I fenomeni: Star Wars e The Blair Witch
Project Paola Casella
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Sono i due fenomeni cinematografici di fine millennio, e devono parte
del loro successo proprio ad Internet: Guerre stellari - La minaccia fantasma, che con i
suoi oltre 600 milioni di dollari guadagnati al botteghino nei soli Stati Uniti ha battuto
ogni record di pubblico, e The Blair Witch Project, un piccolo film costato "quanto
un'auto decente" che ha superato i 50 milioni di dollari di incasso nel solo weekend
di apertura americano, per diventare il prodotto piu' redditizio della storia del cinema.
Il fatto che i due film si collochino alle estremita' opposte dello
spettro produttivo americano -- l'uno figlio del colosso Lucasfilm e distribuito dalla
major hollywoodiana Twentieth Century Fox, l'altro nato dalla fervida fantasia di due
trentenni e distribuito dalla casa di produzione indipendente Artisan (che l'ha
"rubato" per 1,1 milioni di dollari) -- fa dell'ultimo Guerre stellari e The
Blair Witch Project due perfetti esempi di come Internet possa giovare tanto a Hollywood
quanto ai giovani cineasti emergenti.

L'utilizzo della Rete come veicolo promozionale da parte della
Lucasfilm e' stato quasi pionieristico: gia' nel 1995, cioe' quasi cinque anni prima
dell'uscita del film, che ha debuttato sugli schermi americani a maggio (mentre da noi
arrivera' il 17 settembre), la casa di produzione comincio' a spargere su Internet le
prime voci sulla trama del film, dando il via a quel crescendo di pettegolezzi e
"anticipazioni" culminati nella creazione di centinaia di siti
"pirata" dedicati a La minaccia fantasma, con buona pace di George Lucas,
l'ideatore della saga di Guerre stellari.
Del resto a stuzzicare l'immaginazione dei cybernauti ci aveva pensato
lui stesso, inserendo misteriosi "indizi" in rete che dimostrano quanto la
vecchia volpe avesse capito la mentalità del navigatore medio: all'inizio del 1998, Lucas
creo' infatti una serie di siti web semiufficiali dando ad ognuno il nome di uno dei nuovi
personaggi della saga, teoricamente ancora inediti. Era implicito che solo i navigatori
piu' esperti, nonche' i piu' documentati fan della serie, sarebbero riusciti a
rintracciare quei siti.

Quando, a fine novembre del 1998, e' apparso nei cinema americani il
trailer del film, davanti alle sale c'era gia' una coda interminabile di appassionati che
proprio attraverso Internet avevano avuto l'annuncio dell'"evento"
(quell'"evento" che loro stessi avevano contribuito a creare): molti di loro poi
sono usciti dalle sale subito dopo il prossimamente, ignorando il lungometraggio che lo
seguiva.
Per tutti i primi mesi del 1999 la febbre di Guerre stellari è salita
vertiginosamente, alimentata dalle migliaia di Fanboy vecchi e nuovi (quelli nuovi
reclutati per lo piu' attraverso la Rete). Accanto ai sei siti ufficiali (qualche
indirizzo: www.starwars.com, www.theforce.net e www.starwars.countingdown.com,
su cui si e' tenuto appunto il countdown fino alla prima) sono sorti oltre 1500 fra siti
apocrifi, newsgroup e chatline.
Inesauribile la quantita' di false informazioni e depistaggi frammisti
alle vere anticipazioni, ad opera tanto dei Fanboy quanto della stessa Lucasfilm: sui siti
ufficiali comparivano (col contagocce) frammenti di trama, dettagli sui protagonisti,
soffiate sul casting, e infine foto di scena e minitrailer creati apposta per la Rete, ma
anche spiegazioni conflittuali e veri e propri tranelli per mettere alla prova la fedelta'
degli aficionados.
Com'era inevitabile, circola già in Rete una versione pirata del film:
anche su questo Lucas non ha nulla da obbiettare, almeno fintanto che lo spettacolo
telematico non interferisce con gli incassi al botteghino. Per buona misura, la Lucasfilm,
che detiene i diritti di sfruttamento commerciale dei personaggi di Guerre stellari, ha
raccolto preventivamente 1800 miliardi da catene di fast food, aziende produttrici di
giocattoli, libri, manifesti e abbigliamento, oltre ad aver stipulato un contratto in
esclusiva con la Pepsi Cola, e naturalmente fa merchandising anche attraverso i siti
ufficiali in Rete -- there's no business like show business.

Diversa la storia di The Blair Witch Project: niente budget miliardari,
niente precedenti illustri, niente grancassa dei media tradizionali -- almeno fintantoche'
il film non si e' rivelato la sorpresa di fine secolo. In compenso, i due ideatori del
film (chiamarli "registi" non avrebbe senso, e vedremo perche'), Eduardo Sanchez
e Dan Myrick, ex compagni alla scuola di cinema dell'Universita' della Florida, hanno
dimostrato un notevole talento per il marketing cinematografico, soprattutto quello via
Internet, dimostrando di saper mescolare in modo geniale vero e verosimile, come si
conviente al mezzo di comunicazione piu' mistificatore dell'era moderna.
Il film di Sanchez e Myrick, che ha debuttato con successo al Festival
di Sundance (quello di Robert Redford, per intenderci), e' di per se' una mistificazione:
un mockdocumentary, cioe' un finto documentario, filmato da tre "studenti
universitari" (in realta' tre attori alle prima armi) mandati nel cuore di un bosco
del Maryland sulle tracce di una misteriosa strega (la Blair witch del titolo). Il
filmato, ovviamente tutto in soggettiva, sarebbe stato "ritrovato" nel bosco a
qualche tempo dalla "scomparsa" dei tre ragazzi. In realta' i tre attori sono
stati si' mandati da soli nel bosco armati di cinepresa, ma forniti di una
minisceneggiatura e aggiornati ogni 3-4 ore con istruzioni sul dove recarsi e come
comportarsi tramite piccoli foglietti lasciati dai due "registi" sul loro
cammino. Molti, però, sono stati gli "imprevisti" orchestrati da Sanchez e
Myrick, non senza una punta di sadismo: trappole e spauracchi assortiti che hanno
ingenerato nei tre quella sorta di progressivo terrore dell'incognito che, trasposto sulla
pellicola, ha determinato il successo del film.

Ma al di la' del genio creativo, i due ideatori di The Blair Witch
Project hanno dato il meglio di se' nella promozione del film, il cui budget
pubblicitario, anche se ben lontano dalle cifre di Guerre stellari, era comunque superiore
a quello di produzione: si parla di 500 milioni di lire, messi insieme dalla Artisan Film
che aveva comperato il film al Sundance. A un anno dall'uscita nei cinema, il responsabile
marketing della Artisan, Jon Hegeman, ha cominciato a bombardare la Rete di
"notizie" sulla scomparsa dei tre ragazzi nel Maryland: dai finti telegiornali
alle foto segnaletiche agli schizzi (fatti dai due registi) della casa della strega. Anche
il trailer del film e' stato trasmesso via Internet, al sito Ain't it cool news.
Infine e' stato inaugurato il sito ufficiale, www.blairwitch.com, che ha raccolto innumerevoli
contatti, al ritmo di un milione e mezzo al giorno. Sul sito sono apparse le false
biografie dei protagonisti, un'intervista con i "genitori" del trio, la
cronistoria degli eventi, la mappa del bosco del Maryland dove sarebbe avvenuta la
misteriosa scomparsa dei ragazzi. Come il sito di Guerre stellari, anche quello di Blair
Witch ha una sezione dedicata al merchandising: in questo caso i prodotti principali sono
un libro che racconta la vicenda e un CD delle "canzoni che ascoltavano gli
studenti" mentre erano a caccia della strega, entrambi disponibili su -- che altro?
-- la megalibreria internettiana Amazon (www.amazon.com)
Sanchez e Myrick hanno saputo capitalizzare sul potenziale di
interattivita' della Rete per trasformarlo in contributo creativo, dall'arricchimento del
sito ufficiale con segnalazioni, suggerimenti, critiche e commenti in tempo reale. Del
resto il film stesso faceva leva sul coinvolgimento diretto del pubblico: "L'orrore
e' qualcosa che si attua nella mente dello spettatore, non necessariamente sullo
schermo", ha detto Sanchez alla rivista Time.
Il fenomeno Blair Witch ha gia' dato luogo a innumerevoli imitazioni e
parodie (vedi articolo collegato) e ha galvanizzato l'attenzione dei mass media e di
Hollywood: i primi hanno dedicato ai due registi le copertine dei principali settimanali
(Time e Newsweek), decine di servizi televisivi e centinaia di articoli; e questo ha fatto
pensare ai secondi che, per scatenare un gigantesco battage pubblicitario sui media
tradizionali, non e' necessario spendere milioni di dollari in annunci pubblicitari. Forse
basta muoversi bene sulla Rete, la via meno costosa e piu' efficace di raggiungere il
pubblico under-30.
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