Caffe' Europa
Reset Online


 

Rischi e opportunità del computer a scuola

Riccardo Staglianò

 

Articoli collegati
Educational credit card: appuntamento a settembre
Si farà la carta magica di Reset
Terapia d'urto contro l'analfabetismo digitale
Laurearsi con il PC e un prestito
Rischi e opportunità del computer a scuola

Questo articolo è stato pubblicato sul numero 38 di Reset, giugno-luglio 1997

Dalle scuole materne all'università a distanza, bambini con i denti di latte e signori con la dentiera, impareranno le materie più disparate con l'ausilio sempre più massiccio di computer e reti. Bene o male? Se il calcolatore in classe sarà soltanto una sorta di Trivial Pursuit elettronico, buono per intrattenere e allenare la memoria, con cui si pretendesse di sostituire maestri e libri, sarebbe un disastro. Se gli insegnanti prenderanno parte attiva nella trasformazione, adoperando i Pc e Internet come strumenti per aumentare il coinvolgimento degli studenti, sarà una rivoluzione.

In passato i tentativi di incontro tra classe e tecnologie hanno sempre finito per trasformarsi in scontri dove è sempre stata la classe ad avere la meglio. È la sua struttura tradizionale a dover cambiare affinché la rivoluzione digitale non trovi una frontiera irriducibile proprio fra i banchi di scuola: gruppi di lavoro limitati con insegnanti che dovranno accettare di rivedere il proprio ruolo, abbandonando – citando dal rapporto commissionato dall'amministrazione Clinton, che si è impegnata nel dare l'accesso online a tutte le scuole americane entro il 2000 – il ruolo di sage on the stage, saggio in cattedra, per assumere quello più morbido ma cruciale di "guida e allenatore" alla conoscenza.

44istr10bisS.jpg (18671 byte)

Una conoscenza che si fisserebbe tanto più saldamente nelle teste degli studenti, quanto più "vissuta" fosse la sua acquisizione. È il primato della pratica sulla teoria di cui parla Nicholas Negroponte: "Dal momento che la simulazione al computer di press'a poco qualsiasi cosa è ormai possibile, uno non ha più bisogno di imparare le caratteristiche di una rana sezionandola. Piuttosto si può chiedere ai bambini di disegnare rane, di costruire animali con un comportamento da rana, di modificare quel comportamento, di simulare i muscoli o giocare con la rana stessa". Learning by doing, "imparare facendo" è il nuovo slogan che maestri e maestre dell'era digitale dovranno a mandare a memoria.

Assieme alla nuova primavera che questa tesi "costruttivista" sta conoscendo oggi, i riformatori più spinti rintracciano nella stessa architettura della classe tradizionale un errore di progettazione che inibirebbe la spontaneità della partecipazione e intralcerebbe il libero flusso delle idee degli allievi. Molti studi studi confermano che – con l'ausilio dei computer – anche i "bambini difficili" possono imparare assai meglio. Il rapporto dalla citata Kickstart Initiative clintoniana sciorina risultati entusiasmanti: "La tecnologia come ausilio per l'istruzione ha aumentato il rendimento degli allievi nello studio delle lingue, nelle materie artistiche, nella matematica, negli studi sociali e nelle scienze".

Questo miglioramento, nei ragazzi più "lenti", avrebbe registrato vette dell'80% nella lettura e del 90% nella matematica perché l'interazione con il computer permette allo studente una fortissima personalizzazione del percorso d'apprendimento, procedendo ai ritmi che gli sono più congeniali e replicando la stessa lezione innumerevoli volte. Senza pesare sull'andamento generale della classe. I fisici Edwin Taylor e Richard Smith tengono dal 1986 un corso online sulla relatività: nel resoconto su quest'esperienza pubblicato sull'ermetico e blasonato American Journal of Phisics nel dicembre del 1995, i due colleghi assicuravano di "ottenere gli stessi risultati con gli allievi, sia che l'insegnamento fosse impartito online che di persona". Bit e atomi per loro pari sono.

Tuttavia la squadra degli osservatori non veste tutta la divisa lucida degli entusiasti. L'apologia dell'"edutainment", quel misto accattivante di education e entertainment, non è l'unica retorica ammessa alla tavola degli studiosi delle scienze della formazione. E i giudizi dei critici sembrano fuoriuscire da obici incandescenti: parlando dell'impatto di informatica e telematica sull'istruzione Neil Postman, in un libro recente dal titolo inequivocabile (The end of education) irride a coloro che pensano di riformare la scuola facendo leva sui Pc: "Riconosco una falsa divinità quando ne vedo uno". A sorpresa uno degli integratissimi editorialisti di Packet (www.packet.com), fanzine elettronica molto apprezzata dai cibernauti, commentando il piano del governo statunitense di collegare ogni scuola a Internet entro il 2000, ha inchiodato il proposito volenteroso al crocifisso di un "orrendamente stupido" perché la rete sarebbe soltanto "l'ultima tecnologia sulla quale insegnanti all'ultima spiaggia, genitori infelici e politici ruffiani sono saltati sopra nella speranza di evitare i problemi reali che riguardano la scuola".

44istr-S01JPG.jpg (26526 byte)

Per quanto si possa essere ottimamente disposti verso le tematiche digitali, mettere il problema dell'accesso a Internet sul piano delle questioni tradizionalmente irrisolte tipo la dimensione delle classi, la qualità degli insegnanti, i corsi di studio appropriati e la capacità di leggere correttamente (di questo si tratta, ancora, per molti studenti sfornati dalle superiori americane), suona incongruo come preoccuparsi nello stesso modo per un raffreddore o per un cancro. Ancora una volta – tuona l'accusa – con la carta furba della fantascienza (reti e diavolerie telematiche), la politica cercherebbe insomma di saltare il cammino serio, banale e faticoso della scienza (calcinacci cadenti e prof svogliati).

In Italia, anche se per il momento solo il 5% del totale delle scuole ha accesso a Internet (circa 700 su 38.000: guida la classifica l'Emilia Romagna, seguita da Lombardia e Piemonte) contro l'oltre 50% statunitense, il numero di sperimentazioni didattiche che fioriscono rivela un'insospettata vivacità.

Da cinque anni a questa parte, gli studenti che frequentano il diploma avanzato in information technology del Virtual College della New York University, all'immatricolazione ricevono anche un libriccino di istruzioni su come configurare i loro Pc o le loro connessioni di rete. C'è la possibilità di richiedere video on demand sulle materie che interessano o collaborare a sessioni di laboratorio online o frugare a piacimento in biblioteche ipertestuali.

Anche le discussioni sugli argomenti spiegati di recente sono tenute asincronamente. C'è anche un bar, dove si può fare della chiacchiera elettronica. Ma manca il caffè, e non è assenza da poco.

 

Articoli collegati
Educational credit card: appuntamento a settembre
Si farà la carta magica di Reset
Terapia d'urto contro l'analfabetismo digitale
Laurearsi con il PC e un prestito
Rischi e opportunità del computer a scuola

 

Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui

 


homearchivio sezionearchivio
Copyright © Caffe' Europa 1999

Home | Rassegna italiana | Rassegna estera | Editoriale | Attualita' | Dossier |Reset Online |Libri |Cinema | Costume | Posta del cuore | Immagini | Nuovi media |Archivi | A domicilio | Scriveteci | Chi siamo