Questo articolo è apparso su la
Repubblica (www.repubblica.it) del 2 gennaio
Tutti sanno accendere la luce, pochi sanno fare un impianto elettrico. Non è diverso
per l'elettronica, figlia leggera e impalpabile dell'elettricità, cento volte più
stupefacente ma mille volte più sfuggente. Si clicca che è una meraviglia, ma il
funzionamento dei computer e delle loro minutissime interiora è nelle mani di una casta
di sapienti.
Per sapere quanto vorace o sdentato fosse il famoso Baco della Mezzanotte, abbiamo
così dovuto attendere la prova empirica, confidando nell'ombrello protettivo che i vari
comitatoni nazionali ed esteri garantivano di averci aperto sulla testa. Noi italiani,
poi, eravamo già stati degradati (dagli americani, ossessionati dai batteri elettronici
tanto quanto da quelli biologici) al ruolo di retrogradi improvvisatori, impreparati al
micidiale attacco. L' anello debole della catena globale, il luogo più probabile di un
cortocircuito che avrebbe poi bruciato anche i fili altrui. Poi non è successo niente.
Tranne un mezzo macello alla Stazione Termini, però provocato, dicono, non dai microchips
infartuati ma da una macrofolla gagliarda, antica e sanissima che ha ingorgato i binari
per un traffico concentrato, e malamente concertato, di auguri, panettoni e spumanti da
smistare per l'Italia.
Ora, da quegli utenti oscuri e all'oscuro che siamo, sappiamo già di non poter sapere
se il Millennium Bug è stato scongiurato dalla previdenza dei nostri capi informatici o
dall'inconsistenza di un pericolo sopravvalutato. E se da entrambe le cose, da quale in
maggior misura. Questa incoscienza, possiamo mettere in archivio. Dipendiamo da sistemi
tecnologici la cui robustezza, grande o piccola che sia, ci sfugge. E spesso, a giudicare
dai segnali discordi che ci arrivano da chi se ne intende, sfugge anche a chi se ne
intende. Ci portiamo nel Duemila, intatta, una sudditanza culturale che davvero ci
apparenta, mutati i tempi e le condizioni, ai nostri avi dell'anno Mille.
Se allora fu la teologia la disciplina tra le cui pieghe leggere il caos, lo sprofondo,
l' avvento di Satana, oggi è la tecnologia il sovrastante ordine che minaccia disordine.
Colpiva assai, nei giorni e nei mesi scorsi, cogliere nei dispacci di allarme, nelle
raccomandazioni e financo nelle spiegazioni una definizione alquanto incerta, e molto
soggettiva, dei pericoli in divenire.
Convinti che, trattandosi di tecnologia, la base delle previsioni non potesse essere
che scientifica, e oggettiva, scoprivamo invece che di questo fottuto Baco ogni analista,
ogni sapiente dava una descrizione difforme, proprio come negli antichi bestiari. Locusta,
piranha, orco, virus, scarrafone, o malattia mentale dei cervelli elettronici nostri
infidi servi, come una schizofrenia (oggi non è oggi, è ieri) o una psicosi (sono
Napoleone e dichiaro guerra al mondo). Ci siamo sentiti ignoranti. E da bravi ignoranti,
superstiziosi, in balia dei fantasmi più inverosimili, timorosi di untori appestanti, di
maledizioni meritate per aver tirato troppo la corda della conoscenza. Squattrinati
davanti a Bancomat resi sordomuti dalla folgore, senza nome e albergo come gli
scomunicati.
Gore Vidal, nei giorni scorsi, ha scritto per questo giornale un magnifico trattatello
per sostenere, vichianamente, che siamo nel corso (ricorrente) del caos, ma che dobbiamo
tenercelo stretto perché dopo ogni caos arriva (ricorrente) un evo teocratico a rimettere
le cose a posto, con pessime maniere e a scapito della libertà. Ma forse - ho pensato - i
nostri tempi sono così accelerati, e compressi, che caos e teocrazia sono costretti a
convivere e sopportarsi. La tecnologia potrebbe essere, per dire, teocratica e caotica nel
tempo stesso. Un' entità superiore da onorare senza discutere, dalla quale dipendere,
dalla quale ricevere gli ordini e addirittura l'Ordine (i francesi, più affezionati di
noi alla lingua madre, chiamano il computer "ordinateur"). Ma che contiene in
sé, come rimedio e contrappeso, anche una sana vocazione al caos, all'imperfezione, al
difetto, al contrordine. Così basta l'idea di un Baco, generato da una sbadataggine da
scuola materna (non saper leggere una data), a sconnettere la fiducia cieca nella scienza,
a far balenare lo spettro del freddo e del buio, insomma a ridimensionare su scala umana
la divina perfezione dei computer. Credevamo fosse un virus, forse era solo un benefico
anticorpo. Auguriamocene degli altri: aver paura aiuta a stare svegli, aguzza l'ingegno e
insegna a diffidare della troppa fede.