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Thomas Brussig: una risata sulle macerie del muro


Raffaele Oriani

 

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Come ogni metropoli che si rispetti anche Berlino va sempre piu’ spesso a vedersi al cinema. E’ accaduto un anno fa con ‘Lola corre’, accadra’ a Natale con l’immancabile movie strappalacrime, sta accadendo in queste settimane con ‘Sonennallee’ e ‘Helden wie wir’ (‘Eroi come noi’), due film che raccontano splendore e miseria dell’altra Berlino, quella che per trent’anni ha vissuto dalla parte grigia del Muro. Co-sceneggiatore di entrambe le pellicole e’ Thomas Brussig: classe 1965, berlinese dell’est, gia’ militare, facchino, portiere d’albergo, da quattro anni semplicemente scrittore grazie al successo repentino e inarrestabile del suo romanzo ‘Eroi come noi’ (duecentomila copie vendute solo in Germania, in Italia edito da Mondadori).

Con Brussig si e’ imposto sulla scena letteraria tedesca un personaggio atipico, un letterato attentissimo alla qualita’ stilistica dei suoi libri, ma anche uno scrittore che cerca e provoca contaminazioni con altre forme espressive. E’ cosi’ che dal suo primo romanzo e’ stato tratto l’omonimo film diretto da Sebastian Peterson, ed e’ cosi’ che lo stesso Brussig ha collaborato col regista quarantenne Leander Haussmann alla realizzazione di ‘Sonnenallee’ (da cui ha poi tratto in un secondo momento il romanzo ‘Am kurzeren Ende der Sonnenallee’, appena uscito per i tipi di Volk und Welt, pp.164, 28 DM); sempre per la sua poliedricita’ Brussig e’ stato poi praticamente ‘requisito’ da Edgar Reitz con cui sta lavorando alla sceneggiatura della nuova serie di ‘Heimat’.

Romanzi, cinema, teatro, e poi talk-show, letture pubbliche, interviste su di se’, sul paese, sul secolo, sul mondo; Brussig e’ giovane, colto, sarcastico senza risentimento, arguto senza pedanteria; e’ berlinese al punto e al momento giusto, e’ amato a est perche’ ‘e’ uno di noi’, e’ letto a ovest perche’ non disprezza la way of life della vecchia Bundesrepublik. Ma e’ soprattutto l’incontrastato astro nascente del firmamento cultural-letterario tedesco.

A valle del fenomeno Brussig ci sono qualita’ facilmente spendibili nell’agone dei media, a monte pero’ c’e’ un portentoso talento affabulatorio e un libro che quattro anni fa si e’ imposto come un clamoroso stop-and-go nel tormentato dibattito intertedesco su cos’era, cosa sarebbe dovuta essere, cosa sarebbe potuta diventare la Repubblica popolare di Ulbricht e di Honecker, delle Trabant, di Christa Wolf e delle migliaia di dimostranti che nel novembre ‘89 fecero capire di averne ormai pił che abbastanza. Riunificazione si’, riunificazione no, Ddr da buttare, Ddr che aveva pure il suo lato positivo: su tutto questo ‘Eroi come noi’ (tradotto per l'Italia da Marina Bistolfi) stende una volta per tutte la sua clamorosa e sonora risata rabelaisiana, l’eco delle sue duecento e piu’ pagine di tormenti psico-sessual-andro-ginecologici.

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Il modello di riferimento di quello che la ‘Zeit’ ha salutato come ‘il tanto agognato romanzo sulla Svolta’ e’ chiaro, evidente, nascosto: e’ il grande Philip Roth del ‘Lamento di Portnoy’. Come il piccolo Portnoy riusciva a sgattaiolare fuori dalla trimillenaria compattezza dell’identita’ ebraica, cosi’ il giovane Klaus Uhltzscht di 'Eroi come noi' riesce ad aprirsi un varco tra i tormenti della gloriosa, granitica identita’ comunista. Si’, appunto, ma come? Il mondo e’ ovunque, e ovunque ha gli stessi tratti amichevoli, famigliari, scontati. Il mondo e’ la vita, anzi la Vita, da cui non c’e’ che una via di fuga: e il ragazzo infatti scappa, vola in bagno a menarsi l’uccello.

A New York come a Berlino la vita, anzi la Vita, ruota attorno a una mamma che occupa tutti gli spazi di tutto il mondo, di tutti i mondi ipoteticamente possibili. A Berlino come a New York e’ la parola la miccia che fa deflagrare una storia di serena frustrazione sessual-famigliare in un ammasso di schegge impazzite, scene grottesche, personaggi incredibili nella loro assoluta credibilita’ narrativa. In Roth c’e’ l’America e il mondo, in ‘Eroi come noi’ la Ddr, la Stasi, e soprattutto lui, il Muro. Della cui caduta il romanzo di Brussig racconta la vera e incredibile storia.

Nel successivo romanzo (e nel film che lo accompagna) Brussig addolcisce lo sguardo e sembra fare (bene, sia nel film che nel romanzo) il verso alle nostalgie nostrane per gli anni Settanta, in cui tutti eravamo piu’ puri, piu’ buoni e soprattutto piu’ giovani. ‘Sonnenallee’, il film che ha spopolato in decine di sale berlinesi, presenta quindi la faccia mite della Ddr, uno stato poliziesco ma tollerante, in cui tutti si spiavano ma nessuno faceva del male a nessuno. E in cui soprattutto contavano piu’ gli sguardi della ragazzina della porta accanto che le direttive del Comitato centrale.

‘Eroi come noi’ e’ anche tutto questo, ma senza la distanza del ricordo e della nostalgia: e’ un racconto in presa diretta in cui si sente tutta la furia, la rabbia, la forza di chi ha scovato un’arma piu’ potente di tutta la retorica che lo circonda, ed e’ ben deciso ad usarla. E il protagonista infatti la usera’, anche se a giorni alterni e in direzioni contrastanti: eccolo quindi a sognare un Occidente in cui tutte le donne hanno le misure delle modelle del catalogo Postal Market, o ad arruolarsi speranzoso nelle file della Stasi; eccolo sicuro di se’ e serenamente convinto di essere il futuro vincitore dei Nobel unificati della pace e della letteratura, o eccolo invece costretto ad amari bilanci autobiografici del tipo: ‘durante tutta la puberta’ non ebbi null’altro da fare che eliminare le mie erezioni’. L’arma non e’ quindi particolarmente affidabile, comporta effetti collaterali imprevedibili, ma e’ sicuro che c’e’, e’ potente e che una volta aggiustata la mira sara’ in grado di cambiare definitivamente il corso delle cose.

Per il giovane Klaus Uhltzscht l’appuntamento con la Storia e’ fissato il 9 novembre 1989: da settimane in tutta la Germania est si susseguono le manifestazioni di protesta, pochi giorni prima in Alexanderplatz anche la grande scrittrice ha dato la propria adesione ai moti di piazza, ormai la folla e’ arrivata a un passo dal Muro. Che fare? Le guardie sono sempre li’, e i mansueti cittadini della Ddr sono pronti a fare marcia indietro, ‘per poi raccontare, ancora cinquant’anni dopo ai nipoti, con occhi romanticamente esaltati, che allora erano quasi stati in Occidente’. E invece… e invece il giovane Klaus Uhltzscht si decide finalmente a puntare la sua unica arma nella giusta direzione: e’ un attimo, ma tanto basta ai temibili Vopos per arrendersi alle dimensioni smisurate del suo membro e spalancargli le porte della liberta’ occidentale. ‘Chi non crede alla mia storia - puo’ concludere a buon diritto il memoriale del protagonista- non potra’ capire cosa succede in Germania! Senza di me e’ tutto senza senso! Perche’ io sono l’anello mancante della piu’ recente storia tedesca!’ E magari non solo tedesca.

 

 
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