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Ciampi/Biografia dell'inquilino del Colle

Tommaso Debenedetti

 

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Carlo Azeglio Ciampi è nato a Livorno il 9 Dicembre 1920. Dopo i primi studi dai Gesuiti (Ciampi è da sempre un cattolico praticante), Ciampi si laurea prima in Lettere, poi in Giurisprudenza. I suoi compagni di studio, alla Scuola Normale di Pisa, lo ricordano come un allievo modello, serio e rigorosissimo, ma anche sensibile a quanto gli accadeva intorno: "Il giorno in cui l’Italia entrò nella Seconda Guerra Mondiale - racconta un suo amico di allora - ci alzammo tutti in piedi, alla mensa nel refettorio della Normale, e intonammo la ‘Marsigliese’. Tra coloro che più convintamente parteciparono a quell’iniziativa c’era proprio Ciampi". Giovanissimo, Ciampi milita nelle file del Partito d’Azione, e subito dopo comincia ad occuparsi di economia. Nel 1950, entra in Banca d’Italia come ‘ispettore’ nelle Marche e in Emilia. La sua carriera, nell’istituto di Via Nazionale, viene coronata nel 1978 dalla nomina a direttore generale. Il grande traguardo, Ciampi lo raggiunge nel 1979 quando, dopo lo scandalo che travolge i vertici della Banca d’Italia (con l’arresto di Baffi e Sarcinelli) , viene chiamato al ruolo di Governatore dell’istituto di Via Nazionale, che ricoprirà ininterrottamente per quattordici anni. Non è un periodo facile, per l’economia italiana. Nell’autunno 1985, Ciampi, già sessantacinquenne, scrive all’allora Ministro del Tesoro Goria di venir sollevato dal gravoso incarico. Goria lo prega di restare. Analoghe richieste , il Governatore le rivolgerà nel 1987 a Giuliano Amato e nel 1989 a Guido Carli. L’anno più difficile per Ciampi è probabilmente il 1992. La lira affonda e la difesa tentata da Bankitalia si rivela inutile: nel mese di Settembre, il futuro Capo dello Stato scrive a Barucci , ministro del Tesoro del governo Amato: "Sento di aver terminato la mia corsa". A Novembre, nuova lettera a Barucci: "Ho informato in via confidenziale il decano del Consiglio superiore della Banca d’Italia della decisione di dimettermi". Ogni volta, il presidente del Consiglio lo prega di restare. "E’ una delle persone che più stimo al mondo, un amico carissimo, un uomo indispensabile per l’Italia", confida oggi Giuliano Amato.

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Nel 1993, nel pieno della delicatissima fase di transizione tra Prima e Seconda Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro chiama Ciampi a succedere ad Amato come presidente del Consiglio. Vi rimarrà per un anno, fino all’aprile 1994, quando la vittoria elettorale del Polo delle Libertà porterà al governo Berlusconi. Da Palazzo Chigi, Ciampi deve affrontare, oltre al dilagare dell’inchiesta su Tangentopoli, l’emergenza economica e l’offensiva del terrorismo (con la serie di attentati del Luglio 1993 contro il patrimonio artistico). Quando la situazione sembra precipitare, è proprio il sodalizio Scalfaro-Ciampi, corroborato ogni domenica dai lunghi, riservati incontri a Santa Severa dopo la messa, a dare slancio all’azione dell’esecutivo. Nel 1996, viene chiesto a Ciampi di candidarsi alle elezioni, nelle file dell’Ulivo. Lui rifiuta: "Sono governatore onorario, e non posso usare la Banca d’Italia come trampolino di lancio per la politica" L’Ulivo vince, e Romano Prodi chiama Ciampi a far parte del governo di centro-sinistra, in qualità di ministro per il Tesoro e Bilancio. Inizia così quel lavoro tenace, a tratti irto di ostacoli, che vedrà Ciampi adoperarsi per l’ingresso dell’Italia nell’Euro: un’opera compiuta sia attraverso il risanamento dell’economia (al fine di raggiungere il rispetto dei parametri di Maastricht), sia attraverso un paziente sforzo di convincimento dei partners europei. Alla fine del 1998, quando cade il governo Prodi, è opinione comune che debba toccare proprio a Ciampi l’incarico di formare il nuovo esecutivo. Ma Cossiga blocca la sua candidatura definendolo un nemico storico della Dc. L’incarico andrà a D’Alema, che riconfermerà immediatamente Ciampi al superministero dell’economia. Ciampi accetta l’incarico dopo qualche esitazione: non è errato intravedere, dietro le quinte, le amichevoli pressioni di Scalfaro, deciso a non privare a nessun costo l’esecutivo dell’apporto prezioso dell’ex Governatore. Qualche giornalista sparge la voce che la stella di Ciampi sia ormai al tramonto. Ma, all’inizio del 1999, Veltroni fa il suo nome per il Quirinale. Da allora, gli strali contro Ciampi si moltiplicano. "E’ un candidato dell’estrema sinistra", afferma Dini – che spesso viene ricordato come suo rivale ai tempi di Bankitalia. "E’ sostenuto dai poteri forti", dichiara il 9 Maggio Mastella. Ciampi replica una sola volta: quando viene adombrata la sua appartenenza alla massoneria. Il superministro s’infuria e querela il quotidiano che aveva dato spazio a quella notizia. Appena capisce che la sua candidatura al Quirinale si va consolidando, dice: "Ho già avuto tanto dal mio Paese. Mi accontento." Forse quell’espressione era sincera, forse, invece, era frutto di accorta scaramanzia. Di certo, a Ciampi ha portato fortuna

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Sposato con Franca Pilla (un’emiliana lontana cugina di Prodi) e padre di due figli, Ciampi non ama la vita mondana. Pochissimi i suoi amici: tra i più stretti Antonio Maccanico, Andrea Manzella, Giorgio La Malfa, Eugenio Scalfari e Oscar Luigi Scalfaro (la cui casa al mare, a Santa Severa, è vicina a quella dei coniugi Ciampi). Fra i passatempi preferiti del nuovo Capo dello Stato, le letture. Ciampi ama i classici e legge, in lingua originale, i grandi della letteratura tedesca: conosce pressoché a memoria l’opera di Reiner Maria Rilke e il ‘Faust’ di Goethe.

 

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