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Letti per voi/Il pasticciere di
Bruxelles
Emanuele Macaluso
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A seguito vi anticipiamo l’editoriale del n. 52 - ottobre 2000 -
della rivista “Le ragioni del socialismo” che uscirà nei prossimi
giorni.
Grazia Francescato, portavoce dei verdi, dopo la “rinuncia” di
Giuliano Amato, con candore ha esclamato: “Meno male. La ciambella
è riuscita bella, col buco”. Una ciambella, preparata da tempo da
un gran pasticciere che da Bruxelles dosava gli ingredienti manipolati
da giovani che sanno tenere le mani in pasta, confezionare il
pasticcio a regola d’arte, infornandolo al momento giusto e
sorvegliandone la cottura, e sfornandolo al momento giusto, croccante,
col buco, e soprattutto senza scottarsi.
Il primo ingrediente ammannito dal gran pasticciere europeo è stato
la candidatura di Francesco Rutelli, dolce e piacevole. Nessuno l’ha
formalmente avanzata, ma tutti hanno capito da dove veniva e hanno
anche constatato che uno dei soci della pasticceria era “l’ingegnere”,
il quale ha frullato e montato nei suoi contenitori di carta stampata
la candidatura, facendola ingoiare al popolo di centro-sinistra come
frutto della nouvelle-cusine e primeggiare nei sondaggi. Il resto
della manipolazione è nelle cronache politiche di queste ultime
settimane e giorni.
Il fornaio che ha verificato la cottura è stato il giovane segretario
Ds quando - ci informa l’informatissima “Repubblica” - sabato 23
settembre alle 10,30 si è recato da Giuliano Amato e gli ha detto:
“Se tu decidessi di andare avanti, sorgerebbero dei problemi nella
coalizione, ma noi saremmo pronti ad andare avanti insieme a te”. I
migliori seguaci di Ignazio da Loyola non avrebbero potuto cucinare un
discorso tanto gesuitico. E con Veltroni c’era anche il pasticciere
sardo-bolognese che da quella scuola viene.
I due bluffavano, ma sapevano che sul tavolo della politica Giuliano
non avrebbe visto le carte dei suoi interlocutori nemmeno se avesse
avuto un poker d’assi. A quel punto i due soci pasticcieri capirono
che la ciambella era cotta e che a sfornarla - col buco - sarebbe
stato lo stesso Giuliano, anche se doveva prendere la teglia rovente
con le mani nude. Per servirla a tavola c’era già un maître
consumato, Bruno Vespa.
Fuor di metafora, qual’è il senso vero di tutta questa operazione?
Colpire la sinistra italiana e la possibilità che questa, insieme
alla sinistra europea, possa esprimersi come forza in grado di guidare
il governo. La rozza e pretestuosa campagna berlusconiana contro “i
comunisti al governo” si è incontrata con un’altra campagna, all’interno
del centro-sinistra, contro “l’egemonia della sinistra”. Si
vince, è stato detto, solo se a guidare il centro-sinistra c’è uno
di centro. E ci fu un momento in cui si voleva usare Amato come “federatore”
del centro.
Ma anche all’interno della sinistra c’è chi vuole liquidare ogni
riferimento al socialismo, anche se i Ds stanno nel partito socialista
europeo. L’ambizione di Veltroni è di costruire con Prodi e Rutelli
il “partito democratico”. Amato invece è socialista. Un
socialista con il “marchio craxiano”. E su questo versante è
servita da un canto la campagna di Di Pietro, dall’altra quello dei
figli di Craxi (uno spettacolo penoso). Ma anche una parte dei Ds
considerava impresentabile il Presidente.
Quando, cadendo il governo D’Alema, si è fatto ricorso a Giuliano,
il “gruppetto dirigente” Ds, raccogliendo un indicazione di Craxi,
pensò di usarlo come “professionista a contratto” per colmare l’anno
che mancava alle elezioni. Ma il governo ha fatto bene, il suo
Presidente ha confermato eccellenti doti di uomo di Stato e di
interlocutore valido nell’area europea e mondiale? Non conta nulla:
lo scontro non è sul governo del paese, ma “sull’egemonia della
sinistra”, come ha chiarito Ciriaco De Mita, nuovo supporter di
Rutelli.
Tuttavia a noi sembra rilevante il fatto che in queste settimane una
parte consistente della sinistra e della pubblica opinione abbia
sostenuto la candidatura di Amato, respingendo gli intrighi e i
tatticismi dei pasticceri della ciambella, e considerando essenziale
un confronto con la destra sul terreno del governo e della stessa
esperienza del socialismo europeo. Purtroppo, Giuliano Amato ha visto
questo movimento di opinione e di militanti della sinistra come un
pericolo di contrapposizione e frattura nel centro-sinistra, e ha
così motivato la sua rinuncia.
C’è in questa decisione un dato caratteriale di Giuliano: la scarsa
propensione alla lotta politica e la scarsa generosità nei confronti
di chi si impegna in una battaglia, non solo e non tanto per la sua
persona, ma per le idee e le posizioni che in determinati momenti
esprime. La contrapposizione che temeva Amato era sorta ad opera dei
pasticceri della ciambella, nel momento in cui, anonimamente e senza
esporsi, misero in campo la candidatura di Rutelli. E la sfida andava
raccolta.
In ogni caso l’impegno di chi si è battuto apertamente su una linea
politica non è stato inutile. Oggi sono più chiari i termini di una
battaglia su cui nacque in solitudine questa rivista, con il suo
riferimento alle ragioni del socialismo democratico ed europeo. Non ci
rassegniamo. A questo proposito avvertiamo la necessità politica ed
editoriale di riorganizzare la redazione. Perciò questo numero è
firmato solo dal direttore.
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