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Quella che segue e' la rassegna stampa di venerdi' 14 maggio 1999 dei
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Un coro unanime di consensi accoglie l'ascesa al Quirinale di Carlo
Azeglio Ciampi, salutato da tutti come la migliore scelta possibile. E' bastata la prima
votazione, con il quorum dei due terzi, nonostante i numerosi franchi tiratori.
Tutte sul nuovo presidente, com'e' ovvio, le aperture dei quotidiani.
Titoli telegrafici sul "Messaggero" ("Ciampi subito Presidente") e
sull'"Unita'" ("E' Ciampi"). Si dilunga invece il "Corriere della
Sera": "Il Parlamento dice si': Ciampi eletto presidente". "La
Repubblica" esalta il "presidente di tutti". "Il Sole 24 Ore"
parla di "scelta di unita'". "La Stampa" cita una frase del neoletto:
"meritero' la vostra fiducia". "Il Giornale" si preoccupa di spiegare
ai lettori "Perche' il centrodestra ha votato per Ciampi".
I commenti grondano soddisfazione. Il piu' prodigo di elogi e' il
direttore di "Repubblica", Ezio Mauro: non solo per Ciampi e per il premier
Massimo D'Alema, che a suo avviso si e' comportato da "uomo di Stato", ma anche
per il Polo, che "per la prima volta" ha agito " da destra
costituzionale", e perfino per il segretario del Ppi Franco Marini, che "non ha
messo in discussione la coerenza di centrosinistra".
Si rallegra anche il direttore dell'"Unita'" Paolo Gambescia,
secondo cui l'elezione di Ciampi apre la strada alla "stagione delle riforme",
prima fra tutte l'elezione diretta del capo dello Stato. Non la pensa cosi' Indro
Montanelli, che nel fondo del "Corriere", dopo aver manifestato una festosa
incredulita' per la scelta di Ciampi, pone una domanda imbarazzante: se la decisione fosse
stata affidata al popolo, sarebbe stata altrettanto saggia?

Edmondo Berselli, nel fondo del "Sole 24 Ore", sottolinea a
sua volta le difficolta' che attendono il presidente, cui i partiti hanno delegato l'arduo
compito "di essere un punto di sintesi rispetto alla grande frantumazione della sfera
politica e civile". E Giovanni De Luna, sull'"Unita'", richiama la
tradizione azionista da cui Ciampi proviene: una cultura che ha sempre privilegiato la
dimensione del governo rispetto a quella della politica di partito.
Nel fondo del "Messaggero" Giovanni Sabbatucci sostiene che
Ciampi e' stato designato in base a una logica "squisitamente bipolare",
attraverso un accordo tra il capo del governo e quello dell'opposizione. Concorda, sul
"Corriere", Angelo Panebianco, secondo il quale in questo modo "viene
definitivamente chiusa l'era della Dc".
Anche Giuseppe Caldarola, sull'"Unita'", segnala un rilancio
del "meccanismo bipolare", accompagnato da un brusco "avvitamento" del
Ppi. E Paolo Guzzanti, sul "Giornale", descrive una "coppia vincente"
composta da Berlusconi e D'Alema.
Nel fondo della "Stampa" il direttore Marcello Sorgi
evidenzia come il ruolo giocato dall'opposizione nell'elezione presidenziale sia una
costante della storia repubblicana, ma una novita' per il Polo: se si prosegue su questa
strada, conclude, la Grande Riforma diventa possibile.
"Il Giornale" pubblica affiancate due opinioni divergenti.
Gianni Baget Bozzo loda la "credibilita' morale" e "l'indipendenza" di
Ciampi, definendolo "l'uomo che puo' 'dire di no' a D'Alema". Marcello Veneziani
ribatte che il neoeletto non e' affatto al di sopra delle parti, ma rappresenta piuttosto
la supremazia della finanza e dei mercati sulla politica.
Di tutt'altro parere Alessandro Galante Garrone, che con il nuovo
presidente condivide la passata militanza nel Partito d'Azione: il governo Ciampi, scrive
sulla "Stampa", e' stato "uno dei punti piu' alto di questo
dopoguerra". Domenico Siniscalco, sul "Sole 24 Ore" evidenzia la
credibilita' internazionale accumulata dal capo dello Stato negli anni passati alla guida
della Banca d'Italia.
Secondo Bruno Ugolini, dell'"Unita'", l'elezione al Quirinale
di uno strenuo sostenitore del patto sociale e' di buon auspicio per i lavoratori
metalmeccanici, impegnati in una dura vertenza. Roberto Martinelli, del
"Messaggero", chiede a Ciampi un impegno sulla giustizia, per tenere a freno il
protagonismo di certi magistrati.
Non mancano ovviamente le note di colore. Gian Antonio Stella, sul
"Corriere", ironizza sulla "beatificazione" del neoeletto, osservando
che "ciascuno brinda a un Ciampi differente dall'altro". Sebastiano Messina, su
"Repubblica", nota che fra coloro che hanno applaudito fragorosamente l'esito
del voto si annidava una folta pattuglia di franchi tiratori.
Massimo Gramellini, della "Stampa", scommette sul fatto che
Ciampi "non esagerera' mai": manterra' il suo stile compassato, sfuggendo alle
tentazioni di protagonismo in cui sono caduti i suoi predecessori.
A proposito di predecessori, si registrano due addii di tono opposto a
Oscar Luigi Scalfaro. E' al veleno il commiato di Massimo Teodori, che sul
"Giornale" accusa il presidente uscente di aver "usato i poteri di capo
dello Stato per influire sul sistema politico". E' al miele il saluto di Gad Lerner
su "Repubblica": quella di Scalfaro, afferma, "e' stata una presidenza
politica" per via delle condizioni drammatiche in cui si e' trovato a operare. Senza
di lui, conclude, oggi non avremmo certo "un'Italia migliore" e forse nemmeno
"un sistema ancora in piedi".
Quel poco altro che si trova sui giornali riguarda Kosovo e dintorni.
Inquieta la scoperta di ordigni nelle acque della laguna veneta: forse sono stati
sganciati da aerei Nato. Carlo Bastasin, sulla "Stampa", deplora la
"violenza" dei pacifisti tedeschi, che hanno gettato vernice sul ministro degli
Esteri Joschka Fischer. Su "Repubblica" il commediografo Arthur Miller deplora
la mancanza di un leader della statura di Roosevelt alla guida dell'Occidente in guerra.
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