Questo articolo è apparso
sul Corriere della Sera (www.corriere.it) del primo
dicembre
«Ai giovani va detto. Noi abbiamo nel cervello le nostre droghe, prodotte naturalmente
se stimolate in modo appropriato. Se non volete che una parte di esso vada in cassa
integrazione e smetta di produrre cose meravigliose come desiderio, energia, libido,
voglia di vivere, allora piantatela con le pasticche». L'incitamento viene da uno dei
maggiori esperti mondiali sui meccanismi scatenati dalle droghe, il neuropsicofarmacologo
dell'università di Cagliari Gianlugi Gessa.
Gessa studia da anni gli effetti di queste sostanze micidiali, sintetizzate dall'uomo
per imitare le cosiddette «top five», come vengono chiamati i cinque stupefacenti
naturali (alcol, cocaina, nicotina, eroina e cannabis). Nella corsa all'imitazione prima
sono venute le amfetamine, poi si è arrivati all'ecstasy. «L'obiettivo era sempre lo
stesso - ricorda Gessa -: trovare droghe che trasformassero le persone in rambo».
Prendere una pasticca significa questo, diventare rambo?
«L'ecstasy è un derivato dell'anfetamina, eccita i neuroni della serotonina. Da qui
gli effetti piacevoli come energia, insonnia, euforia».
Secondo la loro testimonianza, i giovani dopo aver «calato», come si dice in gergo,
arrivano al «piacerone» e al «baciamoci tutti». Insomma, si sentono in pace col mondo,
con la natura, col loro corpo.
«Subentra quella che chiamiamo empatia. Non a caso inizialmente l'ecstasy,
ribattezzata così in un secondo momento, si chiamava sympatogen e gli psicoanalisti la
utilizzavano sui pazienti per renderli persone enfatiche, allegre, e perché no, ben
disposte a pagare profumatamente le parcelle del medico. È stato anche osservato che
questa droga ha un effetto anoressizzante».
Si è pervasi da onde di calore.
«Ciò è dovuto all'ipertermia, uno degli effetti periferici delle pasticche. La
temperatura corporea sale e viene la febbre da ecstasy. Ma in questi casi prendere
l'aspirina può diventare molto pericoloso. Basta uscire dalla discoteca ed esporsi
all'aria fredda per ritrovare l'equilibrio».
Passiamo ai danni. L'ecstasy può causare problemi cardiocircolatori?
«Come l'anfetamina, fa salire la pressione e stimola la frequenza cardiaca. Ma i
giovani hanno buone vene e il cuore generalmente a posto. Non è questo problema che deve
preoccuparli».
Uccide?
«No, di ecstasy non si muore. La frequenza di eventi mortali è inferiore a quella per
i fulmini. Ci devono preoccupare di più gli effetti sui vivi. I giovani devono sapere che
quella compressa non ammazza. Però ammazza una parte di loro».
E i casi mortali che si sono verificati in Italia e all'estero?
«Le eccezioni ci sono sempre. E poi chi ha detto che sia stata l'ecstasy il killer? È
difficile scoprire realmente cosa prendono i ragazzi e cosa c'è nelle pasticche che
comprano».
Uccide il cervello. In che modo?
«Agli inizi degli anni '90 i ricercatori hanno scoperto che nei topi e nelle scimmie
la somministrazione ripetuta in dosi più alte di quelle prese in discoteca distrugge
determinati neuroni, ovvero cellule nervose che usano come neurotrasmettitore una sostanza
chimica chiamata serotonina. L'ecstasy in altre parole agisce sui neuroni serotoninergici
come una frusta. Li eccita frustandoli. Alcuni, sotto i suoi colpi, muoiono, smettono di
funzionare».