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Educational credit card: appuntamento a settembre

Giancarlo Bosetti

 

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Finalmente si parla della educational credit card. L’idea era stata avanzata due anni fa sulle pagine di "Reset" (numero giugno luglio 1997) da un articolo di Umberto Sulpasso, commentato favorevolmente da Edwin Morley Fletcher, un economista che ben conosce le potenzialita’ sociali contenute in quel banale oggetto di uso quotidiano che sono le carte a banda magnetica. Ora l’idea e’ stata rilanciata dal ministro del Tesoro, Giuliano Amato, e da quello della Pubblica Istruzione, Luigi Berlinguer, dopo una fase di gestazione dentro le pareti di Palazzo Chigi, attraverso interviste a Repubblica. Gli interessati confermano a "Caffe’ Europa" che il progetto sta procedendo, anche se gli annunci sono prematuri, nella versione originale ideata proprio da Sulpasso: una forma di prestito attraverso la carta che metta una fascia ampia di giovani (tra i 18 e i 22 anni?) in condizioni di acquistare computer, software, formazione, accessi a Internet, corsi a distanza.

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L’obiettivo e’ quello di dare un colpo al terribile ritardo italiano nella cosiddetta alfabetizzazione digitale attraverso un intervento dello stato che abbia una funzione suscitatrice di nuove energie senza troppo gravare sulla spesa pubblica. Il metodo della educational credit card, che trovate illustrato su queste pagine on line dallo stesso autore del progetto, consiste nel mettere in moto una grande massa finanziaria destinata ai computer, alla formazione, a facilitare l’espansione di Internet impegnando le casse pubbliche in misura proporzionalmente molto bassa. Si tratta infatti di un prestito, una forma di prestito affine a quello "d’onore" in uso per gli studi superiori in altri paesi. Un prestito che valorizza la responsabilita’ delle famiglie e soprattutto degli individui.

E’ una idea assai piu’ ricca di quella della semplice "rottamazione" dei computer. Quest’ultima e’ stata applicata con un certo successo alle automobili e in teoria potrebbe esserelo anche ai frigoriferi e alle lavatrici (come qualcuno chiede), ma – al di la’ dei giudizi di efficacia su questi casi, perche’ si tratta pur sempre di misure protezionistiche che abbassano i livello di competitivita’ dei produttori nazionali – rimane il fatto che tutti hanno gia’ imparato, o possono imparare a portare un’auto, nella scuola guida del proprio quartiere e che, per il frigorifero, non occorre nessun genere di corso, mentre la grande barriera all’accesso del computer e dei suoi molteplici usi consiste tanto nel costo degli attrezzi quanto nella mancanza di formazione e di luoghi dove farsela.

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Il ministro Amato ha confermato oggi a Caffe’ Europa che "la rottamazione non e’ un’alternativa, perche’ essa e’ solo un modo non costoso di risolvere uno spicchio del problema, che e’ quello di dotare i giovani che studiano di un Pc a basso costo". "L’idea resta quella grande (la educational credit card) e il problema e’ solo di come se ne spalma il costo", argomento sul quale non ci sono ancora dati abbastanza precisi per una decisione. A Palazzo Chigi confermano che le cose stanno cosi’. Il lavorio in corso non potra’, a quanto pare, concludersi prima di settembre.

Sappiamo bene che nelle Universita’ italiane gli studenti dotati di preparazione e attrezzature per l’uso delle nuove tecnologie sono una minoranza ridicola. La lentezza della discussione in corso nel governo non puo’ che apparire esasperante per centinaia di migliaia di ragazzi che non sono in condizioni di comprarsi un notebook e di fare ricerche bibliografiche in rete. Riceviamo lettere di studenti esasperati e molto nervosi a causa di questa menomazione. L’annuncio – ovviamente se seguito dai fatti – dell’arrivo di questa benedetta carta avrebbe molte conseguenze pratiche e molti significati importanti. La discussione sofferta sulla finanziaria e le pensioni avrebbe finalmente qualche sbocco creativo e ottimistico in una direzione, quella dei giovani, in cui di buone notizie non ce ne sono mai.

 

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