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Si farà la carta magica di Reset

Intervista al ministro Luigi Berlinguer di Paolo Marcesini

 

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"Si, la proposta lanciata due anni fa da Reset di una 'educational card', una carta di credito per i giovani che contenga un prestito spendibile esclusivamente nell’acquisto di computer e corsi Internet è buona. E’ lo è soprattutto perché si inserisce in un quadro più generale che vede la trasformazione della scuola in entità autonoma, capace di autogestirsi anche sul piano dell’innovazione tecnologica. Una scuola di questo tipo ha bisogno di studenti altrettanto autonomi, che sappiano personalizzare il proprio percorso formativo usando tutti gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie. Noi dobbiamo fornire loro i mezzi e la possibilità di usarli, loro devono metterci la capacità di sfruttarli al meglio. L’ 'educational card' è per l’appunto uno strumento che responsabilizza e, al tempo stesso, rende agevole l’apprendimento del nuovo alfabeto digitale".

Il Ministro per la Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer commenta così a Caffè Europa la proposta rilanciata in questi giorni dal Ministro del Tesoro Giuliano Amato di una 'educational card', una vera e propria carta di credito che prevede un prestito a tasso zero per l’acquisto di materiale informatico, in pratica una sorta di prestito d’onore finanziato dallo Stato con l’aiuto delle banche".

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Ministro, quando per la prima volta in un convegno organizzato da Reset si parlò di "educational card", lei commentando favorevolmente l’idea avanzò tuttavia qualche perplessità sulla sua possibile attuazione. E adesso?

"L’uso consapevole delle nuove tecnologie rappresenta un patrimonio economico e sociale indispensabile per un Paese che vuole essere moderno e competivivo. Un patrimonio che, per essere spendibile, va incentivato e potenziato. Lo ripeto una 'card' che agevoli l’acquisto di materiale informatico soprattutto per gli studenti e i loro insegnanti è uno strumento innovativo, efficace e di sicuro interesse. Ci sono alcuni problemi pratici che risolveremo quando decideremo come avvalercene".

 

Perché l’Italia denuncia un così grave ritardo nell’uso consapevole delle nuove tecnologie?

"I nostri non sono solo ritardi strutturali, ma anche e soprattutto ritardi culturali destinati quindi a risolversi "naturalmente" attraverso il ricambio generazionale. Un governo come il nostro però, ha il compito di accelerare i processi di innovazione, altri paesi prima d noi lo hanno fatto e non possiamo più aspettare. Il mio ministero, ad esempio, ha obbligato gli studenti a preiscriversi all’università attraverso Internet, nel nuovo esame di maturità hanno assunto un rilievo particolare i temi legati alla comunicazione e abbiamo persino messo in rete, rendendole scaricabili, le domande per l’iscrizione al concorso a cattedra. Abbiamo cioè costretto studenti e candidati a rendersi conto delle enormi possibilità offerte dal computer. Perché alfabetizzare digitalmente i cittadini è una necessità urgente, ma è ancora più urgente che i cittadini si autoresponsabilizzino. Se questo processo rimane solo esterno sicuramente tutti gli incentivi del mondo non saranno sufficienti a migliorare e rendere più moderno il nostro paese".

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A questo proposito, da una parte c’è chi ritiene che gli incentivi possibili siano solo quelli legati alla rottamazione dei computer, dall’altra c'è chi pensa invece a strumenti come la "card" capaci di responsabilizzare l’uso e il consumo di nuove tecnologie. Chi ha ragione?

"Personalmente ritengo che il governo abbia il compito di 'incentivare' perché il consumo responsabile, come ho già detto, ha bisogno di una spinta interiore, legata a motivazioni personali che non possono essere regolate dallo Stato. La 'educational card' ha però un senso perché interviene sulle fasce più giovani, la generazione che è già 'computer oriented' e che per questo ha già dentro il proprio codice genetico la consapevolezza che l’uso delle nuove tecnologie serve a migliorare e rendere concrete le proprie aspirazioni".

 

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