Una settimana in chat
Sara Selva
Articoli collegati:
Minitinerario/Sexy siti
Una settimana in chat
Il test/Siete "normali" o
sessodipendenti?
L'italiano a letto
I problemi del maschio
Antiche perversioni, nuovi
perversi.
Piacere e“dimensioni”
Forsennati in Italia
La solitudine fa clic
Non tutti sanno che...
Entrare in una chat con un nick femminile - il nick è lo pseudonimo -
e veder apparire sul proprio schermo un'infinità di finestre con
proposte di conversazioni più o meno indecenti è tutt’uno. Per
visitare con calma e curiosità una chat, e parlo di quelle generiche,
quindi non a tema sessuale, occorrono due cose: la prima è la
resistenza al disgusto che provocano alcune domande irripetibili, con
le quali vieni salutata, la seconda è una grande abilità nel far si
che queste richieste di conversazione non interrompano il viaggio o la
conversazione che stai facendo.
La storia è completamente diversa se entri con un nick maschile: in
quel caso nessuno sembra accorgersi del tuo ingresso. Quando decido
che la mia curiosità passiva è soddisfatta, dopo aver girovagato per
un po’ nella chat senza attivare conversazioni, decido di non
rispondere alle chiamate ma di chiamare io. Seleziono una persona
della mia età di sesso maschile che segnala argomenti di
conversazione a me noti, sono sorpresa dalla gentilezza e dalla
facilità con cui riesco a parlare con lui, facilità che mi si
ripresenta nelle conversazioni successive ma non con la stessa carica
di simpatia.
Sono incuriosita dall’enorme differenza di espressione delle persone
che contatto, a giudicare dalle frasi che continuano ad arrivarmi con
proposte di conversazione. La prima persona a cui decido di rispondere
ha un nick particolarissimo, mi ricorda un romanzo che mi è piaciuto
molto e non sbaglio infatti la scelta dello pseudonimo, che nasce
dalla mia passione per la letteratura yiddish. Comincio a rispondere
anche a messaggi con nick meno delicati e con messaggi imbarazzanti e
superata la prima battuta scompare l’aggressività e mi ritrovo a
conversare con persone che più di ogni altra cosa vogliono
raccontarti la loro vita.
Questa è la mia impressione sicuramente casuale, io non possiedo la
Webcam, che è uno degli strumenti preferiti per il cybersesso, e
comunque non mi dichiaro poi così disponibile. Finalmente mi faccio
coraggio ed entro nelle stanze a tema dichiaratamente sessuale: ce ne
sono parecchie, alcune mi sembrano frequentate da ragazzi molto
giovani e il sospetto che possano essere minorenni mi mette a disagio
a tal punto che nonostante sia curiosa di natura non riesco a
rimanerci.
Giro per stanze che hanno nomi con riferimenti sessuali ed espressioni
spesso da caserma, ho delle sensazioni di trovarmi in un cesso
pubblico o alla stazione, insomma in luoghi di rimorchio squallido e
povero, finchè non approdo ad una stanza di sesso estremo: in gergo
si chiama bdsm, che scopro voler dire bondage,
dominazione-sottomissione e sado-maso. Il nome della stanza è
esplicito ma educato e all’ingresso è richiesta proprio educazione.
Noto subito una grande allegria, sono spettatrice passiva finchè non
incontro in privato R. - maschio, 48 anni - che dopo un po’ mi
inserisce nella stanza pubblica. E' un po’ come entrare in un
salotto e scambiare opinioni, che dico, non opinioni: è uno scambio
di battute educate ma goliardiche divertente tutto sommato e lo sfondo
è la sessualità, ma è chiaro che si potrebbe parlare di calcio, di
Ferrari o dell’ultimo film d’autore.
R. mi presenta altre persone, con cui scambio qualche battuta e che si
dichiarano disponibili a parlarmi del loro rapporto con la chat e il
sesso. Conosco D. - femmina, 35 anni - che mi racconta di come sia
arrivata per caso in questa stanza e avendo trovato un ambiente
simpatico e con pochi tabù ci sia rimasta, infatti è li quasi ogni
sera. Stranamente mi intimidisco - e mi dispiace, perché è veramente
simpatica - e non le chiedo che influenza ha nella sua vita sessuale
questo gioco, cosa che invece riesco a chiedere con più semplicità a
P. - 41 anni, maschio - che da buon hombre latino esordisce dicendo
che la chat è un luogo dove si incontrano molte donne disposte a fare
sesso, sesso estremo, e che lui è proprio per questo che la
frequenta.
Altro che cybersesso, la chat per lui è un’occasione per fare
conoscenze reali. Gli chiedo se ha amici maschi in chat, risponde no;
amici veri, quelli coi quali condividere tutto? No, ma ha incontrato
un paio di persone fidate con cui ha del feeling, è li la
condivisione sulla propria esperienza sessuale è un grande
trade-union. Cosa trova P. in chat che non trova nella vita reale? È
più facile, l'approccio è immediato, si possono esprimere
francamente desideri o preferenze, cosa che nella vita non si fa. Mi
chiede come reagirei se ad una festa qualcuno mi chiedesse
esplicitamente se mi piace essere legata, se preferisco essere
frustata e altre amenità del genere: be', capisco immediatamente.
R. invece si trova bene in chat perchè la Rete è fruibile in
qualsiasi momento e da qualsiasi posto, e offre la possibilità di
interagire con persone geograficamente e socialmente lontane. Ma,
chiedo, il sesso quanto influisce? È un argomento simpatico che
usualmente non viene trattato liberamente, senza volgarità, come
accade qui, mi risponde. Poi aggiunge che di tanto in tanto capita un
incontro reale e che la cosa non è disprezzabile.
M. - femmina, 40 anni - è entrata in chat in seguito alla separazione
dal marito e ha usato il tempo passato alla tastiera - e anche alcune
forme di sesso virtuale - per annientare il dolore dell’abbandono.
E' approdata a questa stanza perchè curiosa e per un'intuizione: “poter
comprendere qualcosa di rimasto inespresso tra lei e il marito”. L’ha
compreso, anche se non le è servito per riconciliarsi, e ora
sicuramente è più tranquilla e non usa più la chat come anestetico,
ma ci torna di tanto in tanto per salutare degli amici con i quali ha
ritrovato un senso di allegria.
Infine quando sto per concludere il mio giro vengo chiamata da A; che
ha un nick esplicito e usa il mio nome, quindi mi conosce, si scusa
per il nick, è il ragazzo timido amante della buona letteratura,
certo se una settimana fa mi avesse chiamato con quel soprannome non
gli avrei risposto, e allora visto che si è scoperto chiedo anche a
lui, cosa trova in queste chat? Lui mi racconta di non essere un
frequentatore abituale, entra con il nick esplicito solo se, come in
quel momento, ha bisogno di recitare un ruolo e prova a farlo anche
con me. E' indubbiamente molto persuasivo, ma io non riesco a
partecipare a questo gioco e allora cambiamo argomento.
Delle chat, A., come P., apprezza il vantaggio di poter parlare
esplicitamente, ma forse perchè più giovane - ha 29 anni - riconosce
anche un grande valore terapeutico all'incontro in Rete protetto
dall'anonimato, un'uscita dall'isolamento utile per la condivisione ma
anche per la consapevolezza di sé. Una consapevolezza che si esplica
attraverso l'incontro con l'altro che è anche incontro con se stessi
attraverso una pratica ormai poco usata: la scrittura. A. sembra
descrivermi le dinamiche dei gruppo di auto-aiuto, e infatti non a
caso gruppi come gli Alcolisti Anonimi, oltre alle riunioni reali,
fanno ormai da anni, soprattutto negli Stati Uniti, riunioni in chat.
Articoli collegati:
Minitinerario/Sexy siti
Una settimana in chat
Il test/Siete "normali" o
sessodipendenti?
L'italiano a letto
I problemi del maschio
Antiche perversioni, nuovi
perversi.
Piacere e“dimensioni”
Forsennati in Italia
La solitudine fa clic
Non tutti sanno che...
i e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui
Archivio
Attualita' |