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Educare significa prevenire

Alessandro Anello, Isabella Angius, Barbara Iannarella


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Carlo Forchè è il direttore del giornale di S. Patrignano. Forchè ha espresso un giudizio positivo su Caffè Europa lanciando però una piccola polemica sulle responsablità culturali della sinistra attraverso gli organi di informazione

 

Si può dire che ogni generazione ha la sua droga?

Fino ad un certo punto. Qui a S. atrignano non abbiamo mai ragionato sulla sostanza in sè, il problema che ci siamo posti e che si deve porre chiunque si occupa di prevenzione e recupero della tossicodipendenza è quello che sta a monte, e cioé qual è la forma di disagio che può far insorgere problemi di tossicodipendenza. E' anche certamente vero che negli anni '70 erano più diffuse droghe come l'eroina, però gli anni '90 più che gli anni dell'ecstasy sono stati quelli della politossicodipendenza: l'assunzione di numerose sostanze insieme che vanno dalla cannabis all'alcool, dall'ecstasy alle anfetamine e all'eroina. Delle persone che arrivano qui in comunità solo il 10-15% sono esclusivamente consumatori di ecstasy.

 

Come sono cambiati i giovani che fanno uso di sostanze stupefacenti?

Negli anni '80 le persone che arrivavano da noi erano più difficili da trattare perchè più radicate in una dimensione di devianza che in molti casi era proprio una scelta autodistruttiva. Oggi il panorama è abbastanza differente; arrivano ragazzi molto giovani che sono giunti alla tossicodipendenza senza rendersene conto.

 

I ragazzi si considerano tossicodipendenti?

Assolutamente no. Il grosso problema che esiste oggi è quello di mettere il ragazzo in condizione di capire che è un tossicodipendente. Per loro il drogato era quello che si faceva di eroina.

 

Come arrivano in comunità?

Quasi sempre perchè non riescono più a gestire la loro situazione. Partono con l'ecstasy , si fumano la canna , bevono alcol, prendono il Tavor per dormire, fino a quando cadono in una situazione di ansia e terrore .Allora in alcuni casi la famiglia li blocca e riesce a orientarli verso una comunità, altri purtroppo finiscono in centri d'igiene mentale dove vengono trattati con farmaci forti a livello psichiatrico. E' dimostrato che l'uso di questo tipo di droghe fa emergere conflitti interiori che sarebbero rimasti coperti nella vita normale di una persona.

 

Quanti sono i ragazzi nella vostra comunità?

Attualmente 1800. Che si fanno esclusivamente di ecstasy 50. Però tutti i ragazzi che arrivano a S. Patrignano in questo periodo hanno preso anche ecstasy.

 

Quanti anni hanno ?

Tra i 18 e i 55. Però è certo che negli ultimi 4, 5 anni c'è stata una notevole riduzione dell'età dei consumatori.

 

Secondo lei perchè?

Secondo noi proprio per un discorso di tipo culturale .La droga non è un problema medico. La droga è un problema educativo e culturale. Nel momento in cui in questo tipo di società passa il messaggio che la droga in definitiva non fa tanto male, la fascia più colpita diventa quella degli adolescenti. Pensiamo ai ragazzini tra i 15 e 18 anni che hanno poche prospettive nella vita, in un mondo dove non c'è lavoro, dove ci sono problemi sociali, dove le opportunità per i giovani sono pochissime. Se il messaggio culturale è questo a un certo punto considerano normale farsi la canna e prendersi la pasticca. Devo però dire, aggiungendo che conosco il vostro sito, che è estremamente curato e anche la vostra rivista Reset, che in questo c'è una fortissima responsabilità della sinistra. Leggo sui giornali delle iniziative dei gruppi giovanili e dei centri sociali e se le prospettive culturali che ci propongono sono farsi le canne liberamente, francamente per una rivista come la vostra che si occupa di dare un'anima alla sinistra...

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Quale deve essere il messaggio culturale appropriato ?

I ragazzi non sono dei cretini .Sono molto più sensibili e intelligenti di quanto possiamo immaginare. Dare un'informazione terroristica è sbagliato, usare un linguaggio finto giovanilistico è come trattarli da stupidi. Secondo me un'informazione corretta è un'informazione scientificamente provata, che dice la verità. Nel campo delle droghe sintetiche la verità c'è: l'ecstasy è stata messa al bando negli Stati Uniti nel 1956/57 perchè procurava danni fisici collaterali dimostrati. L'ecstasy in Italia esiste dal 1986/87. Se ne parla da 15 anni.

 

Come giudica l'atteggiamento dei media?

La notizia fino a qualche giorno fa è stata l'ecstasy perchè c'è stato quel povero ragazzo che è morto, ma in realtà l'ecstasy ha fatto già in passato altre vittime che probabilmente sono state ascritte ad altri motivi. Bisogna interrogarsi sul fatto che ogni sabato sera ci sono incidenti stradali ormai da anni .Le regioni del Veneto e dell'Umbria hanno fatto delle ricerche con i tossicologi forensi ed è risultato che i conducenti di macchina sotto effetto di droghe sono, nella migliore delle ipotesi, il14% in Veneto e nella peggiore il19,8% in Umbria con una punta del 30% sotto effetto di alcool e droghe. Io mi interrogherei su questi dati.

 

Secondo lei a che livello di pericolosità si pone l'ecstasy tra tutte le droghe?

In certi casi l'ecstasy può essere considerata più pericolosa dell'eroina .Il danno sostanziale che provoca è che distrugge i neuroni e interviene nel campo della serotonina .Secondo il Prof. Ricorte della John Hopkins Medical School of Baltimora i danni da ecstasy possono essere irreversibili.

 

Che ruolo hanno le famiglie?

Io faccio il giornalista e poco tempo fa ho fatto un servizio consultando delle famiglie che si ritrovano ad avere figli che danno i numeri. Spesso si ha a che fare con persone già fragili. Però le famiglie, in generale, cadono dalle nuvole. Anche perchè tutti dicono che la pasticca non fa tanto male.

 

I consumatori di ecstasy sono da considerare tossicodipendenti?

Io le posso giurare che sono dei tossicodipendenti, perchè dipendono da una sostanza tossica. Come il ragazzino che tutte le sere si fa le canne e se non ne fuma più, non riesce più a divertirsi. Non esiste la droga leggera o pesante. Qui si parla di droga. Se non drogasse si chiamerebbe aspirina.

 

I ragazzi cercano la morte?

Sicuramente chi si droga non ha paura di morire ma di vivere. Ha difficoltà nei rapporti con gli altri. In modo cosciente o incosciente prova una sostanza che modifica il suo rapporto con se stesso e con il mondo. La droga interrompe la crescita affettiva e il percorso educativo.

 

Chi prova occasionalmente pasticche è spinto dalla voglia di vivere al massimo?

Mi interrogherei molto sul fatto che i ragazzi hanno bisogno di una sostanza per divertirsi. Non considererei normale chi va a 180 km/h in discoteca con la macchina e si riduce in quello stato il sabato sera. Penserei: cos'è che non funziona nella agenzie educative che devono formare i giovani. E' normale che i giovani vogliano trasgredire, anzi è auspicabile che lo facciano altrimenti non sarebbero adolescenti. Molti ragazzini però invece di vivere scappano su una macchina, in una discoteca, impasticcati, con una bottiglia di alcol. Se io fossi una persona che deve decidere delle politiche sociali, più che fare distinzioni tra sostanze, mi porrei il problema del perchè questi giovani non si sentono protagonisti della loro vita. Cosa stiamo sbagliando noi mondo degli adulti, per non riuscire a renderli protagonisti? Questo è il vero problema.

 

E' possibile ipotizzare una società senza droghe?

La droga come fenomeno di massa esiste da sessanta, settanta anni, non da sempre. Siamo in una società dove c'è un epidemia di massa di sostanze stupefacenti, dove più del 30% della popolazione assume droghe. Dire che la droga è sempre esistita e sempre ci sarà è un atteggiamento rassegnato.

 

Quale potrebbe essere dunque la soluzione?

Lo Stato deve porsi il problema della mancanza dei punti di riferimento e delle carenze educative. I ragazzi ascoltano persone credibili. Un educatore lo è non nel momento in cui fa la ramanzina, che è moralismo, ma nel momento in cui fa morale, parola odiata da tutti ora, ma che significa che sei testimonial nella vita di quello che stai facendo. La droga è un disvalore e questo messaggio la società lo deve mandare in maniera chiara e precisa. Il tossicodipendente per essere aiutato deve essere posto di fronte alle sue responsabilità. Un processo di responsabilizzazione che deve essere fatto sin da bambini. Un lavoro di prevenzione che si deve svolgere in luoghi come famiglia, scuola, posti di lavoro e non deve necessariamente avere al centro la droga. La prevenzione sta nei rapporti umani tra le persone. Prevenire significa educare.

 

 

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