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Paolo Martini
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Pochi giorni ancora, e poi lo scontro si riaccenderà: la Commissione
Europea, per bocca del Commissario Fischler, responsabile delle
politiche agricole comuni, ha fatto sapere nei giorni scorsi che
"in autunno verra' presentato un quadro giuridico di base
sull'uso degli Ogm in agricoltura e nel settore alimentare".
L'Europa insomma proporra' presto regole sulla etichettatura dei cibi,
sulla tracciabilita' degli Ogm, che consente di conoscere i percorsi
produttivi e commerciali di un alimento, su mangimi e sementi
geneticamente modificati.
Volete saperne di piu' sugli Ogm? Entrate nel sito Web della Monsanto
, colosso multinazionale che reca il motto "food, healt, hope"
sotto il marchio, e troverete, alla voce "prodotti" nuovi
tipi di mais e di soia, protetti da parassiti e insetti attraverso
l'inserimento di geni estranei. La Monsanto ad esempio vi dice tutto
del Mais Yeldgard, nato nel 1997, autoprotetto dalla piralide grazie
ad un gene proveniente dal Bacillus thuringiensis, detto BT. Un mais
super-resistente, che "elimina la necessita' di ricorrere ad
alcuni insetticidi, riducendo cosi' l'esposizione degli agricoltori
alle sostanze chimiche". Un benefattore di uomini e piante,
insomma.
Quello che la Monsanto non cita, pero', è l'effetto che il mais e le
coltivazioni geneticamente modificate possono produrre su alcune
specie animali: entomologi di tutto il mondo lanciano da mesi
l'allarme sulle stragi di api e sulla sorte della bellissima farfalla
Monarca, che diventò uno dei simboli di Seattle. Il Washington Post
ha dedicato articoli e ospitato lettere sul tema, ricordando anche che
l'Epa, l'agenzia governatica di protezione dell'ambiente, ha riposto
alle proteste ambientaliste contro il mais BT con un rapporto di 107
pagine.

"Nella mia qualita' di ex vice-amministratore EPA, ho seguito
molto da vicino le coltivazioni biotecnologiche, e sono convinto che i
loro effetti sono senz'altro positivi per l'ambiente", dice J.
Winston Porter al Post. D'altra parte la Monsanto "ha ammesso di
non aver ancora condotto studi sulle farfalle Monarca. In effetti,
durante una conferenza frettolosamente organizzata a novembre - e in
parte finanziata da societa' del settore biotecnologico - un gruppo di
industrie emise un comunicato-stampa che presentava delle conclusioni
prima ancora che la conferenza iniziasse", dice Richard Kaplan,
Avvocato dell'Ambiente, sempre al Post. E mentre il quotidiano di
Washington ospita lettere e dibattiti sul tema, i richiami europei sui
rischi degli Ogm sono trattati alla stregua dei timori medievali nel
progresso.
Dunque l'Europa si appresta a riaprire un capitolo accantonato qualche
mese fa. Solo nel luglio scorso, infatti, con grandi titoli sui
giornali il ministro Bordon aveva annunciato che non sarebbero passate
"scelte che potrebbero far male alla salute dei cittadini".
Era l'esito dello scontro tra il Consiglio dei Ministri dei quindici e
la Commissione, nella persona della responsabile europea per
l'ambiente Margot Wallstrom. Italia, Francia, Olanda, Danimarca,
Grecia e infine anche la Germania chiedevano in sostanza di definire
prima i requisiti di etichettatura, tracciabilita' e responsabilita'
dei produttori. Solo dopo la fissazione di una normativa su questi
temi l'Europa avrebbe aperto le porte ai prodotti Ogm.
Ma oggi la Commissione si appresta a presentare un quadro giuridico
proprio su questi argomenti, e questo fa pensare a una fine della
moratoria europea: giù dal 2001 potrebbe essere riaperto lo
"sportello" per le autorizzazioni alle nuove colture
transgeniche. Nonostante la fermezza a favore della moratoria di
Italia e Francia, che continuano a sottolineare come troppo poco si
sappia degli effetti sulle coltivazioni aperte di questi prodotti.
Il governo italiano sembra seguire con attenzione la vicenda. La
decisione di Giuliano Amato di sospendere il commercio di quattro
varieta' di mais transgenico e' solo di un paio di mesi fa. Una
decisione che non era piaciuta affatto alle aziende biotech, che
presto si sono rivolte a Bruxelles. A giorni l'Europa decidera', ma il
comitato scientifico dell'Unione Europea ha gia' fatto sapere che i
quattro tipi di mais "non sono dannosi per la salute". Ma
anche i pareri dei comitati scientifici non sono così attendibili.
Quello dell'Istituto superiore di Sanita' diceva l'opposto, per
esempio
Dunque - direte - questo significa che gli Ogm gia' circolano in
Europa? La risposta è sì. Le procedure semplificate, che prevedono
la necessità di provare solo la "sostanziale equivalenza"
con l'originale di un prodotto geneticamente modificato, richiedono
l'autorizzazione di un solo stato membro dell'Unione. A quel punto -
virtù del mercato comune - l'Ogm è in Europa. Soia e mais arrivano
nelle merendine dei vostri figli.
Lo stato membro che piu' degli altri consente la commercializzazione
degli Ogm è il Regno Unito. "Non ci piace l'agricoltura
produttivista", dicono dal canto loro il governo francese e
quello italiano. Contro l'agricoltura "produttivista" si
scaglia anche Josè Bové, leader dei contadini francesi, punto di
riferimento della mobilitazione antiliberista mondiale, e autore del
fortunato libro "Il mondo non è in vendita", appena
pubblicato in Italia da Feltrinelli.
La rete di Lilliput, che da Seattle a Praga e' passata per Genova nel
giugno scorso in occasione della mostra probiotech "Tebio" e
che ha promosso "mobiltebio", denuncia il "meccanismo
di privatizzazione e monopolio della biodiversita' mondiale" e
spiega che dietro il mais Bt ci sono i Trips - Trade Related
Intellectual Property - cioè i regimi brevettuali dei prodotti Ogm.
Se i brevetti sui nuovi prodotti sono in mano alle sei o sette
multinazionali del settore, si chiedono quelli di Lilliput, come
potrà il sud del mondo avere benefici dalla ricerca sulle
biotecnonologie in agricoltura?
Profeta del movimento è una fisica indiana, Vandana Shiva. Non c'è
posto, dice la Shiva, per agricolture fondate sull'International
Property Right. "Le nuove biotecnologie creano insicurezza
alimentare e morte per fame, sprecano risorse con monoculture,
mantenute utilizzando intensi incentivi". Per la Shiva,
"monopoli e monoculture simboleggiano una mascolinizzazione
dell'agricoltura. Gli erbicidi prodotti dalle imprese Monsanto sono
battezzati Farla finita, o Machete. Questo è linguaggio da
guerra."
Eppure molti ricercatori, anche nel nostro paese, tentano di
sottolineare le potenzialita' che offrono i cibi geneticamente
modificati: Giovanni Giuliano dell'Enea, per esempio, insiste su un
argomento: "Le biotecnologie vegetali potrebbero salvare milioni
di persone producendo piante arricchite di micronutrienti coltivabili
nei paesi del Terzo Mondo. Le carenze di ferro e di vitamine
potrebbero essere combattute piu' efficacemente", spiega
Giuliano. Insomma: si' a tutte le cautele, no a blocchi alla ricerca e
alla sperimentazione.
Ammesso che la carenza di vitamine e di ferro nei paesi del terzo
mondo sia un problema di risorse alimentari. L'economista indiano
Amartya Sen, in Italia pochi giorni fa, esprimeva qualche dubbio sulla
questione. Comunque nel terzo mondo non ci sono solo le voci di
Vandana Shiva o di Amartya Sen: basta leggere la lettera del ministro
nigeriano dell'agricoltura, pubblicata dal Washington Post poche
settimane fa (vedi articoli collegati), per avere un altro punto di
vista sulla vicenda.
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