Fabrizia Bagozzi è coordinatrice del progetto droghe Gruppo Abele e l'autrice del libro
Generazione in ecstasy, edito dal Gruppo Abele
E vero che ogni generazione ha la sua droga?
Ma no, secondo me è più una formula giornalistica che una realtà.
Diciamo piuttosto che l'ecstasy è una sostanza particolarmente adatta a quest' epoca . Il
tipo di società in cui viviamo è immersa nella cultura della prestazione, nella
dell'estetica e dell'efficienza . L'ecstasy, la cocaina e le anfetamine rispondono
perfettamente a questo tipo di esigenze e da questo punto di vista non è un caso che ci
sia un boom di queste sostanze. Il loro uso è legato anche al contesto culturale in cui
siamo immersi, e non ne sono coinvolti solamente i ragazzi, anche gli adulti.sono travolti
dal consumo di psicofarmaci. Credo comunque che 3-400000 mila su dieci milioni di giovani
tra i 15 e i 25 anni non facciano una generazione
I ragazzi che assuono l'ecstasy sono da considerare tossicodipendenti ?
Non sono tossicodipendenti perchè non c'è dipendenza fisica e non è
accertata quella psicologica Il tipo di consumo non è tossicomanico. E' raro infatti che
si arrivi al buco Non è tanto la sostanza in sè a portare eventualmente alla dipendenza
psicologica ma lo stile di vita, la voglia di emulare il gruppo, di divertirsi. Se
cambiano gruppo cambiano anche lo stile di vita.
Perchè allora assumono quantità sempre maggiori di droga?
Questa si chiama tolleranza cioè l'aumento della dose per ottenere
l'effetto originale, non dipendenza.
Dal punto di vista sociale come sono questi giovani?
Come fenomeno di massa il consumo è trasversale: va dal ragazzo di
borgata allo sperimentatore che studia filosofia all'Università. L'approccio nuovo è
estetico, ricreativo Comunque questi ragazzi non hanno alle spalle percorsi di particolare
disagio come accadeva con l'eroina, hanno abtudini di vita normali.
Pensi che questi giovani non conoscano gli effetti delle droghe
sintetiche oppure li conscono e in qualche modo cercano volontariamente la morte?
E' vero che molti questa corsa velocissima e inebriante verso il
rischio la cercano, la vogliono. Però bisogna anche pensare che ci sono varie tipologie
di consumatori: la maggior parte sono sperimentatori, oppure user occasionali, poi c'è un
corpo fra i 50 e gli 80.000 consumatori secchi che hanno atteggiamenti rischiosi sui quali
bisogna sviluppare interventi sociali specifici che agiscono non solo sulla sostanza ma
soprattutto sulla percezione del rischio e sui comportamenti. Per noi che lavoriamo in
questo campo una delle preoccupazioni più forti è quella di sfatare il mito del rischio.
Per rispondere alla vostra domanda, la conoscenza che i giovani hanno delle sostanze è
abbastanza approssimativa, sicuramente non scientifica ma basata sull'esperienza
personale, sui discorsi di piazza. Quello che non sanno è che nel lungo periodo possono
andare incontro a crisi di panico, perdite di memoria e ansie depressive che molte volte
non riconoscono come sintomi legati al consumo della sostanza perchè non sempre sono
patologiche e richiedono un intervento.

Quando l'uso diventa frequente, qual è il trattamento per uscirne
fuori?
Non c'è trattamento perché anche a livello farmacologico non è
accertato che l'Mdma, la molecola dell'ecstasy, dia una dipendenza psicologica dalla
sostanza come invece è accertata per la cocaina.
Cosa pensi della comunicazione dei media sull'argomento?
Una tragedia. Un ragazzo consumatore mi ha detto che non ha mai avuto
tanta voglia di "calarsi" come adesso. I giovani si sentono attaccati e assumono
un atteggiamento di autodifesa. Da parte degli adulti, secondo me, si è generato un forte
allarme sociale. La mia paura è che tutto questo porti ad una forte repressione sul modo
di vivere la notte dei ragazzi colpendo la voglia di divertirsi. Secondo me chiudere i
locali alle 4 di notte non è la soluzione, anzi aggrava il problema perchè spinge i
ragazzi ad andare a cercare lo sballo altrove, per esempio nei rave illegali.
Qual è la differenza tra il consumatore di ecstasy in discoteca e chi
va al rave?
In discoteca il consumo è fortemente inconsapevole, mercificato e
banalizzato.I rave poi si dividono: alcuni, comunque illegali, sono gestiti da centri
sociali che ammettono il consumo consapevole e però utilizzano degli accorgimenti (stanze
chill out, acqua, no alcolici) che in qualche modo contengono i rischi del consumo. Ci
sono altri tipi di rave sempre illegali in cui invece c'è un consumo molto più forte di
sostanze, soprattutto ecstasy, anfetamine è cocaina e dove non c'è nessuna limitazione
al rischio. Sono contesti comunque non gestiti, non gestibili e difficilmente censibili,
che considero i più rischiosi
A questo punto bisogna condannare o capire?
Sicuramente capire. Un fenomeno come questo se non lo conosci non lo
puoi neanche affrontare, tanto meno condannare. Non si può banalizzare ma ci si deve
rendere conto che è un fenomeno complesso e quindi va affrontato in tutti i contesti in
cui si manifesta: dalla discoteca ai rave , fino alle scuole. Ancora più importante è
dare degli elementi veri e approfonditi ai ragazzi che li rendano liberi di fare una
scelta.
Sarebbe molto interessante anche fare un'analisi delle pastiglie nei
luoghi di consumo per permettere ai ragazzi di vedere realmente che cosa assumono. Questo,
vi assicuro, è un forte deterrente per i giovani: io penso all'esempio olandese dove
questo tipo di analisi funziona.
In Italia non si può fare per una questione di legge, per
l'obbligatorietà dell'azione penale, cioè a differenza dell Olanda, nel nostro paese
quando si prende una pasticca per analizzarla si deve denunciare obbligatoriamente alla
polizia da chi l'hai avuta. Per questo si dovrebbe fare un disegno di legge in cui in
alcuni casi specifici si può derogare a questo vincolo.
Crede nel rapporto techno e droga?
Secondo la mia esperienza personale da frequentatrice di rave agli
inizi degli anni'90 il rapporto non è meccanico, non è un automatismo .Poi ci sono i
ragazzini che seguendo l'opinion leader del gruppo associano la musica all'uso di
sostanze.Io non credo a questo connubio anche perchè in questo modo si finisce per
colpire la musica techno che secondo me ha costituito comunque una forma di cultura e ha
creato anche cose molto belle in campo grafico e artistico.
Non è possibile che i giovani usino queste sostanze semplicemente per
il gusto di provarle?
Si, è esattamente così. Quando io parlo di estetica del piacere e
consumo ricreativo, mi riferisco proprio a questo. Raramente vedo marginalità, io vedo
ragazzi che si vogliono divertire e che hanno in testa un concetto di divertimento molto
prestazionale legato all'esplosione del piacere
Ma allora è vero che negli anni '70 e '80 c'erano un contesto e delle
problematiche diverse ?
Questo sicuramente. Però bisogna pensare a com'è nato il consumo di
queste sostanze . C'è un primo momento in cui le droghe si affermano che rappresenta
sempre una fase di consumo sperimentale . Anche l'eroina all'inizio degli anni '70 era
sperimentata da elite prettamente culturali e poi è diventata un fenomeno di massa negli
anni '80. E' successo anche con la cocaina e sta succedendo con l'ecstasy. Il punto è che
le elite che hanno i mezzi culturali ed economici si salvano, quando invece il consumo si
sviluppa negli strati più bassi e si diffonde a livello di massa è molto più difficile
uscirne.