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Verso l'umanizzazione della pena


Gian Carlo Caselli con Paola Casella




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Gian Carlo Caselli non ama perdersi in chiacchiere o, come dice lui, "parlare a vanvera". In qualità di Direttore del dipartimento penitenziario, con l'incarico di occuparsi di ogni aspetto dell'amministrazione carceraria, Caselli commenta il cosiddetto Pacchetto Fassino (dal nome del Ministro di Grazia e Giustizia, Piero Fassino) nei dettagli, sottolineando che "va valutato nella sua organicità", e snocciolando date e cifre con la chiarezza espositiva che si addice a un magistrato ben cosciente del peso (anche politico) di ogni sua parola.

La sua "fredda" lucidità (che non equivale necessariamente a una mancanza di partecipazione emotiva) fa da contrasto al tono "caldo" delle lettere dei detenuti che seguono, a fine dossier e che fanno da specchio, nel dettagliare le difficoltà della vita all'interno del carcere, alle specifiche della riforma del sistema di detenzione.

Come valuta l'attuale situazione carceraria?

Constato che esistono condizioni di grave disagio conseguenti al sovraffollamento e alle strutture fatiscenti, e che la funzione che da ultimo è venuto assumendo il carcere è quella di discarica sociale, in cui il 30% dei detenuti sono tossicodipendenti e un altro 30% extracomunitari.


Ritiene opportune eventuali forme di clemenza?

Non mi pronuncio: è un problema politico e la mia è una funzione amministrativa, quindi non voglio e non posso occuparmi di campi che non sono i miei. Mi limito a fornire elementi di valutazione e di conoscenza della situazione attuale.

Quali sono le "concrete ed effettive soluzioni" delle quali invece ha parlato con la stampa?

Un decreto legislativo recentemente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, quindi non una speranza o un programma, ma qualcosa che fa parte ufficialmente del nostro ordinamento, prevede l'assunzione di 1140 nuove unità lavorative sul versante civile amministrativo: educatori, insegnanti, psicologi, assistenti sociali, mediatori culturali, maestri di arti e mestieri.  Anche per quanto riguarda la polizia penitenziaria, che ricopre una funzione fondamentale, sono previste assunzioni nell'arco di due anni nella misura di 1500 nuove unità e contestualmente una radicale riforma della formazione professionale in modo che anche la polizia possa, integrandosi con le altre figure professionali, avere un ruolo per quanto concerne le finalità di recupero. Poi ci sono forti stanziamenti per l'edilizia penitenziaria: un piano triennale e uno decennale di ristrutturazione dei vecchi edifici e di costruzione dei nuovi in modo da poter chiudere quelli fatiscenti appena possibile.

Quali sono gli obbiettivi della riforma carceraria?

Nell'immediato, il decongestionamento delle tensioni conseguenti al sovraffollamento, ma sul lungo periodo la possibilità di gettare le basi di un carcere nuovo che non sia soltanto segregazione, umiliazione, scuola di delinquenza e fattore di ulteriore insicurezza per la cittadinanza.  L'obbiettivo principale è il recupero e la risocializzazione dei detenuti, in modo che il carcere possa offrire una prospettiva di diminuzione dei reati e, attraverso la diminuzione dei reati, di maggior tranquillità sociale e di quella maggior sicurezza che la cittadinanza chiede.  Prossimamente entrerà in vigore un nuovo regolamento penitenziario che comporterà modifiche strutturali complesse nel senso di una umanizzazione della pena, condizione preliminare per poter parlare di risocializzazione.


Come verrà finanziata questa attività di recupero?

E' stato creato un fondo speciale di 300 miliardi sull'arco di tre anni, con speciale riguardo al problema dei tossicodipendenti e dell'assistenza sanitaria.  Il Parlamento ha approvato recentemente la legge Smuraglia, dal nome di uno dei suoi promotori, che prevede sgravi fiscali per le cooperative o le imprese che diano lavoro ai detenuti in carcere.  E' una legge importante a lungo attesa che potrà consentire dei passi concreti e significativi sul versante del lavoro ai detenuti, perché se non si risolve quel problema parlare di recupero è parlare a vanvera. 

Quale sono, secondo lei, le funzioni del carcere?

Il carcere dovrebbe essere riservato ai soggetti più pericolosi che abbiano commesso reati di speciale gravità.  Le funzioni sono quelle tradizionali: retributiva, cioé di riparazione del danno, deterrente, cioé di freno rispetto alla commissione di altri reati, di neutralizzazione, cioé di ostacolo a che siano commessi di nuovo reati particolarmente gravi.  Ma sempre, come è scritto nell'articolo 27 della costituzione, mantenendo un obbligo di civiltà che tenda anche alla rieducazione. 

Si è parlato molto dell'istituzione dei cosiddetti circuiti differenziati: che ne pensa?

In realtà esistono già circuiti differenziati a seconda delle categorie di detenuti. Questa differenziazione sarà potenziata, sperimentando forme di custodia attenuata. I detenuti considerati particolarmente pericolosi in base ai reati commessi appartengono a circuiti di alta sorveglianza.  Poi ci sono i circuiti dove confluiscono soggetti che, vuoi per la durata della pena, vuoi per la relativa gravità del reato commesso, vuoi perché hanno avviato concretamente percorsi di recupero, possono consentire una sorveglianza ridotta. Si tratta di fasce omogenee che tengano conto dei reati, della personalità, della durata della pena, delle prospettive trattamentali.

Che opinione ha delle forme alternative alla carcerazione?

Chi ha violato la legge deve scontare la pena, il problema è se sia giusto che questa pena sia sempre e soltanto il carcere, oppure se trattando di soggetti che sono vittime e portatori di problemi sociali, al carcere non debba combinarsi o sostituirsi qualche misura alternativa, ad esempio i lavori socialmente utili, un modello collaudato e sperimentato in molti paesi europei. 

Cosa pensa dell'ipotesi, avanzata da qualcuno, di privatizzare alcuni servizi all'interno del carcere?

Non mi sono posto il problema sin qui, non l'ho affrontato come si deve.  Si può vedere, discuterne, ma è un discorso complesso.

Pensa che esista il rischio di una rivolta estiva?

Non voglio esercitarmi in previsioni perché c'è tutta una serie di variabili che possono articolarsi diversamente.  Preferisco ragionare sull'esistente.

Avete in previsione delle misure di sicurezza extra per cautelarvi rispetto a questa evenienza?

Spero che non succeda nulla di particolare e che la situazione, pur essendo di difficoltà, non evolva in senso sfavorevole.




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