Una questione di metodo?
La parola ai lettori
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azzerata
Una questione di metodo?
Alcuni lettori hanno espresso il loro parere a
proposito della candidatura di Dario Fo a sindaco di Milano, e della
valutazione che Marco
Vitale , Michele
Salvati e Guido
Martinotti hanno dato a questa iniziativa sulle pagine di Caffè
Europa .
Pubblichiamo qui le lettere, e due risposte di Martinotti, accogliendo
la proposta di uno degli autori affinché nasca un dibattito fra i
lettori.
Dario Fo: una questione di metodo
Da: Massimo Negri <massimonegri@tiscalinet.it>
Risposta: "Massimo Negri" <massimonegri@tiscalinet.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Giovedì, 30 novembre 2000 12:39
Oggetto: Dario Fo: una questione di metodo
Ho letto con interesse gli interventi pro o contro la candidatura di
Dario Fo a Sindaco di Milano e con questo messaggio vorrei spendere
una parola a favore di quei cittadini milanesi che ritengono di avere
il diritto a pronunciarsi.
Sabato 18 novembre al Palavobis 5000 persone hanno incoraggiato il
Nobel a candidarsi. La serata, intitolata "Il cantico dei bronchi
intasati", è stata aperta da Franca Rame seguita da Cristiano De
Andrè, Roberto Vecchioni, Pierangelo Bertoli e Claudio Bisio. Bei
nomi di sinistra che qualificano la provenienza, peraltro nota, di
Dario Fo la cui statura culturale ed umana ha subito messo in moto
dibattiti sulla città ed adesioni tra cui spiccano - per contrasto -
quelle di Marco Vitale e di Corrado Stajano (ex sostenitori, per dirne
una, rispettivamente di Formentini e di Dalla Chiesa).
Scontate pure le opinioni avverse che una personalità così
"forte" fatalmente determina e su cui hanno assai ben
argomentato sia Michele Salvati che Guido Martinotti. Esiste un metodo
che aiuti a risolvere tutti quei casi come questo nei quali non emerge
in partenza una candidatura unitaria di quelle, per intenderci, che di
solito si legano a un detentore di carica uscente e degno di conferma
o a una figura in grado di calamitare attorno a sè le varie anime
della coalizione ?
Nella fattispecie : perchè non si coglie la disponibilità di Fo per
scegliere con coraggio il metodo delle primarie che ha in sè quelle
caratteristiche di "trasparenza" e di
"democraticità" che possono sbrogliare la matassa
invogliando i cittadini a partecipare - e non a disertare? Perchè chi
avanza riserve non propone una diversa candidatura per chiamare poi i
milanesi a scegliere lo sfidante di Albertini? E perchè non adottiamo
finalmente per le amministrative una logica federalista che impone di
sganciare il "locale" dal "nazionale" per esaltare
l' autonomia di scelta delle comunità dove ha luogo la competizione?
E se non iniziamo dai grandi capoluoghi a fare le primarie per i
sindaci da dove cominciamo (visti i "niet" per il
candidato-premier e per i candidati di collegio) ?
Il mio dubbio è che, in sordina, si stia ritornando ai famosi e
deprecati "tavoli spartitori" nei quali un tempo si
decidevano, ad elezioni avvenute, chi doveva fare (o smettere di fare)
il Sindaco a Biella, a Pavia, a Grosseto, a Canicattì, a Lucera, a
Todi, a Venezia ecc. Adesso, invece, si decide, prima delle elezioni,
chi deve candidarsi a fare il Sindaco nei predetti luoghi. Ma la
sostanza non muta: se c'è x in z allora deve esserci y in w affinchè
gli incastri permettano - senza troppi mal di pancia (mediamente
parlando) - Clemente Mastella a Napoli.
Ben inteso: il leader dell' Udeur potrebbe rilevarsi pure un ottimo
Sindaco ma sarebbe opportuno che a sceglierlo per la corsa al ruolo
fossero i napoletani che si riconoscono nel centro-sinistra.
Altrimenti i medesimi avrebbero tutte le ragioni del mondo a
ribellarsi all'ennesimo candidato-imposto dall' alto.
In sintesi : la democrazia è un fine che si realizza (principalmente)
attraverso i suoi mezzi. Potremo girarci attorno, trovare soluzioni
temporaneamente soddisfacenti (e tacitanti: Rutelli ieri, Lerner per
Torino o Veltroni per Roma domani) ma non risolveremo il problema se
nessuno avrà il merito di prendere il toro per le corna: regole
democratiche per la selezione dei concorrenti. La disaffezione da
"calcolomania" deve preoccupare parecchio: ne va della
qualità di una democrazia. Sarà bene pensarci.
Infine una idea: poichè in generale ci si pronuncia pro o contro le
primarie ma si dibatte troppo poco di come si potrebbero svolgere
perchè Caffè Europa non apre un forum di discussione, e magari di
proposta, su questo tema ?
Saluti,
M.
Risponde Guido Martinotti:
Perchè un gruppo di 5000 persone che si trova al Palavobis è una
assemblea legittimata a decidere il candidato di tutta la sinistra?
(mentre era incorso la convocazione di una assemblea sottoscritta da
tutti i gruppi che si rifanno all'Ulivo). Che regola generale di
procedura democratica si può ricavare dal messaggio?
Dario Fo a Milano ce lo vedo
Da: raffaele <rafastrid@sprint.ca>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Mercoledì, 29 novembre 2000 9:22
Oggetto: Dario Fo a Milano ce lo vedo
In quei due articoli pubblicati sul Centro mi sembra che gli autori
siano un po' invidiosi. Hanno o credono di avere idee, storia
politica, immagine, passione per la vita civile, migliori e per cosi
dire piu "alte" di Dario Fo. Le tirino fuori. Dario Fo ha un
qualcosa che manca a moltissimi della sinistra o che credono di essere
di sinistra: il coraggio soprattutto delle proprie opinioni.
Da questa posizione abbastanza "strana" e "nuova"
per la politica italiana verranno fuori le migliori idee, i nuovi
programmi e la volonta' di metterli in pratica sul serio. Programmi
non imbrigliati in pettegolezzi e lotte tra correnti e di correnti, ed
in esposizioni di immagini che piacciono al centro-sinistra ma solo a
quelli spostati a destra del centro-sinistra, se non addirittura al
centro che guarda in alto e non in basso........
Tigellino@katamail.com
Risponde Guido Martinotti:
Invidiosi di che? Per quanto riguarda la mia posizione è semplice.
Era in corso una faticosa operazione di ricucitura della sinistra, con
il tentativo di ricostituire una unità di intenti senza la quale
saremo bastonati perennemente. L'operazione di Fo (questa sì
dall'alto, e decisa, come si può leggere sul Foglio, in occasionali
salotti milanesi) ha dato un colpo forse letale al tentativo di
rimettere assieme i cocci.
La candidatura di Fo è una operazione assolutamente verticistica, che
poi trovi un consenso diffuso è del tutto evidente data la grande
personalità di Dario Fo. Ma poi i voti si devono contare, le elezioni
non sono solo uno spettacolo.
Per quanto riguarda il programma, invito Tigellino a confrontare la
sua definizione "Da questa posizione abbastanza 'strana' e
'nuova' per la politica italiana verranno fuori le migliori idee, i
nuovi programmi e la volonta' di metterli in pratica sul serio.
Programmi non imbrigliati in pettegolezzi e lotte tra correnti e di
correnti, ed in esposizioni di immagini che piacciono al centro-
sinistra ma solo a quelli spostati a destra del centro-sinistra, se
non addirittura al centro che guarda in alto e non in
basso......" con il programma di Fo apparso sul Corriere di
domenica scorsa.
Guardiamo ai fatti per favore e cerchiamo di liberarci di un po' di
retorica.
G
Bravo Martinotti!
Da: mirferrari <mirferrari@iol.it>
Risposta: "mirferrari" <mirferrari@iol.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Venerdì, 1 dicembre 2000 14:19
Oggetto: Bravo Martinotti
Martinotti ha ragione. La risata del candidato Fo seppellirà non dico
la sinistra (che forse lo meriterebbe), ma ogni speranza di
alternativa al governo milanese della destra.
I vantaggi? Essenzialmente due: il ritorno della sinistra al
ruolo-ghetto della "minoranza piagnona ma tanto
intelligente" al quale è così affezionata e l'ambizione dell'ex
Nobel - che è di dimensioni berlusconiane (forse non solo
l'ambizione...) - soddisfatta ancora una volta.
Vorrei tanto aver torto!
Marco Ferrari
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