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Anche la Nato viola i diritti umani?

Isabella Angius

 

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L'orrore della guerra che si sta combattendo da un mese a questa parte in territorio jugoslavo, porta con sé non pochi interrogativi e numerose riflessioni sia sotto il profilo del diritto internazionale che del diritto penale.

Ancora una tragedia si sta verificando in assenza di un Tribunale Internazionale Permanente resa ancora piu' inquietante perché si svolge nel cuore della Europa.

Da mesi si moltiplicano le testimonianze d'esecuzioni sommarie di stupri etnici a danno di donne e ragazze, di torture e trattamenti inumani inflitti alle popolazioni civili nel Kosovo. Questi resoconti non sono per fortuna solo materiale giornalistico ma stanno diventando documentazione ufficiale dell'Alto Commissariato dell'ONU per i diritti umani nella prospettiva -si spera- di un processo che renda giustizia alle numerose violazioni dei diritti umani di cui si rendono protagoniste le forze armate serbe e le truppe speciali paramilitari del governo Milosevic.

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Anche se non e' stato ancora precisato ufficialmente, il tribunale dell'Aja, nato nel '91 per perseguire le violazioni del diritto internazionale durante la guerra dell'ex-Jugoslavia, ha aperto un'inchiesta nei confronti di Slobodan Milosevic, chiedendo ai Paesi membri della Nato un aiuto nel raccogliere informazioni sulle gravissime violazioni di ogni diritto umano di cui si e' reso responsabile il governo di Belgrado. In questo senso decine di denunce sono gia' oggi in possesso del procuratore generale del tribunale dell'Aja, Louise Arbour. La stessa Arbour ha sottolineato che "il problema non e' quello di raccogliere prove sui crimini commessi in Kosovo ma piuttosto dimostrare che gli ordini impartiti alle forze serbe presenti sul territorio del Kosovo arrivassero effettivamente da Belgrado. All'Aja servono conferme sulla catena di comando della polizia e dell'esercito serbo".

D'altra parte la cronaca di questi giorni obbliga anche a valutare gli errori nell'uso delle armi intelligenti della Nato che hanno provocato la morte di decine di civili inermi, anche all'interno del contesto della giustizia internazionale che sarebbe stata violata secondo il governo di Belgrado dall'Alleanza Atlantica responsabile di aver attaccato Milosevic senza un pronunciamento delle Nazioni Unite.

Il giudizio politico sull'intervento Nato e' evidentemente opinabile, sebbene esso non possa essere posto sullo stesso piano della pulizia etnica contro la comunita' albanese nel Kosovo che, oltre alle morti, ha causato l'esodo di un milione di persone voluto dal governo serbo. Resta comunque il fermo rimprovero alla Nato di Mary Robinson, responsabile dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani, per i raid aerei che inevitabilmente stanno colpendo anche la popolazione civile.

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I dubbi sul senso di questa guerra e sul ruolo umanitario della Nato crescono a dismisura alla luce non solo degli errori, probabilmente inevitabili, ma anche degli obbiettivi dichiarati come la tv serba, definita dalla Nato "obiettivo militare" da distruggere. La Robinson avverte che la stessa Nato potrebbe essere chiamata a rispondere degli effetti degli attacchi davanti al Tribunale penale internazionale sui crimini nell'ex-Jugoslavia, perché tutti i crimini di guerra commessi nel Kosovo da tutte le parti in conflitto saranno indagati dal tribunale. La signora Robinson ha espresso un concetto analogo a quello formulato da Antonio Cassese, membro del Tribunale dell' Aja, quando ha ammonito che "le azioni dei singoli individui appartenenti alle forze serbe, all'Esercito di liberazione del Kosovo o alle forze della Nato, potranno essere investigate dal Procuratore (dell'Icty) nei casi di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e che quindi, non ci sara' impunita' per gli autori delle gravi violazioni dei diritti umani nel Kosovo".
Appare dunque evidente, data l'autorevolezza di questi pareri, che il conflitto in atto solleva interrogativi di legittimita' che investono anche la Nato.
Al tempo stesso ci si domanda, fallite le trattative di Rambouillet, e avviata la pulizia etnica in Kosovo, come e con quali strumenti si sarebbero potuti bloccare diversamente i crimini di massa contro gli albanesi di quella regione.

 

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