Il futuro della tv? E' un maresciallo ideale Giancarlo Bosetti
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non funzionano piú, il talk show sta virando sempre di piú verso il varietà, ma anche
il varietà in sè e per sè dà segni sempre piú gravi di stanchezza (e poi costa
tantissimo). Con le televisioni tematiche che stanno per inghiottirsi il calcio e il
cinema, alla tv generalista restano poche praterie per pascolare le sue audience e
mantenersi e la piú importante di queste praterie è quella della fiction, vale a
dire la narrativa a puntate, possibilmente in lunghe serie: sitcom, medici di famiglia,
maestri Columbro, marescialli Rocca, avvocati Porta, Bibbie, colossal storici etc. Ecco il
futuro. Ma se questo è vero, cè da mettersi le mani nei capelli perchè produrre
narrativa film, serial, sceneggiati ci mette in competizione con le majors,
con Hollywood, con un sistema che spende 200-300 miliardi per un solo film. Anche soltanto
un "Conte di Montecristo" costa 40 miliardi ed ha bisogno per
"rientrare" di tutto il mercato europeo.
La cruda analisi non è opera di qualche giornalista arrabbiato, ma dei
dirigenti di Mediaset (Mario Brugola, Alberto Carullo), che hanno fatto il punto in un
convegno organizzato insieme a "Reset" con alcuni specialisti di media,
sociologi e autori. Rispetto ai grandi produttori americani di contenuti televisivi
Mediaset (ma il discorso delle dimensioni vale anche per la Rai) è un microbo, la gara
sarebbe già persa in partenza. Ecco perchè bisogna aguzzare lingegno e trovare
soluzioni nuove. Quali? Il convegno lo ha chiesto a un gruppo di sociologi (insieme alla
coordinatrice Lorenza Zanuso, Enzo Pace, Marianella Sclavi, Maria Pace Ottieri, Ota De
Leonardis, Viola Vitali) autori di una ricerca sullinnovazione sociale realizzata
per Mediaset in funzione della caccia alle "idee per la televisione di domani".
Confrontando saperi accademici, cronaca e sondaggi, ed esaminando i campi
dellimparare (i molti modi di apprendere nella società della formazione continua
per tutta la vita), del credere (il modo variopinto in cui oggi viene vissuta
lesperienza spirituale), del comunicare con gli altri (gli stranieri, gli immigrati,
i diversi), del crescere e invecchiare (la nuova mappa delle età e delle generazioni), e
dello spazio pubblico, è venuta fuori una società dai comportamenti sempre piú
diversificati, plurali, frammentati, individualizzati. Ciascuno rivendica "il diritto
di vivere con originalità e in assoluta autonomia" le proprie esperienze, le proprie
scelte di consumo. La dimensione chiave è quella della varietà, del patchwork. La
gente vuole combinare frammenti di medicina alternativa, autogestita insieme a quella
uffciale, esattamente come nelle scelte spirituali vuole combinare un pò di tradizione
cattolica con un pò di New Age, di Oriente, di "fai da te" del credere. Gli
stili di vita si sottraggono a un modello di massa. Come nel mondo industriale il modello
fordista ha lasciato il posto a una produzione personalizzata, flessibile, modellata sui
gusti del singolo consumatore, cosi nel campo dei valori simbolici e della
comunicazione è lindividuo a imporre le proprie regole e scelte.

Tutto questo non è una novità dellultimo momento:
lindividualismo dei gusti e delle culture ha fatto già molta strada negli anni
Ottanta, ma allora la televisione generalista era nella sua fase di massimo splendore
(crescita degli ascolti, boom delle entrate pubblicitarie, nessuna tv tematica e a
pagamento in vista). Oggi invece è in sofferenza, da povertà di idee e da crescita dei
costi. Ma a nessuno sfugge che la sua importanza limportanza della tv
commerciale gratuita (con o senza ladditivo pubblico istituzionale del canone)
non è destinata a declinare.
Lenfasi intorno alla televisione digitale (fonte di qualche
confusione perchè tutta la televisione, generalista e tematica, diventerà nei prossimi
anni digitale), la crescita effettiva della televisione a pagamento e delle nuove
tecnologie Web, nulla tolgono al fatto che la tv generalista rimarrà determinante nel
formare una opinione pubblica, nellalimentare uno spazio comunicativo e simbolico
nazionale, nella vita politica e culturale di un paese moderno. Il problema dei costi
potrebbe spingere, come diversi segni stanno a indicare, verso un declino della qualità:
un peggioramento generale del livello che lascerebbe le cose buone al mercato di quelli
che possono e vogliono pagare. Per salvarsi da un destino di spazzatura, alla gloriosa
vecchia tv rimangono le strade maestre dellinformazione (naturalmente) e della
narrativa di qualità. Quanto questa possa accompagnare, precedere o seguire il mutamento
sociale si può a lungo discutere. Fatto sta che si potrebbe fare una storia della
società americana attraverso le sue sitcom, cosi come si potrebbe, forse,
fare una storia della società italiana attraverso gli sceneggiati della Rai. La narrativa
televisiva cammina insieme alla società cui è destinata. È piú convincente però la
tesi che i grandi successi dei feuilleton televisivi sono quelli che tendono a consolare
piú di quelli che tendono a sperimentare o a innovare. La prova? La fornisce Laura
Toscano, autrice sia del maresciallo Rocca che dellavvocato Porta. Stabilito che
Gigi Proietti era ugualmente bravo nelle due parti, il maresciallo ha funzionato piú
dellavvocato perchè era un personaggio rassicurante, il carabiniere modello che
vorremmo, mentre il secondo era ricco di difetti che lo facevano somigliare, piú che a un
sogno consolatorio, a un personaggio della nostra vita vera.
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