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Contratti matrimoniali e altre stramberie

 

Paolo Marcesini

 

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Eva e José, due ragazzi spagnoli, si conoscono sin da piccoli, vivono insieme da diversi anni, hanno un bambino, Jago, non sono sposati. Hanno deciso di formalizzare la loro unione ma rifiutano a priori di promettersi amore eterno. In altre parole respingono con forza l’idea del matrimonio religioso e dell’unione civile "per sempre". Hanno detto: "Non vogliamo chiese, municipi, sacerdoti o sindaci a fare da terzi, e poi ci spaventa l’idea che per rompere il nostro rapporto si debba passare attraverso il trauma del divorzio". Insomma, Eva e Josè le regole le vogliono decidere da soli. Così hanno avuto un’idea: e se al posto del vecchio e triste matrimonio ci inventassimo una sorta di contratto matrimoniale rinnovabile tra le parti? Detto fatto, aiutati da un avvocato e da uno psicologo, hanno redatto un documento in cui si impegnano a restare insieme per due anni e lo hanno firmato di fronte a un notaio. Se alla scadenza dell’accordo i due "coniugi" se la sentiranno di proseguire, dovranno semplicemente rinnovare il contratto, altrimenti si lasceranno, senza rancore e, soprattutto, senza un giudice a fare da intermediario. Facendo un paragone automobilistico, è come se una coppia ogni due anni facesse un tagliando di controllo, se è in buone condizioni continua il viaggio oppure sceglie di farsi rottamare, dipende.

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D’altronde il sentimento è il lato più debole del matrimonio, destinato così com’è a durare poco. Perché non accettare con serenità la convinzione (ormai del tutto sbagliata) che l'amore non coincide con il concetto di eternità? In fondo, tutti i matrimoni sono "a termine", basta volerlo e ci si separa. E il numero di quelli che lo fanno è sempre più alto. Aggiungiamo che il divorzio pone grossi problemi: avvocati, udienze interminabili, perdite di tempo, stress. Per non parlare dei soldi, separarsi costa caro, soprattutto quando non si trova un accordo tra le parti, e non tutti possono permetterselo. Eva e Josè hanno dichiarato: "Con questa formula siamo obbligati a lottare ogni giorno per il nostro amore, ci impegniamo a mantenerlo vivo, senza false certezze alle spalle. Siamo solo noi a decidere sul serio del nostro futuro. Basta con le ipocrisie! Le formule tradizionali si basano su di una promessa formale, ma questa volontà reciproca finisce per rimanere sepolta negli archivi del Comuni e della parrocchie. E’ molto più bello, difficile e appagante, combattere ogni giorno per restare insieme. E noi lo facciamo". Troppo semplicistico? Forse. Eppure questo contratto sottoscritto in presenza un notaio a confermare la legalità di tutta la procedura, sancisce l’esistenza di una convivenza di fatto, garantendola a norma di legge; in caso di morte, il coniuge otterrebbe l’eventuale pensione di reversibilità, in caso di rottura verrebbero salvaguardati anche i diritti dei figli. Quasi come un matrimonio vero.

 

Perché chi rifiuta il contratto matrimoniale tradizionale, non sempre vuole fuggire le regole del vivere insieme. Anzi, ne vuole di nuove, disegnate ad hoc sulle proprie esigenze, talvolta le desidera ancora più rigide. Insomma è stanco di una istituzione ormai vecchia e zoppicante e affretta i tempi. D'altronde, sappiamo tutto del matrimonio che c’è, non riusciamo ancora ad immaginare il matrimonio che verrà. Intanto, chi può si arrangia. Gli avvocati matrimonialisti sempre più spesso consigliano ai loro clienti che convivono di redarre un vero e proprio contratto di convivenza. Una forma di autonomia negoziale che serve a mettere nero su bianco attraverso una scrittura privata una situazione familiare che altrimenti la legge non riconosce come tale. Angela Bottaro, siciliana, 24 anni di convivenza alle spalle, ha combattuto una vita (è stata anche parlamentare) per i diritti dei conviventi. Due anni fa ha deciso di sposarsi. Prima di farlo ha convocato una conferenza stampa: "Avevamo scelto la convivenza perché non volevamo che altri stabilissero le regole del nostro vivere insieme, in altre parole non volevano che lo Stato intervenisse nella nostra relazione sentimentale. Eravamo convinti, e lo siamo ancora, che in fondo fossero solo fatti nostri. Ma questo non significava che avevamo deciso di rinunciare ai nostri diritti. Alla fine abbiamo ceduto alla tirannia delle istituzioni, dovevamo tutelare noi stessi e i nostri figli. Per lo Stato italiano le coppie sposate hanno un valore maggiore. E’ umiliante ammetterlo, ma è così". In Francia intanto il governo presieduto da Lionel Jospen ha deciso di riconoscere le convivenze di fatto, in Italia molti comuni hanno istituito la lista delle unioni di fatto. Chi vive insieme può registrarsi in Comune. Non si acquisisce nessun diritto legale perché non esiste al momento alcuna disciplina sulla convivenza non matrimoniale, ma farlo resta un gesto simbolico che dà dignità e visibilità, che inserisce un coppia, qualunque essa sia, in un tessuto sociale che la riconosce come tale.

 

Persino chi si sposa in modo "tradizionale" inizia a redigere contratti di matrimonio "particolari", cerca cioè di tutelarsi al di la e al di sopra della legge. Rex e Teresa, una coppia del New Mexico, sono andati da un avvocato e hanno fissato sin nei minimi particolari i diritti e i doveri della loro vita matrimoniale. Il contratto, redatto in sedici pagine, è stato registrato negli uffici del comune di Albuquerque. Ecco alcune regole. Sono previsti tre rapporti sessuali a settimana, dal lunedì al venerdì la sveglia suona alla 6,30, l’ora della buonanotte arriva alle 23.30. Viene stabilito chi pulisce la cucina, chi il giardino, chi il bagno. Ciascuno dei due coniugi, in parte uguale, dovrà rendersi disponibile per un po’ di conversazione. Chi usa l’automobile non dovrà far scendere l’indicatore della benzina al di sotto di un certo livello. I figli non dovranno essere più di tre, "dopo ci faremo sterilizzare". Rigorose le regole del bilancio familiare: per il cibo non si devono spendere più di 620 mila lire al mese, 160 mila per abiti e abbigliamento, 100 mila per la benzina. Le previsione di spesa, ovviamente, potranno cambiare, ma solo previo accordo tra le parti".

 

Rex e Teresa sono persone normali, in genere i contratti pre-matrimoniali sono prerogativa dei molto ricchi. Bill Gates ha preteso e ottenuto dalla moglie di poter trascorrere almeno un weekend l’anno in compagnia dell’ex fidanzata. Potenza della Microsoft. Aristotele Onassis fece firmare un contratto a Jacqueline Kennedy: dovevano avere almeno un rapporto sessuale a settimana. Pare che Jacqueline si attenesse rigidamente al contratto, non uno di più. In Italia si racconta di un imprenditore del nord che prima di sposarsi ha preteso e ottenuto un contratto che obbligasse la moglie (molto più giovane di lui) ad impegnarsi a fondo nelle attività sessuali. Aveva paura di un raffreddamento, e c’è da capirlo. L'avvocato matrimonialista Cesare Rimini racconta di un contratto, da lui redatto, dove la moglie si impegna a mostrare in pubblico e in presenza del marito il seno almeno una volta alla settimana. Curiosità pruriginose a parte, fare contratti pre-matrimoniali al di fuori del normale contratto di matrimonio pare sia una cosa che in molti fanno e che nessuno dice. Questo perché in genere ad essere rigidamente messi in chiaro sono i rapporti economici. E di soldi, si sa, nessuno ama parlare in pubblico. Più che contratti matrimoniali, la saggezza contadina li definirebbe così: patti chiari, amicizia lunga.

 

 

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