Nel segno di Paz
Ettore Colombo
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Nel segno di Paz
Andrea Pazienza, Satira 1978-1988, a cura di Felice Crippa e con
prefazione di Michele Serra, Baldini&Castoldi, pp. 250 pagine,
£ 50 mila
Dialogo tra padre e figlio. “Papà, gli elefanti volano”. “Dove
l’hai letta ’sta cazzata?”. “Sull’Unità!”. “
Oh, ehm, sì, cioè... Ma niente de che, 30, 40 cent...”. E' una
battuta del libro Satira, da poco uscito per le edizioni
Baldini&Castoldi, un enorme volume rosso che costa 50 mila lire
tonde tonde - ma in questo caso sono soldi ben spesi., perché il
tomo contiene un numero alto e prezioso di tavole e vignette
satiriche ideate, scritte e disegnate dal fumettista, vignettista,
ma meglio sarebbe dire artista a tutto tondo Andrea Pazienza.
Satira consta di ben 250 pagine con illustrazioni sia a
colori che in bianco e nero. Il genere, in teoria, corrisponderebbe
a un’arte (o disciplina) oggi molto in voga, la “satira politica”,
arte che però Pazienza, negli anni in cui è vissuto e ha lavorato,
interpretava “a modo suo”, come scrive Michele Serra nell’introduzione
al volume. Che mestamente (è uno che sa di cosa parla) chiosa: “E’
stata ben fottuta, la satira” ma subito dopo aggiunge: “Pazienza
era diverso, lui semplicemente faceva ridere”.
Poi però dice: “Raramente è violento o indignato, Andrea”.
Beh, qui si sbaglia. Certo che lo era, violento e indignato, contro
molti e molto: lo Stato, Kossiga con la kappa, un Papa odioso
(sempre lo stesso, Giovanni Paolo II...), un "buono", il
presidente della Repubblica Sandro Pertini (che, invece, è
morto...).

Ma il punto è un altro: come si fa a parlare di
Andrea Pazienza, del “mitico Paz” senza farlo vedere? Senza
cioè avere davanti le tavole, i disegni, le vignette? L’impresa
è ovviamente impossibile, ma una cosa si può dire: Paz è ancora
vivo, come sanno tutti quelli che lo amano e che continuano a tenere
vivo un vero e proprio culto in sua memoria, tra siti Internet a lui
interamente dedicati, newsgroup e mailing list che in modo a dir
poco maniacale non fanno altro che parlare di lui (vedi i link a
fondo pagina), volumi e libri e raccolte di scritti, disegni,
vignette e testi ora inediti, ora stra-editi ora ri-editi senza
troppi scrupoli e che molte case editrici lanciano sul mercato per
continuare a soddisfare la fame di scritti dei suoi affezionati e
fedelissimi lettori.
Ora ci sarà anche un film, che si chiamerà proprio Paz
(regista Renato De Maria, coproducono Raicinema e Stream), girato
tutto a Bologna con attori giovanissimi e che trae spunto dai più
famosi, “maledetti” e tormentati personaggi creati da Pazienza:
aiuterà a rinforzarne il mito e a farlo conoscere al pubblico dei
giovanissimi che non ha potuto vivere i difficili e complicati anni
in cui è vissuto Paz, quelli cioè a cavallo tra la fine dei
Settanta e l’inizio degli Ottanta, ma riuscirà davvero a
restituire, agli occhi del “grande pubblico”, il vero Paz?
E dunque, cerchiamo di dire chi era realmente Paz, come è vissuto e
di cosa scriveva. Paz (all’anagrafe, appunto, Andrea Pazienza) era
nato a San Benedetto del Tronto nel 1956 e ha passato la sua
infanzia a San Severo, un paesone dell’altopiano pugliese. A 13
anni si trasferisce a Pescara, in Abruzzo, dove frequenta il Liceo
artistico e, finiti gli studi, s’iscrive al DAMS di Bologna. Nel
1977 - anno che Paz vive intensamente, sia sul piano politico, che
artistico che personale (è in quell’occasione, a soli vent’anni,
che inizia a bucarsi) - la rivista Alter Alter pubblica la
sua prima bellissima storia a fumetti, Le straordinarie avventure
di Penthotal, ripubblicato da Baldini & Castoldi nel 1997
con prefazione di Oreste del Buono.
Nell’inverno di quello stesso anno, il ’77, Paz partecipa al
progetto della rivista underground e prima “figlia” della
cultura del ’77, Cannibale, un’esperienza che ripeterà
spesso, in futuro, risultando tra i fondatori di molti fogli che
hanno segnato quel periodo, dal Male a Frigidaire,
mentre piano piano inizia a collaborare alle più importanti testate
giornalistiche della sinistra italiana, da la Repubblica a l’Unità,
oltre che - naturalmente - ai migliori e più famosi giornali
satirici del periodo, da Satyricon (inserto de la
Repubblica) a Tango, inserto dell’Unità e
precursore del più fortunato Cuore, entrambi diretti da
Michele Serra.
Senza dire dei suoi scritti per il quindicinale indipendente Zut
e delle sue storie che iniziarono presto a finire sui tavoli delle
pù belle riviste a fumetti, da Corto Maltese a Comic Art.
Pazienza disegna anche manifesti e copertine per il cinema (ad
esempio per Fellini) e il teatro, scenografie, costumi e abiti per
stilisti, cartoni animati, copertine di dischi (forse le più belle
sono quelle di tre dischi di Roberto Vecchioni “Hollywood,
Hollywood”, “Robinson” e il doppio lp live “La vita è sogno”),
figure animate per la pubblicità.
Nel 1984 Paz si trasferisce a Montepulciano, in Toscana, e qui
realizza alcune delle sue opere più importanti, da Pompeo a Pertini,
fino al cult Zanardi (un vero e proprio “ciclo”,
ripubblicato anch’esso da Baldini&Castoldi nel 1998).
All'epoca Paz ha solo 26 anni, ma è già considerato un genio e
circondato dall’aura e dal rispetto tipico del clan che si crea
intorno a figure come lui e come Tondelli sul piano letterario o
Vasco Rossi su quello musicale.

Paz rappresenta una “generazione bruciata”
nella storia politica e sociale del nostro Paese, molto più di
quella del 1968. E se Tondelli muore d’un colpo e Vasco si salva
solo lui sa come, Paz si consuma lentamente, si corrode piano piano,
“facendosi” di ogni genere di sostanze stupefacenti, ma
rimanenendo affezionato al primo amore, l’eroina. Andrea Pazienza
muore nel giugno del 1998 a Montepulciano.
Fin qui la “biografia “ufficiale”, dunque, come risulta dal
libretto forse più falso e più povero che sia mai stato scritto su
Pazienza, quello che si chiama, con incredibile ruffianeria, proprio
Paz, edito da Einaudi nella collana Stile libero nel
1997, con una nota di Stefano Benni, ma soprattutto “a cura di
Vincenzo Mollica”. Sì, proprio lui, il noto e pacioso volto del
Tg1 che non perde mai occasione per intervistare (e incensare e
banalizzare) tutti i divi del momento e che (per una curiosa e
crudele volontà del Dio del fumetto il quale ne ha fatto, nei primi
anni Ottanta, un’amico personale di Andrea Pazienza) oggi si
dichiara “da sempre” appassionato cultore dell’opera omnia
dell'artista, al punto da esserne diventato il principale portavoce
e promotore.
Ora, al di là del fatto che Pazienza avrebbe rifiutato e irriso a
tutte le mode, un fatto è certo: Mollica ha fin troppe volte
compiuto una vera e propria “mollicalizzazione” delle opere,
delle parole e degli atti - profondi e tristi quanto folli e
disperati - di vita come di morte di Paz, che la vita se l’è
tolta, appunto, a forza di “strafarsi”.
Ma tutto non si può avere, neanche dal culto del Paz, culto che ha
avuto il suo acme in tutti questi lunghi anni seguiti alla sua morte
in tre ben curate mostre “antologiche” del suoi schizzi e dei
suoi disegni: la prima si è svolta a Milano nel 1991, la seconda a
Siena, nel ’95, la terza, la più completa, a Bologna nel 1997. Da
quest’ultima è stato tratto un libro, Antologica (Baldini&Castoldi,
1997), curato dal “solito” Mollica e dai familiari di Paz,
Marina Comandini e Michele Pazienza. Il volume riguarda la ormai
sterminata bibliografia del e sul “mitico Paz”, oltre ai
ricordi, tratti dagli incontri pubblici e dagli scritti - sparsi qua
e là in tv come sui giornali - di personaggi del calibro di Milo
Manara, Stefano Benni, Roberto “Freak” Antoni, Enrico Brizzi,
Roberto Vecchioni, “Bifo” e Michele Serra.
Proprio a un’idea di Serra si deve invece Satira che -
insieme al Pazienza folle e lunatico, tossicodipendente violento,
assatanato di sesso e alcool - ci restituisce finalmente e per
fortuna anche il Pazienza “politico”, visceralmente legato al
movimento del ’77 e alla nascente Democrazia Proletaria, caustico
e iroso nella sua ritrattistica impietosa dei vari Amintore,
Ciriaco, Bettino (dei quali dice, profetico: “mai nessuno farebbe
un film con gente dai nomi così”) senza salvare nessuno dal
calderone infernale visivo dei dannati e malati di potere, primo fra
tutti il Giulio Andreotti mefistotelico cui in una vignetta fa dire:
“La verità è sempre nuda. Basta questo per capire che razza di
zoccola è”.
Del resto, e non a caso, la fortuna di Pazienza fu sempre e proprio
il collegamento con la realtà quotidiana. Dagli esordi delle Straordinarie
avventure di Penthotal in poi, infatti, Paz ha sempre descritto
la sua generazione in maniera drammatica e insieme parodistica (come
in “Perché Pippo sembra uno sballato”). Il suo nome resta però
legato al personaggio di Zanardi, un ragazzo arrogante, cattivo e
spietato a cui tutto va bene. Protagonista di una manciata di storie
con due suoi amici (Colasanti, un belloccio che ogni tanto fa il
marchettaro, e Petrilli, lo “sfigato” che nell’ultima storia
morirà in un inutile atto di coraggio), Zanardi è inquietante per
il suo fascino e per l’attrazione che il lettore prova per lui. E'
un'irresistibile forza del male talmente piena di sè che in una
storia incontrerà addirittura il suo creatore e insieme scopriranno
il mostro di Scandicci.
Il disegno di Pazienza appare dunque quasi una prosecuzione naturale
della sua vita, come può esserlo il sonno per la veglia. Questa
continuità trova conferma nelle storie dove spesso capita di
vederlo attore e interlocutore delle sue creature. In Zanardi. La
prima delle tre le prende di santa ragione da uno dei suoi
personaggi più emblematici, Zanardi appunto. In Pertini lo
troviamo, nelle vesti di un partigiano, in coppia con Pert,
Pertini. In altre si racconta in prima persona, utilizzando il
fumetto come un diario personale.
In altre ancora assume le sembianze di un moscone. Non a caso,
ricordando il suo periodo di formazione, quello cruciale che lo
portò a fare il salto dal natio e piccolo borghese meridione alla
ricca, grassa, ma anche caotica, frenetica, giovanilista e allora in
piena ansia rivoluzionaria Bologna, la svolta dei vent’anni,
quando di sé stesso Paz diceva: “Del liceo artistico di Pescara
mi vengono in mente mille cose: venni sospeso il primo giorno di
scuola; verso il terzo anno quando ero ormai come un pulcino nel
nido, provai una sensazione di potere tremenda. Dato che ero molto
bravo, potevo fare quello che volevo, scherzi soprattutto; per il
resto avevo pessimi rapporti con le donne. Poi ho passato un periodo
tra i 16 e 18 anni a rissare stupidamente, prendendole e dandole,
specie d'estate. Erano estati bellissime, lunghissime, passate con
la fila degli ombrelloni, lo strombazzo delle cose pubblicitarie e i
baracconi messi in fila con i juke-box.

"Quando ero a Pescara le mie letture
preferite erano i dadaisti: sapevo a memoria il manifesto di Tristan
Tzara e conoscevo i movimenti di rottura d'inizio del secolo a
livello Rischiatutto”. Poi, appunto, Bologna, la rottura con la
famiglia come con le convenzioni sociali, l’uso indiscriminato e
illogico delle droghe, l’amore folle e violento per le donne, l’unica
solidarietà salvifica: non certo quella politica, ma quella
amicale. E la biro, la matita, il pennarello con i quali Pazienza ha
disegnato pagine incantate e geniali.
Come detective, dunque, l’unico modo per ricercare nei suoi libri
e nelle sue tavole i segni e le impronte di Pazienza è camuffarsi e
frequentare i luoghi e i personaggi creati dalla sua mano, seguendo
le tracce che deliberatamente ha lasciato e provando a metterle
insieme, come tessere di un mosaico. Quello che ne esce è un
caleidoscopio seducente e terribile, dolce e violento, perché con
Paz è facile oscillare da un opposto all'altro.
Un viaggio da affrontare in punta di piedi, nella maniera più
disarmante possibile, con il cuore, senza rigide ricostruzioni
filologiche, ma divertendosi a prendere spunto dalle storie di
Andrea per parlare del presente, dei desideri, delle paure, della
continua voglia di giocare e stupire, di vivere con rabbia e
disincanto, di esibire le ferite senza retorica né orgoglio. Come
dice Paz in una delle sue tavole più belle, dove si vede lui in
tenuta da guerriero medioevale che si accende una sigaretta e fa “La
realtà? Puf!”.
I link:
Andrea Pazienza Home page
Una interessante raccolta di disegni, vignette, illustrazioni
che
possono dare un'idea della vastissima produzione artistica di Paz.
Apazzie'
Notizie, biografia (non solo artistica) e alcune belle tavole a
colori
tra cui il ritratto del cattivissimo Zanardi, una delle piu' celebri
creazioni del pennarello di Pazienza. Anche qui troviamo tanti link.
Andrea Pazienza
Disegni, vignette, articoli sull'amatissimo APaz,
"giocoliere magnetico
della nostra esistenza, contemporaneamente lupo e cappuccetto
rosso".
C'e' anche un'ampia raccolta di link.
Centro
fumetto Andrea Pazienza
Il sito e' in via di aggiornamento ma contiene comunque molte
informazioni e notizie su Pazienza e sul mondo del fumetto
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