Ma i consumatori devono sapere
Odette Misa Sonia Hassan
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Non ho mai dimenticato il mio professore di dietologia, quando, al
termine di una lezione, ci raccontò dell'ambasciatore a Roma di un
Paese in via di sviluppo che gli aveva illustrato gli effetti
contraddittori della messa fuorilegge del dicloro-difenil-tricloretano,
il DDT. Evitando a molti europei la morte di cancro in età avanzata,
il bando aveva provocato in molti abitanti del suo paese, spesso
bambini, la morte per fame: topi e parassiti avevano distrutto le
derrate che questo potente insetticida prima salvagurdava. Ciò non ha
impedito al DDT di raggiungere i luoghi più remoti del pianeta:
tracce ne sono state trovate persino nel latte materno nel Mar
Glaciale Artico. Tutto questo avveniva mentre l’anofele sviluppava
resistenza al DDT. La storia della scienza e della tecnologia è
punteggiata da questi paradossi che non sempre rendono trasparente il
progresso scientifico.
Perché qualcosa di simile non accada oggi i consumatori vogliono
sapere molto sugli organismi geneticamente modificati (OMG), i
cosiddetti “cibi transgenici”. Questi si distinguono in: alimenti
sostanzialmente equivalenti; alimenti sostanzialmente equivalenti,
eccetto che per il gene inserito; alimenti sostanzialmente non
equivalenti. Questa classificazione è basata sul principio di equivalenza
sostanziale principio sviluppatosi negli ultimi dieci anni
attraverso una serie di consultazioni
tra esperti dell’OCSE, dell’OMS e della FAO .
Solo gli OMG non differenziabili bromatologicamente o fenotipicamente
dai loro corrispettivi tradizionali e in cui non è riscontrabile la
modificazione genetica sono considerati sicuri e gli studi che
conferiscono questa certificazione
possono richiedere molto tempo. Generalmente parlando però la
biotecnologia fino ad ora non ha prodotto alimenti non sostanzialmente
equivalenti.
In Europa i consumatori sono talmente refrattari agli OMG da indurre
gli industriali a comportamenti estremamente cauti. Nella lista
della buona spesa della “Lega
Ambiente”, dove sono elencati i prodotti privi di OMG, non pare
mancare proprio nessuno, né le industrie del comparto
agro-alimentare, né la grande distribuzione. Ma, dietro le quinte,
quali sono i rischi e i vantaggi della biotecnologia applicata alle
attività agro-alimentari? E’ noto il rischio che possano essere
inseriti negli alimenti geni contenenti allergeni: è il caso famoso
della soia arricchita da metionina grazie all’inserimento del gene
della noce brasiliana (il prodotto è stato tolto dal mercato). E si
sa che l’inserimento di geni che non hanno mai fatto parte dell’alimentazione
umana potrebbe scatenare allergie sconosciute.

Effetti tossici ben più gravi sono stati riscontrati negli animali da
laboratorio - disfunzioni intestinali su topi nutriti con patate
geneticamente modificate - anche se non sono mai stati testati nell’uomo.
Si teme soprattutto l’aumento di resistenza agli antibiotici: il
rischio è che il gene di resistenza all’antibiotico (utilizzato per
impedire che gli animali d’allevamento si ammalino) possa
trasferirsi ai geni patogeni viaggiando dall’alimento transgenico ai
batteri della flora intestinale (vedi articolo relativo all'indirizzo http://www.agbios.com/articles/2000246-A.htm
). Non si sa se questo trasferimento sia possibile: ma se lo fosse?
Possiamo immaginare la nostra vita senza la chemioterapia
antibatterica? E' peggio che fantasticare sulla la scomparsa della
lavatrice.
La biodiversità sembra minacciata anche dal polline transgenico che,
ibridizzandosi, potrebbe trasformare in OMG anche le piante
non geneticamente ingegnerizzate .
Non è da escludere che per via della manipolazione genetica tutta l’agricoltura
finisca per dipendere dai detentori dei brevetti biotecnologici.
Contraddittoria appare anche la tesi secondo la quale il “biotech”
agroalimentare avrebbe per destinatari privilegiati i paesi poveri.
Sembra infatti che la maggior
parte degli studi non riguardi OGM in grado di svilupparsi
in ambienti sfavorevoli come quelli dei Paesi del sud del mondo. Per
contro sono prevedibili invece miglioramenti delle tecniche di
conservazione degli alimenti, un abbassamento del costo delle colture,
una diminuzione dell’uso di pesticidi, una migliore qualità
nutrizionale (a livello di proteine, vitamine, minor contenuto di
grassi aterogeni) e del sapore dei cibi (ottenuto però al prezzo di
un inevitabile appiattimento del gusto).
La legislazione comunitaria attuale prevede nell’etichettatura degli
alimenti la segnalazione di OGM non casuali, cioè presenti in
proporzione superiore all’1%. E’ un chiaro segnale che, prima di
decidere se la biotecnologia fa per lui, il consumatore vuole essere
per lo meno informato (http://www.rfb.it/csa/links/archivio/
biotech_etichette.htm ).
Altri link:
http://www.palazzochigi.it/biotecnologie/faq.htm
http://www.oecd.org/ehs/cd.htm
http://www.who.int/fsf/GMfood/index.htm
http://binas.unido.org/binas/
http://www.whybiotech.com
http://www.biotech-info.net/
http://www.epa.gov
http://www.agbios.com/default.asp
http://www.legambienteonline.it/news2000/piatto.htm
http://www.legambientedoc.it/centro/
documenti/2000/er_ogm1.htm
http://www.legambientedoc.it/centro/
documenti/2000/er_ogm_politico.htm
http://www.fda.gov
http://www.fda.gov/ohrms/dockets/
dockets/99n4282/emc0548.rtf
http://www.agbios.com/articles/searsreport.pdf
http://www.usda.gov
http://www.fda.gov/ohrms/dockets/
dockets/99n4282/tr00001.rtf
http://ificinfo.health.org
http://www.abc.net.au/science/slab/consconf
http://www.oecd.org/ehs/country.htm
http://www.politicheagricole.it/MiPA/
Sportello/Consumatore/www.iss.it
http://www.sanita.it/biotec/
http://www.tebio.org/
http://www.rfb.it/comuni.liberi.ogm/default.htm
http://www.sanita.it/biotec/Ogm/indice.htm
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