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Coppie scoppiate/Intervista a Giuseppe De Rita

 

Maria Stella Conte


L'articolo che qui pubblichiamo per gentile concessione di "la Repubblica" e' apparso sul quotidiano romano il 17 marzo.

 

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Professor Giuseppe De Rita, secondo i dati Istat la crisi coniugale si sposta dal settimo al dodicesimo anno...

"A dire la verità, la mia sensazione, ma le parlo di una sensazione, è che si dovrebbe parlare della crisi del dodicesimo mese...". In che senso, scusi? "Nel senso che nelle nuove unioni si vede subito se la cosa va o non va; e se non va ci si separa subito. Questo accade perchè il disagio coniugale è un disagio psicologico che viene rapidamente intuito: non si aspettano certo 12 anni..."

 

E quelli che invece 12 anni li aspettano?

"Ecco, direi che in questo caso, l'ordine di problemi è diverso, e non riguarda una crisi della coppia o della convivenza, bensì dell'individuo. Uomini e donne che si trovano al traguardo dei quarant'anni e che provano una profonda insoddisfazione sociale. E' un'età molto delicata, quella. Un'età nella quale ci si chiede: chi sono, cosa sono, cosa ho fatto? E se la risposta è: nulla, allora l'insoddisfazione, la non realizzazione sociale, si riverbera sulla convivenza".

 

Una crisi esistenziale più che sentimentale, quindi...

"Sì, non credo si possa parlare di problema affettivo. E' che lui o lei dicono: non faccio carriera, non mi realizzo, mi sto appiattendo... A questo punto il desiderio di mutamento si scarica sulla coppia".

 

E come mai, secondo lei, sono le donne a chiedere per prime la separazione?

"Ma perchè le donne, giusto poco prima dei quarant'anni, sono le più insoddisfatte, sono loro che avvertono e soffrono di più la non realizzazione sociale. Inoltre sono più radicali, più dure e decise degli uomini".

 

Ciononostante, le casalinghe rappresentano una esigua minoranza tra le separate. Una questione di indipendenza economica?

"La casalinga non si separa non solo per un problema di soldi. Ma anche perchè, in qualche modo, trova soddisfazione nel suo accudire la casa, i figli, il marito. Ha un ruolo. La vita familiare diventa una compensazione della frustrazione sociale. L' uomo e la donna che lavorano, invece, si trovano a chiedersi: ma che sto facendo? E improvvisamente il coniuge viene identificato come una palla al piede, il piombo che ti trascina giù..."

 

Però, alla fine, è l'uomo che decide di divorziare...

"L'uomo è, per sua natura, rancoroso, vendicativo, cocciuto: hai voluto la separazione - dice - hai voluto rompere questa unione? E allora io vado fino in fondo. Il vero problema è che oggi ci si comincia a guardare dentro a 40 anni".

 

Alla luce di questi dati, le sembra che il concetto di famiglia vacilli?

"No, non direi proprio. Il nostro mi sembra un paese tutto sommato molto cauto: non leggo questa voglia di separasi o divorziare a tutti i costi, benchè siano fenomeni che stanno aumentando. Anche perchè la famiglia, non dimentichiamolo, resta un forte soggetto economico".

 

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