Questa intervista di Norberto
Bobbio al "Foglio", e a Pierangelo Buttafuoco, che del "Foglio" è
lanima votata allo sberleffo colto, quella che si diverte sistematicamente a
irritare gli antifascisti facendo loro salire lacidita di stomaco, è una
pagina curiosa e divertente della carriera di quel grande professionista della
comunicazione che è il novantenne Bobbio. Ma, attenzione, non è solo un divertimento,
sia pure serioso e misurato, in cui le due parti in colloquio hanno soppesato e
controllato con sapienza le parole, un significato ce lha nella
"diplomazia" bobbiana del dialogo, quella stessa che lo aveva spinto ad
accettare, qualche anno fa un confronto con Renzo De Felice, che era diventato un libro
"Italiani amici-nemici".
In questo caso il confronto non era pero con il peso massimo della storiografia
del fascismo, etichettato spesso come il numero uno dei "revisionisti", ma con
un peso leggero (non certo per cultura) del giornalismo irriverente verso i tic della
"cultura democratica", della Prima repubblica, e di tutto quello che è in odore
di "egemonia della sinistra", come piace rappresentarla alla destra italiana, e
come almeno un po certo è stato. Dico "peso leggero" non per denigrare ma
per apprezzare la mobilita sulle gambe del giovane "ex" del "Secolo
dItalia".
Sentite come se la cava bene nella chiusa del pezzo": "Adesso che il
pomeriggio è finito, Norberto Bobbio chiede al suo interlocutore:Vorrei fare
anchio una domanda, quando ho detto che lei sarebbe venuto, i miei amici del mio
entourage mi hanno avvisato: quello è un fascista. Ecco, mi spiega perche è
fascista?. Professore, confessione per confessione, io non sono fascista. Sono
altro. Ho amato la scandalo di chi gioca da fascista in questo dopoguerra perche è
stata la prospettiva piu inedita da dove ho potuto fare altro, diventare altro, per
leggere e studiare in orizzonti ad altri inaccessibili. Lo confido cosi, al grande
studioso, non al suo entourage".
Buttafuoco, insomma, concede di mostrare un "dietro le quinte" del suo gioco
giornalistico, abbassando il tono e la portata delle ostilita pregresse in cambio
del fatto che Bobbio gli regala un racconto leale della sua gioventu fascista:
"Mi chiede perche fino ad oggi non abbiamo parlato del nostro fascismo? Ebbene:
perche ce ne ver-go-gna-va-mo. Adesso che ho novantanni, adesso che sono
vicino al traguardo io ne parlo. Non lho fatto prima perche me ne
vergognavo". E racconta poi, particolare finora assolutamente inedito (sfuggito anche
alle maglie della biografia di Alberto Papuzzi), di aver fatto tre viaggi con il Guf
(gruppi universitari fascisti), dove si era iscritto nel 1927 (dunque a diciotto anni),
"il primo in Libia, il secondo a Budapest, il terzo, quello piu di élite, in
Egitto". Non era dottrina, ma vacanza, spiega Bobbio, nonostante sia venuta poi la
tessera del partito. "Non esiste un rigo di quegli anni dove io abbia mai fatto
apologia di fascismo, non mi interessavo affatto alla politica e i miei amici, da Leone
Ginzburg a Vittorio Foa, tutti antifascisti, mi perdonavano queste mie debolezze.
Dicevano: a Norberto piace solo studiare e leggere".
Insomma Bobbio torna ancora una volta sulle circostanze da cui sarebbe nata la famosa
lettera al Duce, di cui qui non si parla. Quanto a "mobilita' sulle gambe"
(Bobbio mi perdoni la gaffe, dopo il suo recente infortunio ortopedico, a proposito:
auguri) il novantenne gioca la carta di una disarmante sincerita nel raccontarsi per
quello che era. E il "disarmo" psicologico è probabilmente il suggerimento
principale, se proprio un suggerimento ci vogliamo trovare, di questo colloquio a cuore
aperto concesso a un avversario. Lentourage non si inquieti, dunque: che tra destra
e sinistra non ci si sputacchi eccessivamente puo solo far bene a quel paese di
eccessi sgangherati che siamo di natura. E anche Buttafuoco del resto paga qui un prezzo
in "buonismo".
Bobbio si sta ancora chiedendo perche non gli ha fatto la domanda cattiva, quella
che davvero fa stare sulle spine tutti gli azionisti di annata: perche tanta
indulgenza verso il Pci? Perche gli avete lasciato tanto campo? Un vero provocatore
non avrebbe rinunciato al passaggio piu crudele, anche se scontato, proprio
perche scontato. Segnatevi la notizia: da oggi Buttafuoco è diventato una pasta di
bravo ragazzo. Se questo poi sia vero anche per il suo direttore, Giuliano Ferrara,
staremo a vedere. Ci sono speranze fondate.
Che la "diplomazia" bobbiana sia al lavoro per il dialogo, si vede anche da
unaltra iniziativa, questa volta del "Corriere della Sera". In una lettera
a Enzo Marzo, autore del "manifesto laico" sulla scuola, Bobbio spiega
perche non lha firmato: non gli piace il linguaggio insolente, da vecchio
anticlericalismo. Piu argomenti, ragazzi, e meno aggettivi sprezzanti. Cosi,
spiega, la cultura laica si trasforma in "laicismo". Il che non va bene.
Lasciamo i dogmi di fede alle encicliche e passiamo ai ragionamenti, con calma. Questa
volta la seconda colomba (la prima era per il post-fascismo) viene lanciata verso i
cattolici.
(copyright L'Unità)