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divisa Joseph LaPalombara
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Il brusco voltafaccia dellopinione pubblica americana nei
confronti della prosecuzione dei raid aerei della NATO contro la Serbia sta suscitando
nella Casa Bianca più costernazione di quanto non appaia in superficie. Il timore
crescente dellamministrazione Clinton non è soltanto che Milosevic, come Saddam
Hussein, finisca per avere partita vinta: essa si è anche resa conto che una guerra
veramente sanguinosa nei Balcani rischia di danneggiare il partito democratico, con
conseguenze che potrebbero durare anni.
Avvertendo questo rischio e interpretando correttamente gli umori
dellopinione pubblica, la scorsa settimana i repubblicani hanno deciso di non
appoggiare la strategia clintoniana di proseguire i raid aerei e hanno espresso questa
decisione in una votazione in Congresso, anche se non a schiacciante maggioranza. Al tempo
stesso, però, hanno approvato un significativo aumento del bilancio militare e di difesa
degli Stati Uniti. Il messaggio che hanno voluto inviare agli elettori è chiaro: gli USA
devono essere preparati per difendersi ma anche per intervenire militarmente a sostegno di
altri. Tuttavia, aggiungono, è ormai chiaro che il presidente Clinton e la sua squadra
non possiedono la competenza necessaria a fare queste cose con intelligenza e soprattutto
con una chiara visione di dove intendono condurre il paese e la NATO, a quale prezzo e con
quali obiettivi.

Appare altamente improbabile che, come sostengono attualmente certi
esperti, il voltafaccia dellopinione pubblica sul Kosovo sia stato provocato dal
recente massacro di giovanissimi in una scuola del Colorado. Stragi del genere
costituiscono certamente un monito agghiacciante per tutti. Ma gli americani cominciano a
intravedere una verità più profonda: e cioè che tragedie del genere impallidiscono al
confronto con quello che accadrebbe a migliaia di giovani americani se i raid aerei non
riuscissero a risolvere il problema del Kosovo ed essi venissero quindi inviati a
combattere sul suolo serbo insieme ai loro coetanei europei.
Questi timori, che in America sono noti come "la sindrome del
Vietnam", con chiara allusione alle numerosissime vittime americane di quella guerra
fallita, evocano inevitabilmente gli spettri del passato: e questo a sua volta evidenzia
un altro possibile motivo del voltafaccia dellopinione pubblica. Quelli che vennero
uccisi o feriti in Vietnam, infatti, erano per lo più giovani americani dei ceti meno
abbienti, in particolare neri. Giovani privi di mezzi, quindi: non quelli che oggi si
crogiolano nel lusso generato dal boom economico senza precedenti di cui gode attualmente
lAmerica e di cui Clinton e i democratici hanno fatto presto ad attribuirsi il
merito. Viene da chiedersi, allora, come farebbe lamministrazione Clinton a far
accettare ai giovani americani meno privilegiati che sarebbero loro, e non i laureati che
guadagnano stipendi astronomici a Wall Street e dintorni, ad andare a fare giustizia -- ma
magari anche a morire -- nei Balcani.

Va vista in questo contesto la riuscita missione (energicamente
scoraggiata dalla Casa Bianca) intrapresa da Jesse Jackson per liberare i tre militari
americani catturati in Jugoslavia. Il reverendo nero Jackson è riuscito dove erano
falliti Bill Clinton e Madeleine Albright. Sarà anche vero che Slobodan Milosevic ha
sfruttato questa occasione con cinismo; resta il fatto che lesito di quella missione
non mancherà di incoraggiare anche altri, sia negli USA che altrove, a cercare di
costringere Clinton alla difensiva. Questo tentativo sarà favorito dal fatto che Clinton
sembra un timoniere senza bussola, intento a pilotare la sua nave verso destinazioni e
obiettivi che a molti americani appaiono inquietanti, tanto più che in gran parte sono
tuttora oscuri.
Soltanto un presidente molto forte, dotato di una visione assai più
chiara riguardo alla missione e ai doveri del paese, nonché dellautorità morale di
pretendere sacrifici dai cittadini in vista di quegli obiettivi, potrebbe pretendere di
mobilitare lopinione pubblica americana a favore dellintervento nei Balcani.
Se questa opinione pubblica si mostra sempre più riluttante ad appoggiare la
continuazione dei bombardamenti sulla Serbia, è anche perché capisce sempre più
chiaramente che Bill Clinton manca di tutti questi requisiti. Così stando le cose,
Clinton ha sempre meno probabilità di riuscire a convincere gli americani ad approvare il
passaggio dai raid aerei a uninvasione su larga scala e a una guerra terrestre in
piena regola nei Balcani.
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