"Si, la proposta
lanciata due anni fa da Reset di una 'educational card', una carta di credito per i
giovani che contenga un prestito spendibile esclusivamente nellacquisto di computer
e corsi Internet è buona. E lo è soprattutto perché si inserisce in un quadro
più generale che vede la trasformazione della scuola in entità autonoma, capace di
autogestirsi anche sul piano dellinnovazione tecnologica. Una scuola di questo tipo
ha bisogno di studenti altrettanto autonomi, che sappiano personalizzare il proprio
percorso formativo usando tutti gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie.
Noi dobbiamo fornire loro i mezzi e la possibilità di usarli, loro devono metterci la
capacità di sfruttarli al meglio. L 'educational card' è per lappunto uno
strumento che responsabilizza e, al tempo stesso, rende agevole lapprendimento del
nuovo alfabeto digitale".
Il Ministro per la Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer commenta così a Caffè Europa
la proposta rilanciata in questi giorni dal Ministro del Tesoro Giuliano Amato di una
'educational card', una vera e propria carta di credito che prevede un prestito a tasso
zero per lacquisto di materiale informatico, in pratica una sorta di prestito
donore finanziato dallo Stato con laiuto delle banche".
Ministro, quando per la prima volta in un convegno organizzato da Reset si parlò di
"educational card", lei commentando favorevolmente lidea avanzò tuttavia
qualche perplessità sulla sua possibile attuazione. E adesso?
"Luso consapevole delle nuove tecnologie rappresenta un patrimonio economico
e sociale indispensabile per un Paese che vuole essere moderno e competivivo. Un
patrimonio che, per essere spendibile, va incentivato e potenziato. Lo ripeto una 'card'
che agevoli lacquisto di materiale informatico soprattutto per gli studenti e i loro
insegnanti è uno strumento innovativo, efficace e di sicuro interesse. Ci sono alcuni
problemi pratici che risolveremo quando decideremo come avvalercene".
Perché lItalia denuncia un così grave ritardo nelluso consapevole delle
nuove tecnologie?
"I nostri non sono solo ritardi strutturali, ma anche e soprattutto ritardi
culturali destinati quindi a risolversi "naturalmente" attraverso il ricambio
generazionale. Un governo come il nostro però, ha il compito di accelerare i processi di
innovazione, altri paesi prima d noi lo hanno fatto e non possiamo più aspettare. Il mio
ministero, ad esempio, ha obbligato gli studenti a preiscriversi alluniversità
attraverso Internet, nel nuovo esame di maturità hanno assunto un rilievo particolare i
temi legati alla comunicazione e abbiamo persino messo in rete, rendendole scaricabili, le
domande per liscrizione al concorso a cattedra. Abbiamo cioè costretto studenti e
candidati a rendersi conto delle enormi possibilità offerte dal computer. Perché
alfabetizzare digitalmente i cittadini è una necessità urgente, ma è ancora più
urgente che i cittadini si autoresponsabilizzino. Se questo processo rimane solo esterno
sicuramente tutti gli incentivi del mondo non saranno sufficienti a migliorare e rendere
più moderno il nostro paese".
A questo proposito, da una parte cè chi ritiene che gli incentivi possibili
siano solo quelli legati alla rottamazione dei computer, dallaltra c'è chi pensa
invece a strumenti come la "card" capaci di responsabilizzare luso e il
consumo di nuove tecnologie. Chi ha ragione?
"Personalmente ritengo che il governo abbia il compito di 'incentivare' perché il
consumo responsabile, come ho già detto, ha bisogno di una spinta interiore, legata a
motivazioni personali che non possono essere regolate dallo Stato. La 'educational card'
ha però un senso perché interviene sulle fasce più giovani, la generazione che è già
'computer oriented' e che per questo ha già dentro il proprio codice genetico la
consapevolezza che luso delle nuove tecnologie serve a migliorare e rendere concrete
le proprie aspirazioni".