Si può e si deve dire no
David Bidussa, Alberto De Bernardi,
Luciano Fasano, Alceo Riosa,
Michele Salvati
Articoli collegati:
Si può e si deve dire no
Ma a Milano la sinistra è
azzerata
Una questione di metodo?
In diverse occasioni, Dario Fo ha chiesto ai partiti del
centrosinistra di pronunciarsi apertamente sulla sua candidatura a
sindaco di Milano. Anche se noi non siamo i partiti, né vogliamo
arrogarci il diritto di rappresentarli, pensiamo egualmente che sia
necessario esaudire la richiesta di Fo e di quanti lo sostengono,
nella speranza che queste nostre considerazioni non vengano prese come
un atto di lesa maestà, ma permettano una più attenta riflessione
sulla situazione attuale.
Noi consideriamo la candidatura di Fo un grave errore di valutazione
politica, che può avere forti effetti controproducenti sul
centrosinistra milanese, da ormai troppo tempo vittima di una profonda
crisi di identità.
Le modalità con le quali il centrosinistra è passato prima
attraverso la candidatura di Moratti e ora sta vagliando quella di Fo
palesano una crisi delle forze politiche, e dei DS in particolare,
talmente profonda da diventare crisi della politica tout court.
E ciò trova corrispondenza innanzitutto nell’incapacità di darsi
una classe dirigente in grado di perseguire con coerenza e
determinazione la scelta strategica dell’Ulivo.
Ma come può il centrosinistra prima riconoscersi nella candidatura di
un imprenditore moderato come Moratti e subito dopo nella scelta di un
intellettuale radicale come Fo, senza essere sfiorato dal dubbio di
apparire agli occhi del proprio elettorato come una barca senza
timonieri e senza bussola? Solo perché il primo candidato si è
ritirato e qualcuno ne ha proposto un altro, il centrosinistra è
passato da un’ipotesi politica di convergenza centrista ad un'altra
di “unità delle sinistre”. E tutto ciò è avvenuto senza che
questo cambiamento di indirizzi politici sia stato sottoposto al
vaglio di qualcuno.
Non è sicuramente questo il modo più appropriato per rispondere alla
crisi della politica, che invece di comportamenti dilettantistici ha
oggi bisogno di scelte politiche chiare e coerenti, in grado di
riconquistare la fiducia dei cittadini, sulla base di una credibile
proposta di governo. Non lo è l’antipolitica di chi si sente “interprete
della volontà popolare” e in sintonia con le “passioni” del
popolo della sinistra. Così come non lo è la proposta di compensare
una candidatura radicale con una squadra moderata, riedizione di
alchimie cerchiobottistiche di “cencelliana” memoria, del tutto
incomprensibili alla stragrande maggioranza dei cittadini.
Bisogna rimettere al centro della discussione non la scelta di una
candidatura in quanto tale, ma la politica. e la politica del
centrosinistra ruota chiaramente attorno a due pilastri: il
consolidamento della coalizione dell’Ulivo e la definizione di un
orizzonte politico di riforma, capace di coniugare libertà con
eguaglianza solidale. Dare un futuro al centrosinistra significa non
solo privilegiare l’unità dei partiti che hanno sostenuto l’esperienza
di governo e stanno sostenendo la candidatura di Rutelli, ma
soprattutto valorizzare un campo di forze impegnate nella definizione
di una comune proposta di governo, attraverso il raccordo delle
diverse anime del riformismo democratico.
Milano, che proprio in virtù della sua tradizione riformista
rappresenta da sempre la frontiera avanzata della modernizzazione
italiana, deve essere il laboratorio d’avanguardia di questo
progetto. E' su questo terreno che si deve cimentare il centrosinistra
milanese ed è da questa prospettiva che dovrà emergere la
candidatura a sindaco. Una candidatura che sarà tanto più
autorevole, quanto più l’Ulivo saprà dialogare con la città e le
sue forze vive, nella costruzione di una proposta di governo
credibile.
Non è invece altrettanto chiaro cosa c’entri Dario Fo con questo
insieme di priorità. Se condivide questo progetto, lo dica
chiaramente, dando il suo contributo in tale direzione. e soprattutto
eviti di sventolare la consunta bandiera della “base” contro “i
vertici”, buona per chi guarda il mondo con gli occhi di ieri e non
sa che nei partiti attuali base e vertice sono tragicamente speculari
l’uno all’altra, perché privi di ricambio e di dialettica
interna.
Per ora tuttavia un solo dato è certo: la candidatura di Fo divide l’Ulivo,
ostacolando la costruzione a Milano di un ampio progetto riformista,
aperto alle diverse forze di sinistra e di centro che intendono dare
alla città un nuovo sviluppo ed una nuova classe politica. E divide
anche i DS, accentuando le incomprensioni tra coloro che si
riconoscono nel progetto dell’Ulivo e chi invece vuole “unire la
sinistra”, e impedendo che il maggior partito della coalizione si
impegni nella creazione di una più ampia coalizione riformista.
In questo quadro, la campagna elettorale rischia di rappresentare l’ennesima
occasione perduta per favorire il rilancio del centrosinistra ed il
consolidamento dei rapporti fra le diverse forze che compongono l’Ulivo.
Perdendo tale occasione, il centrosinistra non riuscirà a darsi un
profilo politico coerente e credibile, in grado di offrire ai milanesi
un’alternativa democratica per il governo della città, Invece di
indugiare in un’autocompiacente quanto sterile testimonianza.
Articoli collegati:
Si può e si deve dire no
Ma a Milano la sinistra è
azzerata
Una questione di metodo?
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui
Archivio
Attualita' |