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Ero il cattivo di Vivere

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Ero il cattivo di Vivere

Federico Pacifici, attore di cinema e teatro, ha lavorato con grandi nomi del cinema, come Gianni Amelio, Francesco Rosi e Giuseppe Bertolucci, e del teatro, come Luca Ronconi e Mauro Avogadro. Spesso, sul piccolo e grande schermo, ha interpretato ruoli di cattivo, anzi, cattivissimo. Comprensibile, quindi, che i responsabili della fiction Mediaset abbiano pensato a lui per la parte di Saverio, l'anima nera di Vivere, la seguitissima soap opera in onda tutti i giorni dopopranzo su Canale 5. Meno scontata l'adesione di Pacifici che invece, nonostante un curriculum di tutto rispetto e neppure uno spot pubblicitario al suo attivo, ha accettato con entusiasmo la sfida della televisione nazional popolare.

Il personaggio di Saverio, che doveva avere una vita televisiva brevissima, ha visto le sue avventure moltiplicarsi, è diventato un cult, e ha addirittura funzionato da perno per il cliff di fine stagione, ovvero la puntata che precedeva il break estivo lasciando il pubblico davati a un dilemma lacerante (Saverio vive o muore?) con il preciso scopo di riacchiappare gli spettatori all'inizio della stagione autunnale. L’ultima puntata ha raggiunto ascolti record, Saverio è morto, e ora Federico Pacifici può raccontarci la sua avventura nell'universo delle daytime soap.

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Come ti hanno convinto ad accettare il ruolo di Saverio?

Innanzitutto dicendomi che era un gran bastardo e che io sarei stato molto adatto a interpretarlo, visto il mio passato professionale. Il capo progetto mi ha detto anche che pensava di farne un personaggio estremo, come quello di De Niro in Cape Fear: davanti a una proposta così uno si innamora, dice sono pronto. Il vantaggio di questo personaggio era quello di avere un arco narrativo ben definito e destinato a risolversi in un periodo breve: se avesse avuto una vita di anni sarebbe diventato piatto e monotono, la sua storia sarebbe stata troppo dilatata, e non avrebbe funzionato..

Il direttore creativo ha apprezzato il mio gioco di proporre il personaggio come "doppio", con mezzo affetto nei confronti di suo figlio e mezza rabbia nei confronti della madre del ragazzo. Era da questo contrasto che nasceva la ferocia di Saverio.

 

Come reagisce la gente che ti incontra per la strada?

Sul set mi dicevano: Saverio è così cattivo che prima o poi qualcuno ti mena. E lo stesso direttore artistico incoraggiava una totale identificazione fra noi attori e i nostri ruoli nella soap. Per contro il pubblico italiano si è rivelato estremamente maturo: quando incontro per strada le casalinghe o i degenti, quelli che alle due stanno a casa e invece di guardare il telegiornale guardano la soap, rimarcano subito la differenza che c'è fra me e il mio personaggio. C'è una chiara coscienza del lavoro dell'attore, e infatti spesso si ricordano le altre cose in cui mi hanno visto. Capiscono che sono un attore che si proietta in diversi personaggi.

Dopo la prima o seconda settimana di programmazione la gente non si girava piu' a guardarmi come se fossi uno che cercava di riconoscere ma parlava della cattiveria del mio personaggio. Poi succedono le cose buffe: un tipo con la fidanzata mi ha inseguito con la macchina mentre andavo in bicicletta e mi ha gridato: "La volemo fa finita con 'ste soap opera? Io non le vojo vedè, e voi me fate litigà con la mia fidanzata". I più fanno finta di aver bisogno di indicazioni, come il pony che mi ha fermato stamattina dicendo: "A Save', dime, 'ndo sta via Po'?"

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Come mai ti affidano spesso il ruolo del cattivo?

Me lo chiede sempre anche la mia mamma... Non lo so: in teatro ho sempre fatto l'eroe, invece al cinema e alla televisione i miei ruoli sono feroci. Da una parte e' molto divertente perche' ti inventi un'infinita gamma di possibilita', e tanto più un personaggio è vile e schifoso e tanto piu', come attore, ci sguazzo. Recitare il ruolo del cattivo e' anche un modo di esorcizzare e approfondire, persino di amare, il proprio lato oscuro.

 

Quello di Saverio è stato un personaggio particolarmente violento per il pubblico del dopopranzo.

In effetti sentivamo la responsabilità di entrare nelle case alle due e raccontare delle storie anche un po' forti: hanno avuto molto coraggio, la rete, il direttore creativo, gli autori. A ben guardare però fino alla scena finale il mio personaggio appariva terribile e mostruoso senza mai aver usato violenza. Era l'unico personaggio che si definiva non tanto tramite quello che diceva e faceva quanto attraverso il riflesso del suo comportamento sul comportamento degli altri. Credo che sia stata proprio questa congiuntura di elementi di drammaturgia pura a originare il successo del personaggio.

 

Che differenza c'è fra recitare in una soap piuttosto in un film?

Cambiano i tempi e i ritmi, innanzitutto: se nel cinema si gira piu' o meno una scena al giorno, nella soap se ne girano venti. E' chiaro quindi che in termini di preparazione le cose sono molto diverse, anche perchè, come attore, non sai quale sarà lo sviluppo del personaggio, te lo dicono poco alla volta.

Si lavora con otto registi diversi quando non dieci o dodici, di cui due nella stessa settimana, e ogni settimana cambi uno dei due registi. Quindi nei primi due mesi ho dovuto incontrare otto registi a ognuno dei quali ho dovuto ripetere lo stesso discorso sulla mia intenzione di interpretazione gia' approvata dal capo progetto di scrittura e dal capo progetto creativo. Alcuni di questi registi sono mestieranti, altri applicano il loro gusto cinematografico. Ogni giorno ricevi un input diverso, il che è anche divertente.

Bisogna comunque capire e accettare lo specifico della soap. Fin dall'inizio, ho deciso di non discutere nulla di quello che mi veniva presentato, compresi i costumi e gli arredamenti, anche se io di certo non mi vesto così e se di arredamenti così non ne ho mai visti. Tutto questo è dichiaratamente finzione, fa parte di un gioco divertente, e il pubblico lo capisce perfettamente. Per questo non si sono spaventati davanti alla cattiveria di Saverio, come i bambini non si spaventano ascoltando la favola di Cappuccetto Rosso.

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Qual era l'atmosfera sul set di Vivere?

Piacevolissima, di grande intesa: tutti molti giovani, molti alla prima esperienza, molti provenienti da esperienze parallele. Questo teneva freschissima l'atmosfera, c'era una continua sorpresa. L'importante è sempre il gioco di squadra, anche se giochi con tecniche diversissime. Ad esempio la mia partner era una strasberghiana convinta che diceva di vivere sulla propria pelle la sofferenza del suo personaggio. E io pensavo: Ma chi te lo fa fare? Soprattutto in una soap opera non puoi vivere con addosso il tuo ruolo per 12 ore al giorno, non lo sopporti, ti consuma. Ma se tutti si lavora con la stessa disponibilità, anche se le tecniche interpretative differiscono, il risultato è comunque buono.

 

Si dice che il tallone d'achille della soap opera siano i dialoghi.

Vivere infatti non era carente di idee o di accadimenti, ma cadeva nei dialoghi: credo che per scelta, non per incapacita', gli autori li abbiano scritti in una lingua assolutamente banale e ripetitiva, sbagliando i congiuntivi e appiattendo tutto, perche' dicevano che al pubblico piacciono i dialoghi fatti in quel modo e che personaggi di estrazione semplice devono parlare cosi'. Per contro ho constatato che anche quando a parlare era un avvocato, una persona di cultura, comunque si esprimeva in modo piatto come gli altri.

La grande scuola di Shakespeare insegna invece che anche il peggiore dei sicari, il piu' ignorante, parla un dialetto ricchissimo. Tant'é vero che per un attore e' piu' facile recitare Shakespeare che una cosa brutta: in Shakespeare gia' c'e' tutto, quindi anche se reciti male c'e'. E' il motivo per cui nelle soap opera gli attori biascicano, perche' non sanno neanche loro se stanno girando la scena della puntata prima o quella di sei mesi fa. Capisco che non stiamo facendo Shakespeare, ma non e' vero che il prodotto popolare debba esprimersi in una lingua banale.

Bisogna usare nel modo migliore la nostra lingua, non abbassarla, e nemmeno diventare barocchi o complicati. Come cattivo, autorizzato dagli autori, mi scrivevo i dialoghi e ricomponevo le battute aggiungendo complessita' ed ellissi e togliendo le stupidaggini, le ripetizioni. Nessuno si e' accorto che questa persona parlasse una lingua talvolta piu' colta, anzi hanno creduto in pieno che fosse un avanzo di galera, perche' il personaggio si rende interpretandolo, e non facendo l'imitazione di una presunta idea che si ha di come quella persona parlerebbe nella vita.

 

Reciteresti in un'altra soap?

Dipende dalla qualità del progetto e del team creativo.

 

E se ti fanno fare ancora il cattivo?

Basta che non sia un cattivo qualsiasi, e che io mi ci diverta.

 

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