buco riusciva a far sopportare tutto ciò…, non doveva
essere sbagliato.
Nonostante tutto anche per me c’erano abbracci, talvolta senza motivo,
però devo riconoscere che a qualsiasi ora ho sempre trovato il mio
piatto anche se dentro il forno, il mio armadio sempre sistemato
e quando ero più piccolo chi mi cambiava i pannolini, mia zia e
mia sorella. Ci sono stati anche dei momenti belli e sono quelli
che custodisco dentro di me, in fondo è la mia famiglia, come non
amarla, bene o male sono loro che mi hanno cresciuto che mi davano
le loro attenzioni.
Ora mi chiedo solo cosa ha vissuto mio nipote in quel periodo e
in quello successivo, quando anch'io mi sono cominciato a bucare
e ho iniziato ad entrare carcerato.
Loro mi aiutavano quando collassavo e quando la sera tardavo
aspettavano alla finestra con la speranza che non fossi andato in
overdose, bastava che tornassi a casa vivo e pazienza se la camicia
era sporca di sangue. Loro mi stavano vicino e mi accettavano, e
ora mi mancano
Io
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